Tutti sappiamo che l’Italia vive una crisi profonda, ma sappiamo realmente quali sono le cause e se esistono segnali di ripresa?
L’Italia è la terza forza economica europea e la seconda nazione più indebitata dopo la Grecia. Ai giorni d’oggi è l’ombra di se stessa e ha perso il suo peso internazionale.
Il Bel Paese soffre di diversi mali che sono difficili da curare: la divergenza tra nord e sud, la corruzione, la burocrazia, l’instabilità politica e un sistema politico lento e caotico.
Ma quali sono nel dettaglio le cause della rovina dell’Italia e della sua crisi dalla quale è così difficile uscire?
Italia: le cause della crisi tra Made In Italy e Nord e Sud
Il Made in Italy è sinonimo di qualità, stile e concretezza. Le etichette della moda, le macchine del caffè, le auto e la pasta, solo per fare alcuni esempi, sono prodotti esportati in tutto il mondo e hanno un grande appeal sui consumatori internazionali.
Le piccole e medie aziende in Italia sono la spina dorsale della nazione, infatti è stato stimato che ci sono circa 5 milioni di aziende di queste dimensioni che rappresentano l’80% del PIL.
Durante la crisi degli ultimi anni queste aziende hanno avuto grosse difficoltà di acceso al credito presso gli istituti finanziari che ha causato la chiusura di buona parte di queste o comunque la drastica riduzione della produzione da per via delle difficoltà economiche incontrate. L’Italia viene da una spirale recessiva che dura da anni dalla quale sembra ne stia uscendo solo dal primo trimestre del 2015.
Inoltre, nel nostro Paese vi è una grossa divergenza economica tra le imprese del Nord e quelle del Sud. La Banca d’Italia ha affermato che la crisi che ha colpito il Paese tra il 2007 e il 2013 ha avuto ripercussioni più pesanti sul Sud piuttosto che sul Nord.In particolare, nel 2013 il Pil del Sud è sceso del 13,5% rispetto ai livelli del 2007, mentre per il Nord del 7,1%.
Perché l’Italia è in crisi? La politica
Un fattore che ha sicuramente rallentato la ripresa nel Paese è la fragile struttura politica. Infatti in questi anni di crisi, la politica sembrava più impegnata a una sua ristrutturazione piuttosto che a quella economica e sociale, ben più importante. Difatti dalla caduta politica di Berlusconi,si sono susseguiti governi tecnici che hanno solo aumentato le misure fiscali, di fatto strozzando ulteriormente l’economia nazionale. Tuttavia in questi ultimi tempi, sembrerebbe che la politica si stia muovendo con delle serie di riforme per migliorare la situazione, come ad esempio con l’introduzione del Jobs Act che dovrebbe aiutare la ripresa dell’occupazione.
Il ruolo dell’anti-politica
A causa della caotica situazione politica menzionata in precedenza, abbiamo assistito alla nascita di movimenti o partiti antagonisti della vecchia politica. Uno su tutti, è il movimento 5 stelle di Beppe Grillo che ha attratto parecchi elettori stufi della vecchia politica statica. Questo non è un fenomeno puramente italiano ma di carattere europeo, come ad esempio l’Ukip in Inghilterra o l’Afd in Germania.
Immigrazione come causa di crisi in Italia?
Un altro fattore che stà facendo tribolare il Paese è il fenomeno della immigrazione. Secondo l’Agenzia Europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne (Frontex) più di mezzo milione di migranti è giunto in Europa quest’anno dal medio oriente.
L’Italia e più in particolare il Sud, hanno avuto gravi difficoltà per organizzare l’accoglienza dei migranti ed il controllo dei mari per evitare gli sbarchi, invocando più volte l’aiuto degli altri Paesi europei, i quali dopo difficoltose trattative hanno deciso di aiutare concretamente il Paese. Tuttavia questa resistenza nell’ aiutare l’Italia ad affrontare la crisi migratoria ha aumentato il sentimento anti-europeo sempre più crescente nel Paese.
C’è chi ha guadagnato con il problema dei migranti? Sì, le mafie. Difatti le organizzazioni criminali aiutano o foraggiano gli sbarchi di migranti perchè vedono in questi nuova mandopera a basso costo per i loro profitti illeciti.
Invecchiamento e occupazione: le altre cause della crisi
Il problema principale dei migranti che arrivano in Italia è quello di riuscirsi ad inserire in un Paese che sulle politiche di integrazione è tra i più in ritardo in Europa. Difatti nei Paesi nord europei l’immigrazione è vista come una risorsa per rispondere al problema generalizzato dell’invecchiamento della popolazione.
L’Istat (istituto nazionale di statistica) nel 2014 ha registrato solo 509.000 nascite, il numero più basso registrato dall’unificazione dell’Italia.
La percentuale di disoccupazione che affligge il Paese è piuttosto elevata (12% ad Agosto) anche se il dato più preoccupante riguarda la disoccupazione giovanile con una percentuale superiore al 40%. Questa percentuale potrebbe essere destinata ad aumentare, visto che molti giovani italiani sono emigrati o sono disposti a farlo pur di poter trovare un’ occupazione lavorativa.
Italia: speranza o preoccupazione?
Le statistiche dell’Italia sono uno dei problemi a cui l’Unione Europea deve far fronte. Tuttavia l’Europa si sta accorgendo delle difficoltà del Paese e ha cominciato ad attuare delle misure per aiutare la ripresa economica italiana.
Inoltre, è bene ricordare che negli ultimi 12 mesi si sono visti cenni di ripresa della zona Euro, come ad esempio la discesa del tasso di disoccupazione in 22 Paesi dell’Unione e la crescita, seppur timida, del Pil nel secondo trimestre in tutti e 28 gli Stati dell’Ue ad eccezione della Francia dove è rimasto piatto.
Geoff Cutmore giornalista di Cnbc, ha dichiarato che “i mercati emergenti europei stanno dando il loro contributo: la Repubblica Ceca, la Slovacchia, la Croazia e la zona baltica sembrano impostate per una crescita del 2-3% per quest’anno perché stanno beneficiando del basso prezzo del petrolio e dei prezzi delle commodity”.
Perciò il quadro generale sembra in lieve recupero così come l’Italia. Molto dipenderà dalle scelte di politica economica interne che dovranno essere indirizzate verso l’aumento dell’occupazione e l’abbassamento delle tasse che potranno permettere il rilancio dei consumi e degli investimenti.
Fonte: CNBC
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