Italia, con il Recovery Fund possibile effetto leva da €666 miliardi

Pierandrea Ferrari

09/04/2021

Il focus Censis-Confcooperative lancia l’allarme: in 20 anni l’Italia ha bruciato 380 miliardi di euro di ricchezza rispetto alla crescita media dell’Eurozona. Ora, il Recovery Fund è l’ultima chiamata.

Italia, con il Recovery Fund possibile effetto leva da €666 miliardi

Il focus Censis-Confcooperative lancia l’allarme sullo stato di salute del sistema Italia, che tra ritardi infrastrutturali e carenza di innovazione e competenze ha bruciato in 20 anni circa 380 miliardi di euro di ricchezza rispetto al tasso di crescita medio dell’UE. Ma l’ultimo rapporto, “Recovery, Italia ultima chiamata”, rileva anche l’opportunità che si presenta al paese per spezzare il trend: secondo le stime il Recovery Fund potrebbe infatti contribuire ad attivare un effetto leva da 666 miliardi.

Effetto leva da 666 miliardi con il Recovery Fund

I quasi 200 miliardi di euro che Bruxelles inizierà ad erogare a partire dal prossimo luglio, oltretutto, andranno a sommarsi a stanziamenti per le infrastrutture stimabili in 192,4 miliardi, cruciali per “mettere il turbo all’economia e recuperare delle posizioni di svantaggio”, secondo il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini. Riflessi che sarebbero chiaramente visibili anche sul fronte occupazionale, con 4,2 milioni di nuovi posti di lavoro grazie allo sblocco dei cantieri.

Ma gli investimenti dovranno essere inquadrati in un contesto virtuoso, con accento sul recupero del doppio gap accumulato sin qui dall’Italia rispetto ai partner continentali, ovvero il tasso di laureati e la digitalizzazione.

Il 38% delle imprese innovative con 10 impiegati, rilevano gli autori dell’indagine, non ha infatti un personale con formazione universitaria, mentre l’82% del totale delle attività ha un basso tasso di digitalizzazione. Senza contare, poi, l’efficienza delle infrastrutture italiane, che occupano il ventunesimo posto nella classifica della Banca mondiale e i cui ritardi costano al paese 60 miliardi di export l’anno.

Con gli investimenti +11,6% di PIL al Sud

C’è poi l’annosa questione del Mezzogiorno, con due leve di crescita come il digitale e il green che potrebbero rafforzare l’economia dell’area storicamente più svantaggiata d’Italia.

Secondo le stime Censis-Confcooperative, se metà degli investimenti previsti dal Pnrr con i fondi UE fossero dirottati verso le imprese del Sud, potrebbe innescarsi nell’area una crescita del PIL pari all’11,6%, smorzando almeno in parte le diseguaglianze di lungo corso che spaccano il paese.

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