In Italia il punto debole è la crescita: cosa ha detto Franco

Violetta Silvestri

30/05/2022

Tutto da rifare per l’Italia: se questi mesi dovevano segnare la ripresa economica dal Covid, la guerra ha fermato tutto. I prezzi energetici minacciano il Paese. Ma l’allarme è sempre la crescita.

In Italia il punto debole è la crescita: cosa ha detto Franco

Nella cornice di un convegno Consob, il ministro dell’Economia Franco è tornato a parlare delle prospettive per l’Italia: la priorità è combattere contro la cronica bassa crescita.

Questo il messaggio lanciato dal titolare del Tesoro, sebbene consapevole che i problemi urgenti per il Paese sono scatenati da fatti imprevedibili, come la guerra in Ucraina e l’impennata dell’inflazione energetica.

In una nazione indebolita da decenni di stagnazione, di alto debito e di carenze strutturali, però, l’obiettivo economico primario resta evitare la recessione. Riuscirà l’Italia a tornare a crescere? Cosa ha detto Franco.

L’Italia e la bassa crescita: la sfida è questa per il ministro Franco

“...il nostro problema principale è la bassa crescita. Dobbiamo porre fine a 20 anni di crescita stagnante: con queste chiare parole il ministro dell’Economia ha ricordato che l’Italia non ha scuse per operare sulla strada della ripresa economica solida e duratura.

Nemmeno le drammatiche contingenze a livello globale emerse dal conflitto in Ucraina possono distrarre il Belpaese da questo prioritario target.

L’analisi è altrettanto lucida:

“Gli investimenti fissi lordi complessivi nel 2019 costituivano il 18% del Pil. Dopo la flessione nel 2020, nel 2021 c’è stata un’inversione di tendenza con una incidenza pari al 20%. Puntiamo a raggiungere il 22% nei prossimi anni, in linea con la media europea. Gran parte degli investimenti dovrà essere effettuata dal settore privato.”

L’esortazione a una maggiore apertura e vitalità delle imprese è forte: investimenti in capitale fisico e umano, il miglioramento della qualità di servizi, aziende più grandi e produttive, maggiore focus su innovazione tecnologica e segmenti di mercato a elevato valore aggiunto dovranno fare da guida.

A tutto questo si aggiunge la situazione venutasi a creare con la guerra e le sue conseguenze, che hanno trascinato al ribasso le stime del Pil, dal 4,7% al 3%.

La crescita, quella buona, aiuterà anche ad abbassare il fardello del debito.

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