La FED stimolerà l’inflazione con l’aumento del tasso d’interesse? La «teoria bizzarra»

Francesco Lucchetti

15 Dicembre 2015 - 10:24

Come può la FED stimolare l’inflazione con l’aumento del tasso d’interesse? Esiste una teoria assolutamente interessante e sono sempre più numerosi i suoi sostenitori di spicco, anche all’interno della Federal Reserve. Ecco perché

La FED stimolerà l’inflazione con l’aumento del tasso d’interesse? La «teoria bizzarra»

Può l’aumento del tasso d’interesse stimolare l’inflazione? L’idea di John Cochrane e di alcuni economisti statunitensi apre le porte a un criterio di leggere la relazione tra il tasso d’interesse e l’indice dei prezzi al consumo profondamente differente dal modo in cui siamo abituati.

John Cochrane, membro anziano della Hoover Institution presso l’università di Stanford, riprende insieme ad un gruppo di economisti una curiosa teoria dell’Ottocento elaborata da Irving Fisher che stravolge il modo di analizzare l’economia, ma che date le circostanze attuali, si presenta in maniera credibile al punto da attirare l’interesse delle autorità.

Cochrane e i neo-fisheriani: cosa prevede la “teoria bizzarra”?

Bloomberg la definisce “bizzarra” e, in effetti, la teoria prende le basi dell’economia che conosciamo e le capovolge totalmente: Cochrane rispolvera le idee di Irving Fisher, economista della fine del XIX Secolo, secondo il quale tassi d’interesse più elevati possono essere ciò di cui si ha realmente bisogno per far crescere l’indice dei prezzi al consumo, l’inflazione.

E’ esattamente il contrario di quello che sappiamo: una politica monetaria restrittiva tende infatti ad incentivare gli investimenti e quindi a ridurre la liquidità in circolazione, riducendo così l’inflazione, mentre bassi tassi d’interesse dovrebbero scoraggiare gli investimenti ed aumentare il capitale circolante, quindi anche l’indice dei prezzi al consumo.
Eppure, dopo che anni di tassi d’interesse così bassi hanno avuto un effetto così scarso sull’inflazione, Cochrane ed altri economisti di spicco iniziano a pensarla diversamente ed hanno rispolverato questa teoria con l’intento di applicarla alla lenta espansione di oggi. Non è un caso che le schiere dei “neo-fisheriani” vadano arricchendosi sempre più con sostenitori di spicco tra cui Stephen Williamson e James Bullard della Federal Reserve di St. Louis.

La teoria di Fisher presto al banco di prova

Alla base della teoria c’è l’idea che tassi d’interesse più elevati diano ai consumatori la percezione che l’economia stia andando realmente meglio e di conseguenza saranno propensi a spendere di più, facendo aumentare l’inflazione. Una lettura dell’economia sicuramente bizzarra, ma assolutamente interessante. D’altro canto, Cochrane ha definito “notevole” che anni di tassi d’interesse vicini allo zero non abbiano portato all’elevata inflazione che ci si aspettava.
Domani sera, 16 dicembre, la Federal Reserve renderà pubblica la sua decisione sul tasso d’interesse negli Stati Uniti e si prevede un primo aumento: sarà un interessante banco di prova per i sostenitori della teoria di Irving Fisher.

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