Spaventati dalle minacce russe? Pechino ha detto di peggio. E ora Deutsche Bank..

Mauro Bottarelli

20 Marzo 2022 - 18:00

Il vice-ministro degli Esteri cinese avvisa: «Le oltraggiose sanzioni occidentali stanno mettendo all’angolo una potenza nucleare». E la banca tedesca suona la ritirata: il danno patito è già enorme

Spaventati dalle minacce russe? Pechino ha detto di peggio. E ora Deutsche Bank..

Non c’è voluto molto prima che la previsione si avverasse. Il «lodo Draghi» sulle armi all’Ucraina e sull’atteggiamento ultra-bellicista dell’Italia nella crisi in atto ha spinto Mosca all’attacco diretto, minacciando conseguenze irreversibili in caso di ulteriore inasprimento delle sanzioni europee.

La narrativa dell’orgoglio patrio, ovviamente, ha subito ribaltato i piani e tramutato il rischio potenziale in dimostrazione di forza. Insomma. Mosca ha puntato Roma perché la ritiene ancora l’anello debole in seno all’Ue, invece qui il governo ha mostrato e continua a mostrare una spina dorsale senza precedenti. Balle. Mosca ha puntato Roma per die motivi. Primo, il fatto che solo la settimana precedente all’avvio dell’offensiva militare una delegazione del governo italiano fosse in Russia a trattare investimenti, in primis per Ansaldo. Il tutto, a sua volta, a soli dieci giorni dal vertice fra i principali CeO del Belpaese e Vladimir Putin in persona, al fine di cementare ulteriormente la collaborazione e l’interscambio. Insomma, cambiare idea può essere legittimo di fronte alle bombe. Ma passare da colomba a falco in questo modo appare poco diplomatico. E prudente.

Non a caso, il Cremlino ha sottolineato come il ministro della Difesa italiano, chiamato personalmente in causa, abbia scordato la sua richiesta di aiuto sanitario nel pieno della prima ondata di Covid, tramutandosi in una sorta di Dottor Stranamore in seno all’Alleanza atlantica. Sottolineatura sgradevole e oggettivamente di cattivo gusto - come immediatamente stigmatizzato da Mario Draghi - ma anche pericolosamente rivelatrice del livello di tensione ormai presente fra i due Paesi. Ed ecco il secondo motivo dell’attacco diretto all’Italia, plasticamente rappresentato da questi tre grafici:

Classifica dei Paesi importatori di gas naturale russo Classifica dei Paesi importatori di gas naturale russo Fonte: BP
Classifica dei Paesi importatori di carbone russo Classifica dei Paesi importatori di carbone russo Fonte: International Energy Agency
Mappa dei principali importatori di fertilizzanti russi Mappa dei principali importatori di fertilizzanti russi Fonte: Bloomberg

quando sei dipendente a questo livello per elementi fondamentali come il gas, il carbone da riscaldamento e i fertilizzanti, devi avere una valida alternativa a disposizione per alzare il livello dello scontro in questo modo. Altrimenti, il ricatto può diventare drammatico nel suo azzardo di fondo.

Soprattutto quando l’Ue ti sta vietando di fatto nuovo scostamento di bilancio per finanziare l’emergenza energetica e sei costretto a operare sugli extra-profitti delle aziende del comparto per garantire all’economia e ai cittadini un misero mese di prezzi calmierati. Non a caso, Confindustria ha rotto gli indugi e attaccato frontalmente l’ultimo provvedimento uscito da Palazzo Chigi. Ma c’è dell’altro. Mentre tutti i media erano occupati, giustamente, a stigmatizzare l’irritualità e la durezza delle accuse di Mosca, nel corso di un forum sulla sicurezza in corso a Pechino, prendeva la parola il vice-ministro degli esteri cinese, Le Yucheng, il quale mostrava di fatto il vero volto della diplomazia cinese rispetto alla questione ucraina.

