In Italia il lavoro irregolare è diffusissimo ma non ne esiste un solo tipo: il lavoro grigio rientra in questa categoria e in particolare fa riferimento a rapporti lavorativi formalmente regolari ma che contengono all’interno degli elementi di irregolarità.
In tempi di crisi come questo è facile che si diffonda il lavoro irregolare, nero o grigio che sia. Il lavoro irregolare consiste in una qualsiasi attività lavorativa retribuita e lecita, quindi non punibile dalla legge, ma non dichiarata alle autorità pubbliche o non dichiarata nel suo svolgimento effettivo.
La gravità del lavoro irregolare è duplice e ha conseguenze sia su se stessi che sulla comunità tutta. Accettando di svolgere prestazioni di questo tipo si rinuncia a diritti e tutele che garantiscono la propria sicurezza e si diventa dannosi per il paese: non si pagano tasse e non si versano contributi, sottraendo alla collettività soldi da destinare a servizi sociali ed infrastrutture.
A tal proposito il lavoro grigio, meno conosciuto del lavoro nero ma altrettanto diffuso, è un tipo di rapporto dichiarato alle autorità ma che si svolge con modalità e tempi diversi da quanto previsto dal CCNL.
Cos’è il lavoro grigio?
A differenza del lavoro nero per cui il lavoratore non riceve una busta paga e riceve il corrispettivo che gli spetta in contanti venendo così considerato inoccupato dallo Stato, il lavoro grigio si riferisce anche a situazioni al limite della regolarità.
Come si evince dalla definizione si tratta di un lavoro irregolare con aggravanti minori rispetto a quello nero. In particolare si definisce “lavoro grigio” quel lavoro che formalmente è regolare ma che contiene al suo interno degli elementi di irregolarità.
Riportiamo di seguito alcuni esempi di lavoro grigio a supporto della definizione. Si parla di lavoro parzialmente irregolare quando:
- si lavora in un orario di lavoro diverso da quello stabilito dal contratto;
- una parte del pagamento avviene “fuori busta”;
- si è inquadrati in un modo che non rispecchia la mansione effettivamente svolta;
- durante la prestazione non si rispettano alcune norme relative ai versamenti previdenziali o assicurativi o non si rispetta quanto previsto dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro.
Sanzioni per il datore di lavoro
Le sanzioni applicabili nei confronti del datore di lavoro per lavoro irregolare sono molto dure e variano a seconda del tipo di dichiarazione non effettuata alle autorità preposte. Di seguito l’elenco dei casi più comuni e delle relative sanzioni:
- mancata consegna del prospetto di paga con la retribuzione: sanzione amministrativa da € 125 a € 770;
- omesso versamento ritenute previdenziali a carico dei lavoratori: reclusione fino a 3 anni e multa fino a € 1.032;
- evasione contributiva del 50% per l’omissione o la falsità, da cui deriva un’evasione mensile non inferiore ad € 2.582 ed al 50% dei contributi complessivamente dovuti: reclusione fino a 2 anni;
- mancata informazione del lavoratore sui rischi derivanti dall’attività lavorativa per la quale è assunto: arresto: da 2 a 4 mesi o ammenda da € 1.200 a € 5.200;
- mancata formazione sulle misure di sicurezza per non aver dato al lavoratore una formazione adeguata a proteggersi dai rischi dell’attività lavorativa: arresto da 2 a 4 mesi o ammenda: da € 1.200 a € 5.200;
- mancata fornitura al lavoratore dei dispositivi di protezione individuale necessari a proteggersi dai rischi ineliminabili: ammenda da € 2.000 a € 4.000;
- mancata visita medica preventiva prima dello svolgimento di mansioni soggette a sorveglianza sanitaria: ammenda da € 2.000 a € 4.000.
Come verificare la propria situazione?
Se non si vuole chiedere direttamente al proprio datore di lavoro informazioni in merito alla regolarità della propria assunzione si potrà comunque verificare la propria posizione.
Partendo dal presupposto che rientra nei diritti del lavoratore ricevere una copia del contratto nel momento in cui si viene assunti, in caso ciò non avvenga sarà possibile provvedere in modi diversi.
Ci sono alcune regole generali che è bene conoscere per rimanere informati sulla propria situazione. Innanzitutto ci deve essere un contratto di lavoro firmato e una lettera di assunzione da sottoscrivere entro 30 giorni dall’assunzione.
Per verificare i pagamenti e la situazione contributiva si potrà controllare la propria busta paga verificando il numero della posizione Inps e Inail. Dopodiché è possibile verificare il tutto nel dettaglio direttamente presso il centro per l’impiego richiedendo se l’azienda ha comunicato o meno l’assunzione avvenuta e il numero di matricola a conferma dell’iscrizione nei libri paga e matricola.
I soggetti e i settori più a rischio
Purtroppo nel Bel Paese è incredibilmente diffuso il lavoro irregolare e sono moltissimi i datori di lavoro che per risparmiare ricorrono a diversi espedienti che gli consentono di pagare meno tasse e di non attenersi ai contratti nazionali in materia di lavoro.
In particolare a essere più esposte a questo tipo di lavori in Italia sono le categorie di lavoratori più deboli:
- gli immigrati: senza un permesso di soggiorno sono costretti ad accettare un lavoro totalmente irregolare;
- i giovani: senza esperienza professionale trovano molta difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro;
- le donne: spesso accettano un’occupazione irregolare pur di non restare senza lavoro cedendo al ricatto del datore di lavoro.
Per quanto riguarda invece i settori quelli più interessati dal lavoro irregolare sono:
- l’agricoltura: soprattutto per attività stagionali;
- i servizi: in alberghi, negozi o nel trasporto di merci e persone;
- i servizi alle famiglie: come colf, badanti e baby-sitter;
- l’edilizia: nei cantieri, dove si rischia anche di essere vittime di incidenti per il mancato rispetto delle misure di sicurezza.
Diritti di un lavoratore regolare
A differenza di un lavoratore che offre prestazione in nero o in grigio il lavoratore regolare ha una serie di diritti che è bene conoscere per capire in quale condizioni ci si trovi effettivamente.
Il lavoratore regolare riceve una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro svolto e corrispondente all’effettivo impegno: in ogni caso mai inferiore a quanto indicato dai CCNL.
Questo lavoratore inoltre ha diritto al trattamento di fine rapporto (tfr), pari all’ammontare dello stipendio medio moltiplicato per gli anni di lavoro; infine gli spetteranno una pensione in proporzione ai contributi versati, un’assicurazione contro malattia e infortunio e un’indennità di disoccupazione, in caso di disoccupazione involontaria.
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