La bufera dopo le dichiarazioni di un sindacato delle Forze di Polizia; il rosa delle mascherine viene considerato un colore «indecoroso per la divisa».
Le dichiarazioni di uno dei principali sindacati della polizia, il Sindacato Autonomo di Polizia (SAP), imperversano sui social e sulla stampa a ragion veduta; la lettera inviata al capo della polizia Lamberto Giannini per protestare contro il colore delle mascherine FFP2 fornite agli agenti sembrano veramente una questione di lana caprina.
Il caso però non per questo è meno meritevole di attenzione e attenta analisi. Viene piuttosto da chiedere dove sia il reale problema. Dal punto di vista della SAP è una questione di colore visto che il rosa, tonalità delle ultime forniture inviate in diverse questure italiane, viene considerato poco consono, eccentrico o ancora «indecoroso per la divisa».
Questa notizia è il forse riflesso di un contesto ideologico problematico o ci sono delle ragioni più pratiche e concrete dietro questo rifiuto? Diamo uno sguardo alle parole ufficiali di chi ha mosso questa critica per capirlo.
La lettera del SAP
Le questure interessate dalle forniture di mascherine incriminate sono quelle di Pavia, Varese, Ferrara, Siracusa, Bologna e Venezia. Il problema segnalato dal SAP viene riportato con toni netti di rifiuto, quasi parlando a nome di tutti gli agenti e non solo dei membri di questa organizzazione:
"Signor Capo della Polizia,
con la presente portiamo alla Sua attenzione l’inusuale fornitura di mascherine FFP2 di colore rosa che sta avvenendo in numerose Questure. Non si conoscono le ragioni sottese all’acquisto di mascherine di un colore che dovrebbe apparire prima facie non consono alla nostra Amministrazione e suscita perplessità la scelta di approvare tale acquisto".
Si spiega poi che il colore rosa sarebbe indecoroso per un poliziotto poiché eccentrico rispetto all’uniforme tanto da «rischiare di pregiudicare l’immagine dell’Istituzione. Soprattutto in un momento storico in cui la narrativa ci racconta di una crescente avversione nei confronti delle Forze dell’Ordine, diventa necessario adottare sobrietà e rispetto per le divise indossate». Il timore si fa quindi sociale, primo dato interessante.
Il tentativo di inquadrare la rimostranza si basa poi su una circolare del 29 ottobre 2019:
«L’allora Capo della Polizia aveva ammonito gli appartenenti della Polizia di Stato di evitare l’utilizzo di capi non conformi in grado di pregiudicare il decoro dell’Istituzione.»
La richiesta, in estrema sintesi, sarebbe quindi quella di «assicurare che i colleghi prestino servizio con mascherine di un colore diverso (bianche, azzurre, blu o nere) e comunque coerenti con l’uniforme della Polizia di Stato».
Cosa fa davvero discutere?
In coda al testo si legge esplicitamente che il sindacato si augura che non ci sia stato «uno sperpero di denaro pubblico» e che vengano prese in merito alla richiesta delle «opportune» decisioni.
Le decisioni in questione riguarderebbero il ritiro di queste forniture senza però specificare nessuna nuova destinazione utile per i dispositivi acquistati e senza sottolineare neppure che lo spreco di risorse si verificherebbe proprio a causa di questo rifiuto. Per il rimpiazzamento dei pacchi di mascherine ci si rimette in termini di tempi di consegna, impatto ambientale per il trasporto logistico che andrebbe a vuoto e soprattuto ci sarebbero delle importanti conseguenze in perdita sul fronte economico citato proprio dalla SAP.
Il paradosso è evidente e per questo persiste anche la perplessità che per una questione di «decoro» valga la pena sollevare tutto questo polverone.
Vista poi la matrice politica dell’organizzazione che sottoscrive queste dichiarazioni, giornalisti come Monica Lanfranco sul Fatto Quotidiano non si esimono dal dire che è tutto un caso di valori machisti violati. Può davvero un colore (guarda caso tanto stereotipato) compromettere l’autorevolezza dell’uniforme o è piuttosto l’immaginario collettivo che si associa a questa tonalità a destare scompiglio? Una mascherina arancione avrebbe davvero sortito lo stesso effetto?
La costruzione ideologica di un concetto è alla base di qualsiasi immaginario sociale e forse in questo assurdo e paradossale bivio si sono semplicemente incontrate due correnti opposte che per alcuni non dovrebbero scendere a patti e convivere.
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