La Merkel vince a valanga le regionali, ora la Bundesbank può giocare la sua partita

Mauro Bottarelli

6 Giugno 2021 - 20:00

La Cdu trionfa in Sassonia-Anhalt, aumentando i consensi di 6 punti rispetto al 2016. Verdi in lieve aumento ma in calo su base nazionale, dove tornano al secondo posto con il 5% di distacco. La Cancelliera ha sfoderato la proverbiale settima vita e in vista delle legislative del 26 settembre, la priorità sarà soltanto il bene del Paese. E il netto stop del mercato auto a maggio sembra preannunciare guerra all’Eurotower

La Merkel vince a valanga le regionali, ora la Bundesbank può giocare la sua partita

A valanga. La vittoria della Cdu di Angela Merkel nelle elezioni regionali in Sassonia-Anhalt non è stata soltanto inaspettata nel risultato ma soprattutto nella portata numerica. Stando agli exit-poll delle 18 e come mostra questa tabella,

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Fonte: Ard/Die Welt
il partito della Cancelliera uscente ha guadagnato oltre 6 punti percentuali rispetto alla tornata del 2016, costringendo la destra di Alternative fur Deutschland a un secondo posto con distacco siderale e all’arretramento nei consensi rispetto a cinque anni prima.

E proiettando in chiave elettorale nazionale il risultato di questo ultimo test prima delle legislative del 26 settembre, ecco che i super-favoriti Verdi aumentano le preferenze ma in maniera molto contenuta, terminando non solo dietro agli ex comunisti della Linke e all’Spd ma anche ai Liberali. Segnale, quest’ultimo, decisamente interessante, trattandosi non solo di un Land della ex DDR ma anche di quello con il reddito pro-capite più basso dell’intero Paese: ad attrarre l’elettorato verso il partito in giallo, l’impostazione decisamente rigorista. E anti-BCE.

E già alla vigilia del voto in Sassonia-Anhalt, Angela Merkel aveva già potuto sorridere: stando all’ultima rilevazione demoscopica su campione nazionale compiuta da Insa e pubblicata oggi dal domenicale Bild am Sonntag, infatti, la Cdu avrebbe guadagnato voti per la seconda settimana di fila e ora sarebbe in vantaggio di 5 punti percentuali sui Verdi, a loro volta alla terza settimana consecutiva di emorragia di consensi e bloccati al 21%. Soltanto a inizio maggio, il partito ambientalista aveva toccato il record storico del 24%. La Spd sarebbe accreditata di un terzo posto al 17%, mentre Liberali e Alternative fur Deutschland sarebbero appaiati al 12%. Solo il 6% per la Linke. Insomma, la Cancelliera ha sfoderato la proverbiale settima vita politica, esattamente come i gatti.

E se i Verdi ci hanno messo del loro nel creare le condizioni per il calo dei consensi, esplicitando un’agenda di governo basata sull’aumento del prezzo della benzina di 16 centesimi al litro e di limitazioni della velocità nei centri urbani a 20 chilometri orari, l’ottimo risultato dei Liberali sarà certamente monitorato con attenzione a Berlino. Non solo e non tanto in chiave di potenziale coalizione dopo il voto legislativo, bensì come termometro di un’insofferenza trasversale e crescente verso la politica di sostegno della Bce verso i cosiddetti Paesi-cicala. E quando anche la ex patria di Erich Honecker, chiamata ad esprimersi con il voto e non più con l’intenzione, premia l’accoppiata ideale fra democristiani e liberali, il piatto elettorale da conquistare nei prossimo tre mesi si fa decisamente ricco.

Ma sempre meno alla portata di un partito, i Verdi, dichiaratamente anti-austerity e favorevole a programmi di sostegno come il Pepp o agli eurobond. Quanto peserà questo voto e la sua prospettiva sul board Bce di giovedì prossimo? Difficile dirlo. Sicuramente peserà il dato contenuto in questo grafico,

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Fonte: VDA/Commerzbank
dal quale si evince come la crisi dei microchip abbia colpito duramente il fondamentale comparto automobilistico tedesco: il numero di veicoli per passeggeri prodotti a maggio è stato del 20% in meno rispetto ad aprile, in contemporanea con un -27% dell’export. Alla luce di una flessione congiunturale simile, la crescita economica tedesca rischia un drastico e inatteso freno proprio nel periodo elettorale. Ovvero, fra il secondo e il terzo trimestre di quest’anno. Azzardato, alla luce di una condizione macro simile, presentarsi alle urne con il profilo politico di fiancheggiatori di una Bce che continui a finanziare i deficit strutturali del cosiddetto Club Med attraverso gli acquisti obbligazionari e le deroghe ai criteri statutari.

Ed essendo la battaglia del 26 settembre l’ultima della vita politica di Angela Merkel, difficilmente la Cancelliera deciderà di essere ricordata per il profilo europeista, dopo un semestre di presidenza Ue pandemico in cui ha stoppato più di una volta le tentazioni di rottura della Bundesbank e della Corte di Karlsruhe. Insomma, la Mutti si comporterà molto facilmente come tale. E penserà alla Germania. E se per caso Berlino necessitasse di alleati, questo altro grafico

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Fonte: Bloomberg
mostra come l’Austria potrebbe essere pronta a una battaglia campale. I prezzi del comparto real estate residenziale nel primo trimestre di quest’anno sono saliti al massimo dal 2012, anno del fall-out del primo Qe della Banca centrale, quello lanciato da Mario Draghi con il Whatever it takes in risposta alla crisi greca e dei debiti sovrani.

Nei primi tre mesi dell’anno, il costo degli immobili in Austria è salito del 12,3% su base annua, attestandosi oltre il 10% a Vienna e nella sua cintura urbana. Insomma, il blocco germanofono in seno al board Bce pare pronto a mettere sul tavolo carte molto pesanti, spalleggiato in questo da un alleato come l’Olanda e dal falco lettone interno alla Commissione Ue, quel Valdis Dombrovskis che ha preventivamente richiamato all’ordine proprio l’Italia in vista dell’esborso dei fondi legati al Recovery Fund. Senza contare l’uscita di Wolfgang Schaeuble sul Financial Times, il cui timing pre-elettorale rispetto all’appuntamento di oggi in Sassonia-Anhalt sarebbe stato studiato in modo tale da riverniciare la facciata del palazzo Cdu con le tinte tradizionali e rassicuranti dell’austerity teutonica.

Insomma, chi dava Angela Merkel per politicamente morta, ancora una volta dovrà rimettere il coccodrillo nel cassetto. E prepararsi a un trimestre di avvicinamento al voto del 26 settembre di irrigidimento tedesco in sede europea, forse già a partire dal board Bce di giovedì. Il conto alla rovescia è iniziato. E la ricreazione davvero finita.

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