Gli under 60 che hanno ricevuto AstraZeneca faranno il richiamo con Pfizer o Moderna, come da circolare del Ministero della Salute. I test rivelano che mixare due vaccini è sicuro e aumenta l’efficacia contro le varianti più pericolose, ma non mancano le perplessità.
Il mix di vaccini è sicuro? Quali sono i rischi e i possibili effetti collaterali del richiamo Pfizer dopo la prima dose con AstraZeneca?
Queste le domande che sorgono dopo lo stop al vaccino AstraZeneca per gli under 60 e l’indicazione del Ministero della Salute a effettuare la vaccinazione eterologa per chi ha già ricevuto la prima dose del vaccino anglo-svedese. La vaccinazione eterologa, o mix di vaccini, significa l’utilizzo di un vaccino diverso per il richiamo rispetto a quello utilizzato per la prima dose. In questo caso per la seconda dose si utilizzeranno i vaccini a mRNA Pfizer o Moderna, da somministrare a distanza di 8-12 settimane dalla prima dose AstraZeneca.
Ecco cosa dicono gli esperti e i test condotti finora sulla sicurezza e l’efficacia di questo approccio.
Pfizer dopo AstraZeneca: è sicuro mischiare due vaccini diversi?
L’Agenzia europea del farmaco EMA non si è ancora pronunciata definitivamente in merito, ma diversi studi preliminari ad oggi disponibili hanno mostrato che fare il richiamo con Pfizer dopo la prima dose di AstraZeneca potenzia la risposta immunitaria e non dà reazioni avverse rilevanti.
Gli studi sulla vaccinazione eterologa
Il primo studio in merito alla sicurezza dell’uso eterologo dei vaccini anti-Covid è Com-Cov, lanciato in Regno Unito dal sistema sanitario britannico e l’Università di Oxford a febbraio. Le persone a cui sono stati somministrati due vaccini diversi hanno sviluppato un livello più alto di anticorpi neutralizzanti. Ma i ricercatori hanno rilevato anche tassi più elevati di effetti collaterali comuni associati al vaccino, come la febbre, rispetto a chi ha ricevuto due dosi dello stesso vaccino. Ma nessuna reazione avversa grave.
Un altro studio è stato condotto dai ricercatori tedeschi. Pubblicata sulla rivista specializzata medRXiv ma non ancora sottoposta a peer review, la ricerca ha confrontato la risposta immunitaria di 26 individui di età compresa tra i 25 e i 46 anni a cui è stata somministrata una dose di AstraZeneca seguita da una dose di Pfizer con quelli che hanno ricevuto due dosi di Pfizer. Dai risultati è emerso che i primi hanno sviluppato 4 volte più anticorpi neutralizzanti contro la variante inglese due settimane dopo il richiamo; i livelli di anticorpi neutralizzanti verso la variante sudafricana erano inferiori a quelli verso la variante inglese e a livelli simili verso la variante indiana, ma in ogni caso più alti rispetto agli anticorpi sviluppati con due dosi di vaccino Pfizer.
Infine la ricerca condotta da un team di scienziati spagnoli guidati dal professor Alberto M. Borobia dell’Ospedale universitario di La Paz (Madrid), pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet, ha rivelato che la vaccinazione eterologa con prima dose Vaxzevria e seconda Comirnaty induce “una robusta risposta immunitaria con un profilo di reattogenicità accettabile e gestibile”. I ricercatori hanno osservato una significativa risposta cellulare nei 450 volontari che hanno ricevuto il mix di vaccini, di ben quattro volte superiore rispetto a chi ha completato il ciclo vaccinale con lo stesso siero.
I Paesi che hanno approvato il mix di vaccini
L’Italia non è un caso isolato: diversi altri Paesi come Germania, Francia, Svezia, Norvegia, Danimarca e Regno Unito hanno già approvato la vaccinazione eterologa contro il Covid-19.
Inoltre gli esperti ricordano che non è la prima volta che si tenta il mix di vaccini: “questo approccio è già stato usato per vaccinare contro il pneumococco, infezione batterica causata dallo Streptococcus pneumoniae che può portare polmonite e meningite”, ha detto la dottoressa Dana Mazo, epidemiologa de Monte Sinai Hospital di New York, con l’influenza e con l’eptatite B.
Servono ulteriori dati scientifici
E se c’è chi, come Guido Rasi ex direttore generale dell’Ema e attuale consulente del commissario Figliuolo, elogia il mix di vaccini per gli under 60 come approccio valido, efficace e privo di rischi, ci sono altri esperti più titubanti che sottolineano che i test condotti finora solo pochi, piccoli e preliminari, e che le ricerche necessitano di ulteriori approfondimenti.
È il caso di Massimo Andreoni, direttore di di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma, secondo cui “il mix di vaccini andrebbe limitato ai casi in cui dopo la prima vaccinazione con AstraZeneca si siano verificate particolari reazioni avverse”. Come ha spiegato all’Ansa: “l’esigenza di mescolare i vaccini e modificare la schedula vaccinale ritengo sia cioè necessaria solo per i soggetti che alla prima vaccinazione abbiano avuto rilevanti disturbi neurologici. Farlo in modo indiscriminato a tutti penso sia una esagerazione”.
In sostanza, anche se teoricamente mischiare due vaccini si può fare e potrebbe essere vantaggioso, mancano risultati scientifici evidenti. L’OMS ha suggerito cautela nel mischiare due vaccini anti-Covid diversi, proprio perché ci deve essere una sperimentazione clinica controllata e l’approvazione delle agenzie regolatorie.
Intanto non tutte le regioni accolgono le nuove linee guida del Cts: la Campania ha detto no al mix vaccinale. “Per i soggetti sotto i 60 anni (tranne che per chi è alla 12esima settimana) non si somministrano vaccini diversi dalla prima dose, sulla base di preoccupazioni scientifiche che invieremo al Governo. Sollecitiamo risposte senza le quali manterremo la linea di rifiuto del mix vaccinale”, ha detto il presidente della Regione Vincenzo De Luca.
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