L’Italia è a rischio downgrade sul rating del debito sovrano dopo la vittoria del No, pesa il possibile abbandono dell’investment grade.
L’Italia a rischio downgrade dopo la vittoria del NO al referendum costituzionale? Con una nuova ondata di incertezza politica al Governo tra le altre conseguenze del NO al referendum, parte degli investitori teme un taglio al rating dell’Italia, evento che avrebbe degli effetti durissimi sull’Italia già in bilico.
Il rating sul debito sovrano in Italia rispecchia la bontà dei titoli di debito del Paese, valore essenziale per attrarre gli investimenti dall’estero.
Quali conseguenze dall’esito del referendum?
Italia a rischio downgrade, ma S&P’s rassicura
Per S&P’s, tra le maggiori agenzie di rating al mondo, non c’è da preoccuparsi nell’immediato.
Per Standard & Poor’s, infatti, il No degli italiani alla riforma costituzionale proposta dall’ex premier Matteo Renzi e dal Ministro Boschi non avrà un peso nell’immediato sul rating sul debito sovrano del nostro Paese, scongiurando la paura degli investitori.
«Dal punto di vista della stabilità e dell’efficacia politica riteniamo che la riforma proposta avrebbe avuto effetti potenzialmente positivi. Tuttavia, l’esito negativo del referendum non ha un impatto immediato sul merito di credito dell’Italia in quanto non ha implicazioni sulle politiche economiche e di bilancio nel breve al di là di probabili cambiamenti politici»,
specifica S&P’s.
Al momento Standard & Poor’s ha un rating sul debito italiano di BBB-, il livello più basso di investment-grade (e outlook stabile). Subito dopo è junk.
Tra gli effetti dell’esito del referendum del 4 dicembre, sarà difficile limitare il peggioramento dei dati di bilancio alimentato dall’incertezza nella politica italiana.
Nel breve termine nessun timore, ma nei prossimi mesi il downgrade del rating italiano è una possibilità.
E tutti gli occhi sono puntati proprio su S&P’s perché il rating sul debito sovrano scenderebbe a BB+, sub-investment grade e a livello “junk”.
Nonostante le parole di rassicurazione, la prospettiva di taglio al rating italiano fa paura ai mercati: gli investitori istituzionali che gestiscono dei fondi 100% investment grade sarebbero costretti a vendere i BTP in portafoglio, spingendo dunque al rialzo i rendimenti del titolo di stato.
Come un effetto a catena, la curva dei tassi italiani potrebbe rimanere debole a lungo senza un concreto sostegno da parte della Banca Centrale Europea, con un effetto domino anche sulle obbligazioni dei bancarie degli assicurativi.
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