Immuni non funziona in Veneto: l’app si rivela un flop e le USL di competenza non hanno registrato i dati comunicati dai pazienti positivi rendendo il contact tracing inutile. Cosa è successo?
Mentre l’emergenza coronavirus in Italia prosegue e i contagi tornando ad alzarsi, e già parla di seconda ondata, Immuni (l’app di contact tracing per tracciare i contagi da coronavirus) incontra un aumento dei download.
Ma Immuni funziona davvero? A gettare l’ombra sull’app è il Veneto: nella regione, che ha conosciuto un vero boom di casi, scoppia lo scandalo dopo che le USL regionali non avrebbero mai registrato i dati dei positivi ricevuti dai pazienti. La comunicazione tra le varie USL e i pazienti, al momento del contagio, è fondamentale per il corretto funzionamento dell’app.
Senza l’inserimento del codice univoco associato all’app da parte degli operatori sanitari l’app non ha modo di inviare la notifica agli utenti entrati in contatto con un positivo, rivelandosi di fatto inutile.
Immuni, scandalo in Veneto: i dati non vengono caricati e l’app non funziona
La scoperta del flop di Immuni in Veneto è stata riportata dal Corriere della Sera che raccoglie le diverse testimonianze che riportante le risposte date da diverse Ulss che, interrogate dai pazienti positivi al momento dell’inserimento del codice, avrebbero comunicato di non essere in grado di inserire il codice alfanumerico associato e di non poter, di fatto, inviare la successiva notifica utile al tracciamento dei possibili contatti via Immuni.
È emerso che in tutta la regione Veneto i codici relativi a Immuni non sarebbero mai stati registrati dagli operatori di competenza andando a rendere l’app inutile ai fini dello scopo per cui è stata progettata.
L’ufficio igiene di Padova avrebbe riferito ai pazienti che “l’app non è attiva in Veneto e per questo non è possibile inserire i codici nel database”, un’affermazione incongruente con le informazioni note fino a oggi (e comunicate anche attraverso i vari spot di Immuni in TV) che prevedono il funzionamento del contact tracing in tutta Italia.
Il caso Veneto non è però il solo e le testimonianze da parte dei pazienti che, avendo scaricato l’app, non hanno ricevuto informazioni per l’inserimento dei codici da parte delle strutture sanitaria regionali sono diverse. Una débâcle da parte degli operatori pubblici addetti a far funzionare Immuni nel momento del bisogno:
“Tutto quello che è previsto come incombenza da parte dell’ente pubblico per la gestione di Immuni noi, nel rispetto delle competenze, lo facciamo. Diamo corso a quello che è previsto per coloro che si scaricano Immuni, non è che restano isolati in Veneto, ci mancherebbe”
ha affermato Zaia. Anche il team tecnico di Immuni, contattato dal Corriere della Sera, afferma che Immuni in Veneto funziona e smentisce la presenza di casi di questi tipo.
In realtà Immuni sta crescendo con il conseguente numero di contagi e download dell’app. Come sottolineato la piattaforma per l’inserimento dei codici sarà operativa al 100% dalla prossima settimana, con un sistema che andato a perfezionarsi nel corso delle settimane successive all’apertura dei download dell’app.
Resta fondamentale il ruolo dei Sisp che devono essere pronti ad accogliere le richieste di inserimento dei codici alfanumerici una volta comunicati dai pazienti risultati positivi. Solo così si può dare via alla catena del contact tracing, con il sistema che può individuare facilmente gli utenti entrati in contatto di recente con un paziente positivo, andando a spezzare sul nascere i possibili focolai.
Insomma, le recenti vicende sembrano gettare ombre su Immuni: il download da parte degli utenti resta importate e i crescenti numeri dimostrano come i cittadini stiano facendo la propria parte. Adesso tocca però agli enti addetti fare la loro, rendendo Immuni un sistema di contact tracing efficace al 100%.
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