Dopo le accuse e le messe in guardia dell’incontro Biden-Xi, legate proprio alle reciproche interferenze fra Kiev e Taipei, la Cina deve aver pensato che fosse giunto il momento di alzare il tiro. E la diretta conseguenza è racchiusa in queste parole del numero due della diplomazia del Dragone, riprese dalla Reuters: Le sanzioni occidentali contro la Russia stanno divenendo sempre più oltraggiose. La storia ci insegna che questo tipo di politica non risolve i problemi ma, al contrario, colpisce e punisce ingiustamente solo la povera gente, impattando sull’economia e sul sistema finanziario. Oltretutto, peggiorando le prospettive economiche mondiali.. Una prosecuzione della politiche di sanzioni non potrà che portare a un’escalation della contrapposizione fra la Nato e la Russia, Paese quest’ultimo che ha reso noto da tempo il suo punto di vista sull’allargamento a Est dell’Alleanza atlantica. Così facendo, si sta spingendo a forza una potenza nucleare come la Russia in un angolo.

Qualcosa in più di una messa in guardia. Soprattutto tenendo lo sguardo aperto e prospettico sulla crescente tensione attorno a Taiwan, fra sorvoli di caccia cinesi e indiscrezioni dell’intelligence Usa che vedrebbero Pechino pronta all’invasione in autunno. Proprio a ridosso delle elezioni statunitensi di mid-term. Sarà per questo rapido e pericolosissimo surriscaldamento della situazione che il numero uno di Deutsche Bank, Christian Sewing, stamattina ha messo tutti in guardia, in primis il suo governo, dalle conseguenze di un regime sanzionatorio verso Mosca che già oggi ci ha inflitto un danno enorme. Intervistato dalla Welt am Sonntag, il CeO del colosso tedesco ha parlato chiaro anche rispetto al boicottaggio di Nord Stream 2 e al conseguente stop del transito di gas russo attraverso Nord Stream 1, dinamica già in atto come mostrano questi grafici

Flussi di gas russo verso l'hub tedesco di Mallnow dalla tratta Yamal-Europe Flussi di gas russo verso l’hub tedesco di Mallnow dalla tratta Yamal-Europe Fonte: Bloomberg
Tracciato della pipeline Power of Siberia fra Russia e Cina Tracciato della pipeline Power of Siberia fra Russia e Cina Fonte: Gazprom

e proprio a favore di un aumento dei flussi verso la Cina attraverso la pipeline Power of Siberia. La minaccia che una simile situazione porrebbe è quella di un’instabilità assoluta per il principio di sicurezza energetica per l’intera Unione Europea, ha dichiarato.

E quasi in un’immaginaria interlocuzione con Le Yucheng, Sewing ipotizza che prima di intervenire con nuove sanzioni, l’Europa lasci che quelle già comminate - e che già stanno impattando negativamente su di noi - sortiscano il loro effetto. Prima di emanarne di nuove, penso che occorra pensarci non una ma mille volte. E la dura accisa del presidente ucraino nel suo intervento al Bundestag - Pensate solo alla vostra economia - lasciano intendere come la politica tedesca abbia ben presente lo scenario delineato da Sewing. E intenda agire di conseguenza. In questo contesto, quindi, l’Italia con la sua linea di intransigenza bellicista rischia di rivelarsi più realista del Re. E di pagare il conto più salato di tutti in Europa.

A partire proprio dalla reazione del Parlamento italiano all’intervento dello stesso Zelensky, atteso per martedì. La politica inglese, una vera giungla che tramuta quella di casa nostra in una rissa fra adolescenti, si basa su un’unica regola, sacra quanto la riservatezza di Chatham House: Don’t punch above your weight. Non picchiare più di quanto la tua mole ti permetta. Temo che a Roma la stiano pericolosamente ignorando o disattendendo. Praticamente, un suicidio annunciato.

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