L’Italia può vivere senza il gas russo?

Violetta Silvestri

8 Marzo 2022 - 11:07

Senza il gas russo, l’Italia può davvero sopravvivere? Una domanda incalzante vista la minaccia di Putin di interrompere le forniture e lo scenario della guerra energetica sempre più complesso.

L’Italia può vivere senza il gas russo?

L’Italia può fare a meno del gas della Russia?

L’interrogativo si sta facendo drammatico dinanzi ai recenti balzi da record del prezzo del gas, che ha superato i 200 euro a Amsterdam, e alle minacciose parole di Putin sulle interruzioni di rifornimento russo.

Il nostro Paese dipende da Mosca per l’approvvigionamento energetico e la nazione russa è la prima fornitrice di gas e la quinta di petrolio.

Sebbene finora non ci siano ancora state interruzioni nell’esportazione di gas tramite i corridoi della Russia l’insicurezza energetica cresce di ora in ora.

Soprattutto per l’Italia, così vulnerabile alle instabilità di Mosca e fortemente legata al gas come risorsa primaria per l’elettricità (una delle ragioni, quest’ultima, che rende le bollette italiane così alte rispetto al resto d’Europa).

Osservando dati e prospettive a breve-medio termine, la risposta alla domanda e l’Italia possa vivere senza gas russo è negativa. Scopriamo i motivi.

Quanto gas arriva in Italia? Import e consumi

L’Italia consuma annualmente circa 70 miliardi di metri cubi di gas stando ai dati del 2020 e del 2021, con punte anche di 80 negli anni precedenti.

Di questi, la fetta maggiore serve per generare elettricità e calore. Seguono i consumi domestici, industriali e del commercio e servizi, come si evince da questo grafico Arera con una visuale storica elaborata dai dati del ministero dello Sviluppo economico:

Consumo di gas in Italia Consumo di gas in Italia

Nel 2021, sono stati 71,34 i miliardi di metri cubi di gas utilizzati dal nostro Paese, con un 40% circa proveniente dalla Russia, confermatosi primo esportatore per l’Italia.

Il restante fabbisogno di questo combustibile è soddisfatto da: Algeria, Libia, Norvegia, Olanda, Qatar. Nel dettaglio, il gas algerino ha rappresentato una quota dei quasi il 30% dell’import nazionale della risorsa, seguito da quello in arrivo dalla Libia (4,3%) e dal Mare del Nord (2,4%).

Da evidenziare che nel 2021 ha assunto una certa rilevanza il corridoio Tap, che porta gas azero fino in Puglia e ha rifornito il nostro Paese per il 10% circa.

C’è poi la via marittima del gas naturale liquefatto, che viene importato dal nostro Paese soprattutto da Qatar e Nigeria, ma che necessita di infrastrutture specifiche per la rigassificazione.

Al momento l’Italia ne ha in funzione 3, che si trovano a Livorno (3,7 miliardi di metri cubi l’anno di capacità), a Rovigo (9 miliardi di metri cubi di capacità) e a Panigaglia, (3,5 miliardi di metri cubi di capacità).

Il GNL sta risultando piuttosto attraente nella sfida alla diversificazione dei fornitori di gas nazionale, perché aprirebbe nuovi mercati di importazione come quello USA e australiano.

Per questo, il Governo potrebbe finanziare strutture di rigassificazione a Falconara, Porto Empedocle e Gioia Tauro e aumentare di circa 20 miliardi di metri cubi la capacità di rifornimento di gas.

Infine, c’è la produzione interna. Attualmente, il nostro Paese produce poco più di 3 miliardi di metri cubi di gas all’anno, con l’intenzione del Governo di portarla a 5 miliardi.

Sono poco più di 1.000 i giacimenti in funzione (ma 514 sono attivi e continui, mentre 752 sono utilizzabili solo sulla carta) con la Basilicata al primo posto tra le regioni dove si estrae di più, seguita da Sicilia, Emilia Romagna, Molise.

Pur sfruttando nuove capacità nel canale di Sicilia e nelle acque tra Emilia Romagna e Marche, l’Italia resterebbe comunque fortemente dipendente da forniture estere.

La Fondazione Eni-Enrico Mattei ha costruito una simulazione su cosa potrebbe accadere all’Italia senza gas russo.

La conclusione è amara: senza il combustibile proveniente dalla Russia occorrerebbe operare un razionamento del gas, con dei distacchi di elettricità programmata. Tradotto: black out contingentati per imprese e uso quotidiano in casa.

Per evitare questo estremo scenario, bisognerebbe riattivare due centrali a carbone e spingere molto su import da Algeria e Libia.

Dalla sintesi dei numeri elencati è assai difficile rimpiazzare la Russia nel breve-medio periodo. GNL, produzione interna di gas, ma soprattutto spinta alle rinnovabili potrebbero aiutare la diversificazione nazionale. E rendere nel tempo l’Italia più sicura a livello energetico.

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