Muore a 93 anni la regista Lina Wertmüller. Con l’indimenticabile film «Pasqualino Settebellezze» fu la prima donna a essere nominata come miglior regista agli Oscar. Ecco chi era la famosa cineasta.
Intramontabile con i suoi occhialetti bianchi e quegli occhi vispi che hanno saputo catturare un mondo dietro la cinepresa. È morta a 93 anni Lina Wertmüller la grandissima regista di film memorabili come Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto.
La Wertmüller è stata la prima donna a essere candidata come miglior regista agli Oscar, per il film Pasqualino Settebellezze, in cui era protagonista un giovane Giancarlo Giannini, nel 1977. Con la sua irriverente ironia la Wertmüller ha saputo narrare storie tutt’oggi indimenticabili. Dagli esordi al premio Oscar alla carriera, ecco tutto quello che c’è da sapere sulla vita di Lina Wertmüller, quali sono i suoi film migliori e le sue frasi più famose.
Chi era Lina Wertmüller: prima donna regista candidata agli Oscar
Regista di fama mondiale, Lina Wertmüller è stata uno dei pilastri del cinema italiano, fin da giovane ha coltivato le sue passioni fino a diventare una delle registe italiane più famose al mondo.
Nasce a Roma nel 1928 Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spanol von Braueich, conosciuta comunemente come Lina Wertmüller, figlia di Federico Wertmüller, un avvocato originario di Palazzo San Gervasio e proveniente da una famiglia aristocratica di origini svizzere, e di Maria Santamaria-Maurizio, di origine romana. Fin da giovane Lina fu attratta e affascinata dal cinema. A soli 17 anni decise di iscriversi all’Accademia teatrale di Piero Sharoff. A quest’esperienza seguì un incarico come regista e animatrice del teatro dei burattini di Maria Signorelli. Dopo un periodo teatrale la Wertmüller approda in TV, dove lavora come autrice e regista della prima edizione di Canzonissima e de Il giornalino di Gian Burrasca con Rita Pavone, cult per le generazioni degli anni ’60.
Il cinema per la Wertmüller arriva solo più tardi, inizia come aiuto regista di Federico Fellini, e poi, nel 1963 esordisce con il suo primo film: I basilischi, premiato al festival di Locarno. A questi seguono numerosi film che la consacrano come regista di fama mondiale. Durante la sua lunga carriera la Wertmüller ha lavorato con grandi attori instaurando un sodalizio artistico, che durerà una vita intera, con Giancarlo Giannini, più volte attore protagonista nei suoi film. È con Giannini e il suo film Pasqualino Settebellezze che Lina Wertmüller nel 1977 viene candidata come miglior regista agli Oscar, entrando nella storia per essere stata la prima donna cineasta a essere nominata dall’Academy.
Molte le altre importanti collaborazioni che la regista ha avuto, tra tutti Sophia Loren e Paolo Villaggio. I lunghi e complessi titoli diventano presto il suo marchio di fabbrica, insieme ai suoi occhialetti bianchi e la sua sagace ironia. L’Oscar sfiorato con Pasqualino Settebellezze lo riceverà solo nel 2020 come premio alla carriera.
Lina Wertmüller: quali sono i suoi migliori film?
Intramontabili sono i film di Lina Wertmüller. La cineasta romana ha tentato negli anni di rinnovare la commedia italiana, con un uso massiccio del grottesco e del surreale, conquistando un pubblico mondiale. Con i suoi film la Wertmüller riesce a delineare le generali tendenze di costume. Se si desidera riscoprire il cinema della famosa regista alcuni titoli sono imprescindibili: pellicole che hanno innalzato la Wertmüller, diventando punto di riferimento e ispirazione per altre cineaste come Jane Campion, che l’ha definita “un’eroina” e Isabella Rossellini.
I basilischi
Tra i suoi film intramontabili non poteva di certo mancare il suo film d’esordio, che da subito ha attirato l’attenzione della critica. Debutta con questo film nel 1963, ispirandosi al paese d’origine di suo padre. In una provincia del profondo Sud, tre ragazzi, Francesco, Sergio e Antonio sono giovani privilegiati che vivono ormai una vita intrisa di apatia e provincialismo. Anche quando Antonio, svogliato studente universitario, si trasferirà a Roma, farà in breve ritorno al paese, incapace di abbandonare i suoi pregiudizi. Il desiderio della regista era di ritrarre la borghesia, lo “struscio” e il rapporto tra genitori e figli.
