Istat: non si arresta il calo delle nascite e diminuiscono i residenti per la prima volta in 90 anni. Basta la sola immigrazione a invertire la tendenza? Probabilmente no.
Non si arresta il calo delle nascite in Italia, Paese sempre più vecchio. I nati nel 2015 sono meno di 500mila (-17mila sul 2014), di cui circa 72mila stranieri (ovvero il 14,8% del totale).
È quanto si legge nel bilancio demografico nazionale relativo all’anno 2015 pubblicato oggi dall’Istat, che segnala anche una prosecuzione del trend di invecchiamento della popolazione residente, con l’asticella dell’età media che si alza a 44,7 anni. Il quadro è dunque quello di una crisi demografica che sembra non fermarsi più.
Crisi demografica: l’immigrazione non basta
Quella delle culle è una crisi che si è acuita particolarmente a partire dal 2008 e coinvolge tanto l’Italia quanto il resto dei Paesi più sviluppati d’Europa.
Sono in molti a ritenere che un aumento della popolazione extra-europea sia l’unica soluzione per contrastare l’inarrestabile declino demografico del Continente.
Ma le cose stanno davvero così? L’immigrazione da sola basta a curare la piaga demografica dell’Europa? Probabilmente no.
Crisi demografica: le parole di Mario Draghi
A sostenerlo è il presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi, che davanti alla platea del Brussels Economic Forum della Commissione europea, ieri ha affermato che “neppure la più alta immigrazione attesa sarà probabilmente in grado di compensare il declino naturale della popolazione della zona euro”.
Secondo il numero uno della Bce le politiche pubbliche possono sicuramente “temperare tali effetti” attraverso l’accoglienza e l’integrazione dei migranti, ma per tornare a crescere serve aumentare la produttività: insomma, l’immigrazione di per sé non basta a invertire la tendenza in atto.
Anche perché gli immigrati si stanno pian piano adeguando agli standard locali in tema di fecondità. Basti pensare che in Italia la popolazione immigrata è passata dalla media di 2,6 figli per donna del 2008 all’1,9 dell’anno scorso.
Crisi demografica, Istat: calano residenti per la prima volta in 90 anni
Tornando ai dati diffusi oggi dall’Istat, balza agli occhi il calo dei residenti avvenuto nel 2015, la prima diminuzione da 90 anni a questa parte: il saldo complessivo ammonta a -130.061 unità e riguarda solo la popolazione di cittadinanza italiana (141.777 residenti in meno), mentre gli stranieri sono in aumento (11.716 residenti in più).
Stando ai calcoli effettuati dall’Istituto nazionale di statistica, al 31 dicembre 2015 in Italia risiedono 60.665.551 persone: di cui più di 5 milioni di cittadinanza straniera (ovvero l’8,3%; al centro-nord la percentuale sale al 10,6%).
Crisi demografica, Istat: aumentano i decessi
Aumentano i decessi, che nel 2015 sono stati 647mila, quasi 50mila in più rispetto all’anno precedente: l’incremento si è verificato soprattutto nel primo trimestre del 2015 e nel mese di luglio, a causa delle temperature particolarmente elevate.
Nel complesso, nel 2015 in Italia sono morte più persone di quante ne siano nate. Per i residenti italiani il saldo del movimento naturale della popolazione (nati meno morti) è assai negativo - meno 227.390 unità - ed è mitigato da quello positivo degli stranieri (quasi +66mila unità).
Crisi demografica, Istat: prosegue fuga verso estero
Prosegue inoltre la fuga verso l’estero: +133mila unità, anche se il numero è in calo rispetto agli anni precedenti. Stabili le iscrizioni dall’estero, pari a 280.078 e per il 90% riconducibili a stranieri.
Aumentano invece le cancellazioni per l’estero: più di 100mila per gli italiani (di nascita e naturalizzati), quasi 45mila per quanto concerne gli stranieri.
Crisi demografica, Istat: crescono acquisizioni cittadinanza
Continuano a crescere le acquisizioni di cittadinanza: i nuovi cittadini italiani nel 2015 ammontano a 178mila.
Le nazionalità presenti nel nostro Paese sono circa 200; per oltre il 50% (oltre 2,6 milioni di individui) si tratta di cittadini provenienti da un Paese europeo.
I più numerosi sono i rumeni (22,9%) seguiti dagli albanesi (9,3%). I flussi migratori sono indirizzati per lo più verso le regioni del nord e del centro.
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