Il terzo decreto per l’invio di strumenti militari all’Ucraina è pronto: l’Italia fornirà all’Ucraina armi pesanti mantenendo la parola data alla Nato. Conte duro sul mancato passaggio in Parlamento: “E’ giusto ci sia un aggiornamento sullo stato della guerra”.
Il primo atto conseguente al vertice tra Mario Draghi e Joe Biden che si è tenuto martedì alla Casa Bianca si starebbe materializzando: non sarebbe l’auspicato passo in avanti nelle trattative di pace, anzi per la prima volta nella giornata di ieri anche la Russia ha parlato del rischio di guerra nucleare totale, ma l’invio di armi anche pesanti da parte dell’Italia all’Ucraina.
Il terzo decreto infatti sarebbe ormai pronto: come i precedenti due sarà varato dai ministeri di Difesa, Economia ed Esteri, senza che ci sia la necessità di un voto in Parlamento per ottenere il disco verde.
Anche se la lista delle armi che da Roma prenderanno la direzione di Kiev è rigorosamente top secret, nei giorni scorsi sono circolate diverse voci su come l’Italia intenda mantenere la parola data alla Nato nel compiere un salto di qualità nei rifornimenti militari all’Ucraina.
Stando alla Rivista italiana difesa con il nuovo decreto manderemo “ APC cingolati M113 e obici semoventi da 155 mm PzH2000 ”. Per l’Ansa nella lista saranno presenti anche i “ semoventi d’artiglieria M109 ”.
Nei precedenti due decreti invece l’Italia avrebbe deliberato l’invio di missili spalleggiabili Stinger e Milan, mortai anti-carro, mitragliatrici pesanti e leggere, giubbotti antiproiettile, elementi, razioni k e proiettili.
Il secondo effetto del faccia a faccia di Washington dovrebbe essere l’invio di ulteriori soldati italiani in Romania e Bulgaria per rinfoltire le fila delle truppe Nato schierate a Est. In questo caso però il voto parlamentare ci sarà visto che il provvedimento sarà inserito nel decreto inerente il rifinanziamento delle missioni militari.
L’Italia invia armi pesanti, Conte critico
Nonostante il Movimento 5 stelle da giorni chieda che Mario Draghi riferisca in Parlamento sullo stato della guerra, il Presidente del consiglio si presenterà solo il prossimo 19 maggio in Senato per una informativa che non prevede un voto.
Questo nonostante il fatto che le richieste da parte dei pentastellati siano state in parte sostenute pure dalla Lega, con Matteo Salvini che si è detto scettico sul nuovo invio di armi all’Ucraina.
Un pressing che arriva dai due principali partiti che sostengono il governo Draghi, senza di loro non ci sarebbe più una maggioranza, ma a Palazzo Chigi sembrerebbero essere decisi nel tirare dritto.
“E’ giusto ci sia un aggiornamento sullo stato della guerra e un passaggio con un voto e con un atto di indirizzo parlamentare sarebbe un elemento di chiarezza anche per tutte le forze politiche - ha dichiarato Giuseppe Conte a Piazzapulita - Dopo due mesi e mezzo gli scenari stanno cambiando e noi dobbiamo poter dare un mandato più forte”.
Nei giorni scorsi invece il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha sostenuto che “l’invio di armi è mirato a consentire all’Ucraina di difendersi e difendere la sua popolazione dall’aggressione russa, è la prosecuzione del nostro impegno come indicato dal Parlamento”.
La guerra va avanti, la situazione evolve e lo scenario si sta facendo sempre più complesso, ma l’Italia sembrerebbe essere intenzionata ad andare avanti senza che ci sia una discussione parlamentare sullo stato del conflitto in Ucraina.
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