La gestione dell’immigrazione rimane il punto più debole dell’amministrazione Biden, almeno seguendo il giudizio dell’opinione pubblica americana.
La debacle più clamorosa di Joe Biden nei primi 9 mesi della sua presidenza è la gestione della immigrazione clandestina, almeno stando al giudizio dei cittadini. In aprile, secondo il sondaggio NBC, il 52% degli americani approvava in generale il lavoro del presidente, mentre il 39% disapprovava. Il 31 ottobre, sempre per NBC, chi lo approva è sceso al 39%, contro il 54% che lo boccia. Sui migranti irregolari, però, Biden ha numeri ancora peggiori.
La media dei sondaggi sul tema, curata da Real Clear Politics, lo condanna con il 58,9% di americani che lo boccia e il 33,4% che lo approva. Il distacco è di 25,5 punti, confermato dalle due più recenti rilevazioni: Economist/YouGov ha dato il 32% di favorevoli e il 57% di contrari (25 punti il divario), e BattlegroundGU Politics, sondaggio bipartisan curato dallo stratega repubblicano Ed Goeas del The Tarrance Group e dalla stratega democratica Celinda Lake del gruppo Lake Research Partners, ha rilevato il 34% di favorevoli e il 61% di contrari (27 punti di divario). Del resto, fare il record da decenni - circa 2 milioni di ingressi clandestini - nel suo primo anno di lavoro non può passare inosservato.
Il presidente democratico aveva vinto un anno fa perché si era assicurato un vantaggio di 13 punti tra gli indipendenti, ed è proprio la questione della immigrazione illegale - tra le altre - ad aver contribuito in modo massiccio alla inversione totale del trend: sono ora 16 i punti a sfavore di Biden tra i ‘non affiliati’, come ha scritto in settimana sul suo sito CNN citando i sondaggi di settembre-ottobre.
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Probabilmente l’aver fermato la costruzione del Muro, nella settimana del suo giuramento in gennaio, aveva cementato attorno a Biden la stima ideologica dei liberal e dei Never Trump. Ma quell’azione, simbolica nel momento dell’insediamento, ha poi via via avuto effetti pratici devastanti perché è stata accompagnata da dichiarazioni, e da misure, che hanno smantellato l’impianto, altrettanto simbolico e pratico, che era stato eretto dal suo predecessore per sigillare la frontiera.
Biden ha subito promesso di trattare i clandestini all’opposto di Trump. Il presidente repubblicano aveva ottenuto una decisiva vittoria con l’accordo diplomatico con il Messico, ufficialmente denominato “Protocollo di protezione dei migranti”, ma popolarmente chiamato “Remain in Mexico Policy”. Istituito nel 2019, prevede che i migranti arrestati alla frontiera siano rimandati in Messico in attesa delle successive udienze giudiziarie in America per determinare se hanno diritto all’asilo.
Era stata l’idea di punta dell’amministrazione Trump per mettere fine alla pratica detta "cattura e rilascio”, fino ad allora applicata, che consentiva ai clandestini presi dagli agenti di essere rilasciati subito, negli Stati Uniti, con in mano solo un foglio di convocazione in tribunale per una certa data, giorni o settimane dopo. Va da sé che quasi nessuno si ripresentava. Il programma era stato drammaticamente efficace perché teneva gli immigrati illegali fuori dal Paese, riducendo l’incentivo a venire che era di fatto un “passaporto alla clandestinità”.
Una volta alla Casa Bianca, Biden aveva deciso già in gennaio di abbandonare il ‘Protocollo di protezione’, e infatti lo ha poi liquidato in giugno. Ciò ha scatenato le proteste dei governatori del Texas e del Missouri che hanno fatto causa. Un’ordinanza della corte federale ha ordinato il ripristino del Protocollo, ma il ministero della Sicurezza Nazionale ha fatto sapere con una nota venerdì scorso - a conclusione dell’analisi sulla efficacia della misura che i giudici avevano chiesto al governo in sede di giudizio - che “il Protocollo è da abolire«.»Raggiungendo questa conclusione, riconosco che il Protocollo ha probabilmente contribuito a ridurre i flussi migratori”, ha scritto il ministro Alejandro Mayorkas. “Ma lo ha fatto imponendo costi umani sostanziali e ingiustificabili agli individui che sono stati esposti a subire danni durante l’attesa in Messico”. E pensare che il governo messicano, sabato, ha offerto “asilo umanitario” a 4 mila migranti dell’ultima carovana arrivata dal proprio confine meridionale e diretta a nord, verso gli USA. I clandestini hanno sdegnosamente rifiutato. Vogliono l’America, e sanno di avere un amico che li aspetta a braccia aperte. Biden, hanno capito tutti, non arretra di un millimetro dalla linea ideologicamente radicale della sinistra democratica, quella dei “confini aperti” che nessun popolo serio può accettare, e neppure concepire.
Non è tutto. Sempre la settimana scorsa, da un articolo sul Wall Street Journal gli americani hanno saputo che l’amministrazione Biden sta considerando di pagare gli stranieri illegali che erano stati separati dalle loro famiglie sotto la precedente amministrazione fino a 450.000 dollari ciascuno. «I dipartimenti di giustizia, sicurezza interna e servizi sanitari e umani degli Stati Uniti stanno valutando pagamenti che potrebbero ammontare a quasi 1 milione di dollari a famiglia, anche se i numeri finali potrebbero cambiare», ha riferito il Wall Street Journal. “La maggior parte delle famiglie che hanno attraversato illegalmente il confine dal Messico per chiedere asilo negli Stati Uniti includevano un genitore e un figlio”.
C’è ovviamente stata una reazione immediata da parte degli oppositori politici di Biden a questa ipotesi. Uno per tutti, il leader della minoranza repubblicana alla Camera Kevin McCarthy (californiano): “Pura follia. È uno schiaffo in faccia ai nostri cittadini rispettosi della legge che si svegliano, vanno a lavorare e pagano le tasse”. I politici fanno il loro lavoro, e a quelli dell’opposizione non sembra vero che la Casa Bianca di Biden offra simili assist. Ma il fatto è che anche la gente normale sbalordisce a leggere notizie simili, contrarie al buon senso. E lo dice ai sondaggisti.
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