Le criptovalute migliori e peggiori del 2020

Pierandrea Ferrari

31/12/2020

Pochi giri di orologio e calerà il sipario sul 2020. I fondamentali economici globali si sono deteriorati, ma il comparto delle criptovalute ha ripreso slancio dopo la bolla di due anni fa: quali sono state le migliori e le peggiori valute virtuali degli ultimi dodici mesi?

Le criptovalute migliori e peggiori del 2020

Mancano ormai una manciata di ore al termine del 2020, il terribile anno pandemico che ha tramortito a più riprese l’economia globale.

Ma in tempi di crisi, si sa, più d’uno riesce a ingrassare le proprie tasche: è il caso dei trader sui mercati azionari, sostenuti dai Qe anti-Covid e dall’orientamento “dovish” delle banche centrali, ma anche degli investitori che hanno piazzato le loro scommesse sulle criptovalute.

Un segmento di mercato, questo, che sembrava essersi definitivamente sgonfiato solo due anni fa, quando una bolla spense l’appetito delle piazze finanziarie e fece precipitare la quotazione delle valute virtuali. Ma dopo la lunga rincorsa degli ultimi mesi, l’interrogativo preme: quali sono state le migliori e le peggiori dell’anno?

Le migliori criptovalute del 2020: Bitcoin in testa

Continua a sedere comodamente sul trono il Bitcoin, valuta virtuale creata nel 2009 dall’anonima mente che si cela dietro allo pseudonimo di Satoshi Nakamoto. Non uno sprint di corto respiro, ma una maratona tambureggiante che ha spedito in orbita la quotazione dell’asset e gonfiato le tasche dei “bull”. A poche ore dal gong finale, il mercato delle crypto vede il Bitcoin tentare lo sfondamento della soglia dei 30.000 dollari, per un rialzo monstre che già ora segna un +304,7%. Difficile da pronosticare, solo due anni fa.

In scia anche Ethereum, la valuta nativa dell’omonima piattaforma decentralizzata, che nel corso del 2020 ha incassato il favore degli investitori. All’inizio dell’anno la criptovaluta veniva scambiata a 130,6 dollari, ma il trend rialzista ha spostato l’asticella del prezzo oltre quota 750 dollari, per una variazione percentuale in territorio positivo del 474,3% su base annua.

Negli ultimi due mesi, poi, i mercati hanno apprezzato la valuta peer-to-peer Litecoin, che stagnava da tempo sotto i 50 dollari. L’appetito degli investitori – incoraggiati anche dal crescente interesse dei key player della finanza USA verso le monete digitali – ha portato la quotazione della criptovaluta ad un passo dai 130 dollari, segnando un rialzo del 206,7% in dodici mesi.

Da segnalare anche l’exploit di Monero, la moneta digitale opensource che lo scorso gennaio veniva scambiata a 47,7 dollari. La quotazione dell’asset si muove ora sui 160 dollari, per un volo del 235,4% che assegna alla valuta il gradino d’onore del podio in termini di crescita.

XRP sul fondo dopo la causa della SEC

Con lo sprint di fine novembre XRP, la valuta nativa di Ripple, si stava ritagliando il suo spazio nel mercato delle crypto. Poi, la causa intentata dalla SEC ai vertici della società – e la conseguente fuga degli exchange – hanno fatto precipitare l’asset.

Mentre Ripple è impegnata a respingere le accuse dell’agenzia USA – che ha contestato alla fintech la violazione delle norme che vietano la vendita di titoli non registrati – la criptovaluta continua a sgonfiarsi, ora di poco sopra la soglia dei 20 dollari.

Nell’ultimo mese XRP ha ceduto il 66%, ma il bilancio annuale chiuderà comunque in territorio positivo: +15,7%. Troppo poco, nell’anno d’oro delle crypto, e le nubi grigie che continuano ad annidarsi nel cielo di Ripple non lasciano presagire nulla di buono.

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