La Regione Lombardia dopo il nuovo balzo dei contagi da coronavirus, positivi l’11,5% dei tamponi, ha optato per un coprifuoco a partire da giovedì 22 ottobre: c’è la firma del ministro Roberto Speranza, definiti anche gli orari.
La Lombardia chiede il coprifuoco e il governo non si oppone. Nonostante i dubbi di Matteo Salvini e una sorta di braccio di ferro tutto interno alla Lega, alla fine il provvedimento è stato firmato.
La Regione guidata dal Presidente Attilio Fontana, alla luce dei numeri recenti, ha chiesto il fermo di attività e spostamenti a eccezione di casi di necessità estrema o comprovata, e lo fa al fine di contrastare la decisa crescita dei contagi registrata sul territorio nelle ultime settimane.
Il coprifuoco invocato da Fontana prenderà così il via dal prossimo giovedì 22 ottobre e comprenderebbe - rispetto alle misure attualmente in essere nel resto d’Italia - chiusure nel weekend per centri commerciali e un fermo generalizzato di attività e viaggi interni alla Regione nell’orario compreso tra ore 23 e le 5.
Disco verde da parte del ministro della Salute Roberto Speranza, che insieme alla Regione ha firmato il provvedimento che avrà durata fino al prossimo 13 novembre.
“Mi trovo d’accordo con la decisione di misure più restrittive in Lombardia - ha spiegato Speranza - ho parlato con il Presidente Fontana e con il sindaco Sala e lavoreremo per questo nelle prossime ore”.
In Lombardia scatta il coprifuoco
Attività ferme e spostamenti congelati nella fascia notturna dalle 23 fino alle 5, se non per motivi di lavoro o comprovate necessità.
Questa è la decisione della Regione Lombardia per far fronte all’aumento dei contagi delle ultime settimane, generalizzato sul territorio italiano ma in particolare più acuto proprio tra Lombardia, Campania e Lazio.
Ma se la mossa di Fontana potrebbe sembrare a prima vista il solito disallineamento tra governo centrale e Regioni, stavolta dallo stesso esecutivo sembra essere già arrivato un parere del tutto favorevole, ovvero quello del ministro della Salute Roberto Speranza.
Anche perché l’istanza, presentata all’unanimità da tutti i sindaci dei comuni capoluogo della Lombardia, è stata particolarmente precisa, e indovinata soprattutto per quel che riguarda le tempistiche.
L’ultimo DPCM ha infatti - seppure per specifiche differenti - evidenziato la libertà di autonomia di comuni e Regioni nel valutare caso per caso determinati provvedimenti restrittivi, in base alle realtà alle quali ci si trova di fronte.
Più che il numero di nuovi contagi, a preoccupare è la crescita dei ricoverati in terapia intensiva; ricoverati che - ha evidenziato un report delle ultime ore - proseguendo al ritmo odierno potrebbero presto toccare quota 600, il che varrebbe a dire estrema urgenza.
Più nello specifico, è stata la Commissione indicatori - nata su decreto della direzione generale del Welfare - a stimare un numero di ricoverati in terapia intensiva al 31 ottobre anche superiore alle 600 unità; numero al quale potrebbero accompagnarsi ulteriori 4.000 ricoverati non in reparto intensivo.
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