Le pensioni sono a rischio e lo Stato italiano corre verso la bancarotta: quali soluzioni per scongiurare tale scenario? Parola a Marco Mori.
La mancanza di liquidità è la vera minaccia alla nostra economia in questo sfortunato momento congiunturale. Uno Stato senza soldi e senza piani per recuperarli rischia di non poter pagare più neanche le pensioni.
Si tratta della posizione di Marco Mori, che nell’ultima puntata di Memento Mori, format di cui è ospite sul canale YouTube di Money.it, ha tuonato sull’importanza di non sottovalutare questo problema e le conseguenze che ne potrebbero derivare.
Italia in bancarotta, le pensioni sono a rischio
Poiché lo Stato italiano non dispone di sovranità monetaria, dovrà necessariamente prendere in prestito liquidità altrove, altrimenti non sarà in grado di rispondere alle necessità dei cittadini.
Non solo, con le aziende che ricorrono in maniera massiccia alla cassa integrazione molto presto l’INPS faticherà a rispondere a tutti pagamenti di sua competenza, mettendo a rischio persino le pensioni.
In questo quadro, spiega Mori, è ovvio che il Premier Giuseppe Conte, continui a insistere nel richiedere ingenti aiuti all’Unione Europea.
Il motivo che mette al centro dei rischi anche le pensioni lo ha reso noto l’INPS stesso, dichiarando di avere sufficiente liquidità per garantire i pagamenti al massimo entro maggio 2020.
La domanda di Mori rimane la stessa: “Dove prenderà i soldi lo Stato?”.
Il piano dello Stato per la liquidità
In che modo, quindi, si sta muovendo il Presidente del Consiglio per uscire da questa difficile situazione? Prima di tutto, ha richiesto i cosiddetti eurobond, ossia l’emissione di obbligazioni che la Banca Centrale può ricomprare per consentire allo Stato di finanziarsi.
Una soluzione che non convince Mori, il quale ritiene che gli eurobond metteranno l’Italia nell’annosa condizione di essere ricattata quando dovrà restituire quanto anticipato:
“Con l’aumento del rapporto debito-PIL, saranno richieste lacrime e sangue per rientrare”.
L’altra soluzione messa in campo è quella di richiedere un intervento del MES, il fondo sovranazionale che, purtroppo, prevede delle condizioni altrettanto spiacevoli per il rientro del prestito. Nonostante lo Stato italiano abbia erogato la sua parte per la costruzione del MES stesso, ha spiegato Mori:
“Una parte del prestito che abbiamo già versato, probabilmente, ci verrà dato in misura nettamente inferiore e dovremo adempiere a delle prescrizioni inaccettabili per recuperare.”
Sebbene si parli di un MES attenuato nelle condizioni, pur sempre di un prestito si tratta, e l’opinione di Mori è che, in ogni caso, il risultato non cambi. L’Italia dovrà comunque restituire il debito a un creditore che non risponde alla nostra legislazione e che, dunque, potrebbe in qualsiasi momento decidere di colpirci.
Quale soluzione?
L’unica soluzione di cui si parla poco in questo stato di grave emergenza economica che attanaglia il nostro Paese, ha spiegato Mori, è quella che a suo avviso lo Stato avrebbe dovuto avanzare sin dall’inizio alla BCE: l’Helicopter Money.
Si tratta di una misura, di cui Mori da tempo si dice fervido sostenitore, che prevede l’accredito diretto di denaro, emesso appositamente, sui conti correnti di tutti i cittadini italiani maggiorenni.
Mori sostiene che questa soluzione darebbe un momento di respiro e tranquillità alla popolazione, lasciando spazio allo Stato per gestire il lockdown in modo più efficiente e senza correre il rischio di mettere a repentaglio l’ordine pubblico.
Mori ha tuonato anche sulla mancanza di un piano B, che l’avvocato identifica nella possibilità di uscire dall’Europa per consentire allo Stato di creare la moneta necessaria a finanziarsi, pagare pensioni e gestire il rischio.
“Il coronavirus sembrerebbe un simpatico amico messo a confronto con i problemi che potrebbero presentarsi se venisse meno l’ordine pubblico”,
ha concluso.
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