Pasqualino Settebellezze
Negli anni ’70 ha inizio il sodalizio con Giancarlo Giannini e Mariangela Melato, protagonisti indiscussi di cult come Mimì metallurgico ferito nell’onore (1972) e Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto (1974). Imperdibile però è il film Pasqualino Settebellezze, candidato a 4 premi Oscar, tra cui quella per la miglior regia e il miglior attore. La storia è quella di Pasqualino Frafuso, un guappo napoletano, unico maschio di una famiglia composta da sette sorelle, da qui il soprannome, che tenta in tutti i modi di sopravvivere alla vita. In una Napoli degli anni 30, il un giovane proletario uccide il seduttore di una delle 7 sorelle, rinchiuso in un manicomio, ne uscirà come volontario di guerra, finendo in un lager tedesco, dove diventerà kapò. È forse questo il miglior film della Wertmüller, capace di catturare quella feroce sopravvivenza alla vita.
Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova. Si sospettano moventi politici
Nel 1978 la Wertmüller entra nel Guinness dei primati per il titolo del film più lungo della storia, ossia per: Un fatto di sangue nel comune di Siculiana fra due uomini per causa di una vedova. Si sospettano moventi politici. Amore-Morte-Shimmy. Lugano belle. Tarantelle. Tarallucci e vino. È un film che segue un triangolo amoroso grottesco: il titolo dice tutto.
Speriamo che me la cavo
Nel 1992 la Wertmüller sbanca il botteghino con Paolo Villaggio, con una nuova pellicola dedicata al Sud Italia, dove il maestro elementare Marco Tullio Sperelli viene trasferito per errore in una scuola nel napoletano, piuttosto che in Liguria. Qui l’insegnante si trova a fare i conti con una realtà problematica: i bambini non frequentano regolarmente la scuola, perché costretti a lavorare per aiutare le proprie famiglie, tanto che il maestro deve andare a prenderli uno per uno in strada.
Peperoni ripieni e pesci in faccia
Ultima pellicola e capolavoro della Wertmüller nel 2004 con Sophia Loren. Maria e Jeffrey sono sposati da molti anni ma sono ormai sono giunti a un punto di crisi quasi irreparabile. Maria cerca comunque una riconciliazione almeno per festeggiare il compleanno di nonna Assunta.
Le migliori frasi di Lina Wertmüller
Se c’è una caratteristica che ha da sempre contraddistinto la regista italiana Lina Wertmüller è stata la sua sagace ironia, la capacità di avere sempre la battuta pronta. Oltre a questa però era presente una spiccata sensibilità. In Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto troviamo una delle battute più belle scritte dalla regista e sceneggiatrice: “La volgarità! Nell’amore non c’è volgarità. Ve la siete inventata voi borghesi, la volgarità”. Grazie alla sua ironia e sensibilità alcune frasi della Wertmüller sono diventate famosissime. Eccone alcune:
- Amare è essere impegnati, è lavorare, è avere interessi, è creare.
- Non si può fare questo lavoro perché si è uomo o perché si è donna. Lo si fa perché si ha talento. Questa è l’unica cosa che conta per me e dovrebbe essere l’unico parametro con cui valutare a chi assegnare la regia di un film.
- Napoli è la dea della bellezza. La voglia di cantare dei napoletani deriva dalla loro natura di artisti. Perché disprezzare i mandolini che venivano suonati anche da Cimarosa e Vivaldi. Il Conservatorio S. Pietro a Maiella contiene un enorme patrimonio musicale, è un forziere inesauribile dove l’incuria e l’ignoranza hanno fatto marcire cose inestimabili. Qualsiasi paese al mondo avrebbe attinto a questo patrimonio per creare una stagione speciale d’arte. Napoli dovrebbe diventare, almeno per quattro/cinque mesi all’anno, Turistlandia, un posto cioè dove tutti potrebbero arrivare guidati dalla grande vela della musica, dell’arte e della bellezza.
- L’Italia è una cosa lunga e abbastanza stretta che ha i piedi in Africa e la testa nelle Alpi, quindi dentro in realtà c’è un mini continente con tanti colori, regioni, dialetti, lingue, abitudini, cibi. Non è facile riassumerli tutti in una cosa, però si può dire che questo tipo di cinismo ci appartiene un po’ come popolo.
Sono queste alcune delle frasi più belle pronunciate dalla regista romana, la sua sensibilità e la sua ironia sono stati i due capisaldi della sua personalità e dei suoi film. Certamente passerà alla storia anche la battuta con cui ritirò il suo premio Oscar alla carriera nel 2020:
Bisogna cambiare il nome a questa statuetta, perché Oscar? Chiamiamolo con un nome di donna, chiamiamolo Anna.
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