Le vendite di birra italiana sono aumentate nel 2015, ma in un decennio sono quasi triplicate. Il successo di Peroni attira l’interesse giapponese.
La vendita di birra italiana ha un trend in crescita da circa dieci anni, e la Peroni ha concorso a questo successo.
Tutti sappiamo quanto il made in Italy sia ricercato nel mercato, soprattutto per quanto riguarda l’enogastronomia, la moda e l’arredamento. Ma chi mai avrebbe pensato che anche la birra italiana potesse allettare le papille gustative del mercato internazionale?
Eppure è così, e infatti la Peroni ha ricevuto un’offerta di acquisizione da parte del colosso birrario giapponese Asahi.
Peroni: la proposta di Asahi
Il gruppo giapponese Asahi ha proposto di acquisire il marchio Peroni per 400 miliardi di yen che, al cambio, equivalgono a circa 3 miliardi di euro.
Peroni, in realtà, dal 2003 fa parte del colosso sudafricano SABMiller il quale, a seguito della recente fusione con Ab Inbev, temeva di incorrere in sanzioni da parte dell’Antitrust europeo. Dunque, per questa ragione, si era deciso di mettere in vendita alcuni marchi, tra cui la Peroni.
Assieme alla Peroni potrebbero passare nelle mani della Asahi anche Nastro Azzurro e Pilsner Urquell.
Birra Peroni: l’indotto italiano
La produzione birraria ha un indotto sul territorio italiano di una certa importanza. In Italia le coltivazioni nazionale supportano la produzione con circa 860.000 tonnellate di orzo su una superficie complessiva investita di circa 226.000 ettari.
Per quanto concerne la produzione di birra, la filiera cerealicola unitamente al ministero delle Politiche Agricole ipotizzano un impegno annuo di granella di orzo pari a circa 90.000 tonnellate.
La birra Peroni nasce nel 1846 a Vigevano, allora appartenente al Regno dei Savoia, quando Francesco Peroni avvia l’attività di una piccola fabbrica di birra.
La Peroni opera da oltre 160 anni, raggiungendo una produzione annua di birra che ammonta a 4,8 milioni di ettolitri. L’azienda è presente in Italia con tre stabilimenti produttivi (Roma, Padova e Bari), e la malteria Saplo.
La birra italiana nel mondo
Secondo un rapporto della Coldiretti le esportazioni di birra italiana nel mondo sono cresciute nel 2015 del 17%, ma se si volge lo sguardo a solo 10 anni fa le vendite sono triplicate.
Sono soprattutto i paesi grandi consumatori di birra ad aver premiato la produzione birraria italiana: la Gran Bretagna con un incremento del 2%, la Germania con un +10% e addirittura la Svezia (+24%) fino ad arrivare agli USA.
La crisi dei consumi del mercato italiano non ha però intaccato quello birrario che, invece, in piena controtendenza, ha registrato un aumento del 6%.
In Italia gli appassionati consumatori di birra presenti sono oltre 30 milioni che hanno un consumo procapite di 29 litri.
Le cifre del mercato internazionale fanno pensare che ci sia spazio per crescere, considerato che paesi come la Repubblica Ceca bevono 144 litri di birra pro capite, l’Austria 107,8, la Germania 105, l’Irlanda 85,6, il Lussemburgo 85 e la Spagna 82.
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