Kuaishou, azienda cinese di video-sharing rivale di Tik Tok, scalda i motori in vista del prossimo esordio sulla Borsa di Hong Kong, previsto per il 5 febbraio: l’Ipo, che punta a raccogliere 6,2 miliardi di dollari, potrebbe essere la più grande degli ultimi dodici mesi.
L’azienda cinese di video-sharing Kuaishou si prepara al grande esordio sulla Borsa di Hong Kong. Secondo le previsioni, l’Ipo della rivale di Tik Tok dovrebbe riuscire a raccogliere 6,2 miliardi di dollari il prossimo 5 febbraio, cifra record nella stagione pandemica.
Leader nel settore del live-streaming – che rappresenta l’84% delle entrate di Kuaishou, secondo il prospetto consegnato alle autorità di Hong Kong – l’azienda ha visto il suo business crescere, negli ultimi anni, grazie alle strategie di online advertising: ora, è tempo di capitalizzare.
Kuaishou prepara un’Ipo da record ad Hong Kong
Il battesimo ad Hong Kong è solo l’ultima tappa di un percorso d’espansione che ha permesso a Kuaishou di concorrere sul mercato con Tik Tok, popolare social network cinese – noto precedentemente come musical.ly - a lungo nel mirino dell’amministrazione Trump.
Secondo le ultime indiscrezioni, l’azienda si prepara ad offrire al mercato 365 milioni di azioni, con una forchetta di prezzo che va dai 13,55 ai 14,84 dollari. Conti alla mano, l’Ipo arriverebbe così a raggranellare 5,4 miliardi di dollari, ma un aumento (probabile) del volume di azioni potrebbe portare la raccolta a quota 6,2 miliardi.
Di fatto, l’Ipo più grande dall’inizio della pandemia, visto che per trovare un battesimo più ricco dobbiamo tornare indietro al dicembre del 2019, quando Saudi Aramco – gigante petrolifero saudita – arrivò ad incassare 30 miliardi di dollari sul Tadawull.
Nel settore tech, invece, l’ultima Ipo in grado di superare l’esordio atteso di Kuaishou è stata quella di Uber, oltre quota 8 miliardi di dollari sul New York Stock Exchange (NYSE) nel maggio del 2019.
Gli investitori puntano su Kuaishou
Intanto, alcuni investitori di peso hanno già manifestato l’intenzione di scommettere sulla new-entry della Borsa di Hong Kong: secondo le stime, sarà di 2,45 miliardi di dollari il volume degli investimenti complessivi di Temasek, BlackRock, GIC, Abu Dhabi Investment Authority, Fidelity e Invesco.
Non mancano, tuttavia, i campanelli d’allarme: alla stretta di Pechino sui colossi tech nazionali – lo scorso anno l’Ipo (da record) di Alibaba è stata spazzata via dai regolatori cinesi – è infatti esposta anche Kuaishou, che negli ultimi giorni ha ammesso come “l’alta regolamentazione del settore tech” rappresenti ancora un potenziale rischio.
A gongolare, invece, la piazza finanziaria di Hong Kong, che negli ultimi mesi ha accolto un crescente volume di aziende cinesi sui suoi listini: nel 2020 più di 120 le Ipo nell’hub, per una raccolta complessiva superiore ai 50 miliardi di dollari.
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