Sviluppare un’infiammazione del cuore dopo la prima o seconda dose del vaccino è un evento possibile ma raro. Uno studio statunitense mostra i risultati della propria ricerca riguardo.
È più facile essere colpiti da un fulmine che sviluppare una miocardite dopo il vaccino anti-Covid. È ciò che emerge da uno studio statunitense sulle probabilità di contrarre un’infezione cardiaca dopo la somministrazione di una delle due dosi del vaccino.
La ricerca è stata pubblicata la settimana scorsa sulla rivista scientifica “Jama”(Journal of the American Medical Association) ed ha voluto dimostrare statisticamente l’incidenza del fenomeno, conducendo studi e osservando circa 2 milioni di pazienti.
Come sostiene lo psicologo Gigerenzer, non sempre le statistiche e le probabilità sono chiare e spesso generano un clima di allarmismo e preoccupazione. Per questo motivo vediamo da vicino cos’è la miocardite, la sua pericolosità e quali sono le probabilità di poter contrarre quest’infezione.
Cos’è la miocardite?
La miocardite, conosciuta anche come “influenza del cuore”, è un’infiammazione dello strato muscolare del cuore che a volte può estendersi al pericardio, il rivestimento esterno del muscolo cardiaco, diventando una pericardite.
Come spiegato dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) in entrambi i casi l’infiammazione è provocata dal sistema immunitario “in risposta a un’infezione o a qualche altro fattore scatenante”.
L’infezione può essere generata da batteri, funghi, parassiti o virus come lo stesso Covid-19. La miocardite, infatti, rientra tra le complicanze che possono presentarsi dopo aver contratto il virus.
I sintomi più comuni della miocardite sono:
- debolezza
- affanno
- dolore toracico
Tutti e tre i sintomi sono quindi associati a manifestazioni d’influenza, come la febbre, nausea, mal di gola e dolori articolari.
Se trascurata la miocardite può progredire fino a creare complicazioni come scompenso o cardiomiopatia dilatativa cronica e in questi casi il medico può chiedere il ricovero del paziente.
Mentre nei casi lievi il trattamento della miocardite prevede una terapia farmacologica per due settimane, abbinata a tanto riposo a letto e il conseguente monitoraggio per tre mesi del paziente.
Vaccino e miocardite: lo studio americano
Secondo i dati emersi dalla ricerca americana i casi di miocardite si sono verificati tra i ragazzi adolescenti, di genere maschile, di età pari o superiore ai 16 anni ed è stato rilevato che è più frequente dopo la seconda dose. Prima di preoccuparsi per le parole “più frequente”, vediamo da vicino che cosa ci dicono effettivamente le statistiche.
Gli esperti hanno condotto studi e osservazioni su circa 2 milioni di pazienti, che hanno ricevuto solo una o due dosi del vaccino COVID-19. Dai risultati della ricerca è emerso che:
- 20 persone (su due milioni) hanno contratto una miocardite
- 37 persone (su 2 milioni) avevano una pericardite
Quindi se volessimo parlare di percentuali assolute solo lo 0,0010% dei pazienti ha contratto una miocardite correlata al vaccino, e solo lo 0,0018% una pericardite. Le persone che hanno sviluppato complicanze date dall’infiammazione cardiaca sono state ricoverati in ospedale e dimesse senza alcuna ulteriore complicazione.
Vaccino e miocardite: le probabilità
Dopo aver analizzato le possibilità di rischio, se si volessero paragonare le statistiche ad altri incidenti ritenuti rari, emerge che la possibilità di sviluppare una miocardite è quasi 7 volte più rara della possibilità di essere colpiti da un fulmine (pari allo 0,0066%).
Se le persone sono preoccupate per questi effetti avversi dopo la vaccinazione - spiegano gli esperti - allora non dovrebbero uscire di casa a causa del rischio di essere colpiti da un fulmine.
Effettivamente ciò che può nuocere alla salute, in realtà, è proprio la scelta di non vaccinarsi. Infatti, la miocardite e la pericardite possono essere causate dalla stessa infezione da Covid-19 con maggiore frequenza, mentre sono molto più rare (parliamo sempre dello 0,001% di possibilità) a seguito di una vaccinazione.
È proprio per l’estrema rarità di questi effetti che il rapporto beneficio-rischio del vaccino è indubbiamente a favore del primo, come rilevato da tutte le agenzie regolatorie internazionali.
Lo stato di allarmismo, causato da statistiche mal riportate e delle fake news, ha fatto in modo che molte persone, in America come in Italia e nel resto del mondo, abbiano optato per non vaccinarsi.
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