Aumenta il numero di insegnanti di sostegno che lasciano l’incarico. Il Ministero promuove corsi di formazione per combattere la discontinuità didattica.
Insegnanti di sostegno: arrivano corsi di formazione promossi dal Ministero per favorire la continuità didattica.
Aumenta il numero di insegnanti di sostegno che lasciano l’incarico. Il Ministero promuove in risposta corsi di formazione per combattere la discontinuità didattica a favore degli alunni disabili, ma il quadro generale sembra essere più complesso che mai.
Diventare insegnante di sostegno è una scelta sicuramente difficile che comporta compiti specifici, responsabilità e requisiti che presuppongono la massima professionalità del docente incaricato.
Importante anche sottolineare quanto sia edificante il rapporto tra insegnante di sostegno e alunno disabile, caratterizzato da uno spessore emotivo e da una vicinanza umana che non tutti sono in grado di gestire o di comprenderne il valore.
Mentre la sensibilità può essere acquisita con gli anni di esperienza come docente di ruolo, diventare insegnante di sostegno senza abilitazione non è contemplabile e bisogna necessariamente seguire dei corsi di formazione per insegnanti di sostegno riconosciuti.
A causa della frequente fuga dall’incarico la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e la FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità) hanno avanzato una proposta di soluzione in gran parte accolta dal Ministero [Proposta di Legge n. 2444].
La proposta prevede corsi di formazione e altre novità per tutti gli insegnanti di sostegno e anche per gli altri docenti, e introduce la novità dei docenti specializzati-formatori.
L’iniziativa nasce dalla necessità di riqualificare la professione, spesso svilita dagli stessi docenti. Basti pensare alla notizia di pochi giorni fa che aveva come protagonisti insegnanti di Sicilia e Sardegna che non avendo ottenuto la domanda di assegnazione provvisoria, sono corsi ai ripari mettendosi a disposizione sul sostegno, quasi fosse una scialuppa di salvataggio e non una scelta ponderata.
Altra nota dolente è che non ci sono abbastanza insegnanti di sostegno, basti pensare che nel nord Italia all’appello mancano 9.500 docenti, in Toscana a Prato ne mancano ben 40 e gli Istituti scolastici non sanno più cosa fare.
L’assenza di insegnanti di sostegno deriva dalle lungaggini della Riforma della Buona scuola di Renzi, che ha richiesto tempi molto dilatati di attuazione e questi ne sono i risultati.
Ma ora vediamo nel dettaglio cosa prevede la nuova proposta per la formazione degli insegnanti di sostengo e come migliorerà la situazione.
Corsi di formazione insegnanti di sostegno: ecco cosa prevede la di Proposta di Legge n. 2444
Uno degli scogli maggiori che affronta l’alunno disabile è l’inclusione didattica, che non si realizza a causa dell’incompetenza dei docenti di sostegno, un problema annoso che deve essere risolto.
La Proposta di Legge prevede corsi di formazione per insegnanti di sostegno e per tutti i docenti, per i quali propongono il conseguimento del titolo di sostegno, al fine di garantire la continuità didattica ai ragazzi disabili e un corpo docente qualificato e compatto.
La Legge parla della figura del docente di rete che opera presso i CTS, specializzato nel trattare alcune tipologie di disabilità (soprattutto sordi, non vedenti, autistici, psicotici).
Inoltre agli insegnanti di sostegno sarà garantita la possibilità dopo la permanenza in un posto per un determinato periodo di tempo di passare a una cattedra metà curriculare e metà di sostegno.
I nuovi ruoli di sostegno assicurano una scelta professionale univoca inquadrando tali
docenti in appositi ruoli, dai quali si può uscire, non più con la normale mobilità come oggi avviene, ma solo col passaggio di ruolo.
Si prevede dunque l’obbligo di formazione iniziale ed obbligatoria in servizio per tutti i futuri docenti curricolari, per i Dirigenti scolastici e per il personale ATA operante con gli alunni con disabilità.
È introdotto anche per i docenti delle scuole secondarie l’obbligo di 2 ore di
programmazione mensile, come già previsto per i docenti di scuola dell’infanzia e primaria, da svolgersi nell’ambito dell’orario di servizio non di insegnamento.
Per tutelare e favorire la continuità didattica si prevede, per i docenti precari, che il loro incarico abbia durata superiore ad un anno per garantire la continuità con lo stesso alunno.
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