Adesso Elon Musk emula i Blues Brothers: è in missione. Ma per conto di Wall Street

Mauro Bottarelli

13/05/2021

Come mai il patron di Tesla non rinuncia anche ai pagamenti in yuan, stante l’acclarato contributo cinese all’inquinamento globale? Solo un caso che la svolta green contro Bitcoin sia arrivata a pochi giorni dall’endorsement di JP Morgan verso Ethereum, ritenuta più conferma ai criteri ESG? E poi, attenzione alla profezia di Michael Burry e a quello strano articolo apparso sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung...

Adesso Elon Musk emula i Blues Brothers: è in missione. Ma per conto di Wall Street

Per cercare di capire la mossa di Elon Musk occorre andare oltre al profilo del personaggio. E, paradossalmente, persino al ridicolo valore del titolo Tesla rispetto ai reali numeri dell’azienda. Può essere interessante, ad esempio, rimettere mano agli archivi e andare a vedere cosa disse non più tardi dello scorso marzo uno dei ribassisti storici del gigante dell’auto elettrica, Michael Burry, l’uomo che ha ispirato il film The big short. Due mesi fa, infatti, dopo aver pronosticato che il piano Biden avrebbe scatenato un’ondata inflattiva tutt’altro che transitoria, l’uomo che scommise (e vinse) contro i subprime disse che Volkswagen avrebbe battuto Tesla sul campo dell’EV. Una convinzione tramutatasi in fatti attraverso l’acquisizione di una quota in Posche, il principale azionista della casa automobilistica tedesca.

Il 3 maggio, poi, gli osservatori più attenti del fenomeno Tesla hanno strabuzzato gli occhi, quando un quotidiano autorevole come la Frankfurter Allgemeine Zeitung ha ospitato un articolo nella sezione economica dal titolo che non lasciava spazio a interpretazioni: Come scommettere contro Elon Musk. Di più, l’editorialista Daniel Mohr invitava i lettori a investire in modo tale da mettere il deus ex machina di Tesla in ginocchio, operando oltretutto attraverso uno strumento decisamente rischioso: i put warrants. Come mai un attacco frontale di questo genere? Una risposta, forse indiretta, è giunta dalla conferma del rinvio della produzione di Tesla nell’impianto tedesco di Grünheide. vicino a Berlino, dal prossimo 1 luglio al gennaio 2022, a causa del farraginoso meccanismo di autorizzazioni della Germania.

Resta il fatto che un quotidiano di quel livello, difficilmente si sbilancia in consigli di investimento così aggressivi e diretti. Oltretutto, consigliando un’operatività da trader consumato a impiegati e commercianti. Cosa sta accadendo? Elon Musk, semplicemente, ha tirato troppo la corda. E ora, fra un volo spaziale e un altro, deve fare i conti con due nemici sgradevoli da avere contro: la Germania, appunto. E soprattutto la Cina. La quale, infatti, ha invitato Tesla a rispettare i consumatori del Dragone e adeguarsi agli standard e alle leggi del Paese che lo ospita. Altrimenti, stop alle produzioni. Non a caso, Elon Musk ha immediatamente reso noto che la sua azienda avrebbe adempiuto a tutte le richieste. Il caso Jack Ma ha mostrato al mondo che Pechino, quando minaccia, difficilmente lo fa a vuoto.

E questi grafici

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Fonte: Bloomberg/Zerohedge

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Fonte: Goldman Sachs
mostrano chiaramente quale sia il livello di ipocrisia messo in campo dal patron di Tesla con i suoi due tweets di oggi, il primo per comunicare lo stop ai pagamenti via Bitcoin per le sue auto a causa dell’eccessivo impatto ambientale del mining e il secondo in cui definiva insano quel dispendio energetico. Un tonfo. Peccato che la coscienza green di Elon Musk non lo abbia portato alla decisione di rifiutare anche pagamenti in yuan, visto il livello di emissioni di Pechino e il loro contributo all’inquinamento del pianeta. Ma ancora non basta, perché questi altri grafici

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Fonte: Ark Investment Management

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Fonte: Financial Times
ci mostrano come il settore bancario - a livello di consumo di fonti fossili - sia decisamente all’avanguardia, operando in modalità tale da rendere l’universo cripto un simposio di dilettanti. Anche in questo caso, Elon Musk pare non aver nulla da ridire.

Forse, una spiegazione potrebbe arrivare dal fatto che non più tardi del 27 aprile scorso, JP Morgan abbia pubblicato un report sulle criptovalute in cui lasciava trasparire tutto il suo entusiasmo per Ethereum, sintetizzando l’out-performance di quest’ultima su Bitcoin proprio con la maggiore adesione agli standard green dell’ESG. Questo anche in vista del lancio di Ethereum 2.0 a fine 2022, la cui mission esplicita è proprio quella dell’efficientamento energetico attraverso il cambio di approccio operativo dal meccanismo di validazione Proof-of-Work a quello meno intensivo del Proof-of-Stake.

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Fonte: JP Morgan
Guarda caso, Elon Musk a stretto giro di posta pare essersi sintonizzato sulla medesima lunghezza d’onda, rimangiandosi l’entusiasmo verso Bitcoin, dopo aver operato un bel pump’n’dump sulle sue detenzioni al fine di dopare i conti di Tesla del primo trimestre.

Occorrerebbe infatti ricordare come l’eroe green abbia infatti acquistato Bitcoin per 1,5 miliardi di dollari nei primi tre mesi di quest’anno, facendo schizzare il prezzo alle stelle al momento in cui rese pubblico l’investimento. Salvo poi rivendere la stessa criptovaluta a clientela retail, al fine di raggiungere il proprio earning target e portarsi a casa 101 milioni di profitto su una vendita da 272 milioni di dollari. Poco importa che - in linea generale - su 594 milioni di income operativo di Tesla nel primo trimestre, qualcosa come 518 facessero riferimento alla voce «regulatory credits», nuovo record dopo i già notevoli 401 milioni del quarto trimestre 2020. La vendita di auto? Un dettaglio, mica è quello il core business di Tesla.

Casualmente, la mossa social di Elon Musk ha portato in verde i futures del Nasdaq, dopo due giorni di profondissimo rosso e 400 miliardi di reverse repo messi in campo dalla Fed per salvare qualcuno da uno tsunami sui margini. E se a brillare nel pre-market sono state le reginette del buyback, Amazon e Apple, persino il titolo di Tesla ha ritrovato slancio. E questo grafico finale

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Fonte: Bloomberg
mostra il perché sia così importante: ARK Investment vede il suo portfolio decisamente sbilanciato sull’azienda di Elon Musk, oltre il 12% del totale e la stessa Cathie Wood ha continuato a spingere sul titolo, acquistandolo sui minimi e invitando i suoi investitori a seguirne l’esempio. Dai massimi di marzo, oggi ARK è sotto del 33%.

Qualcuno rischia di farsi male in stile Archegos, nell’attesa che la Fed crei i prodromi per un colossale buy the dip da nuovo ciclo rialzista, sfruttando la nuova emergenza post-Covid in lavorazione. E il fatto che sempre oggi, Taiwan abbia annunciato blackout a rotazione a livello nazionale a causa di un guasto di origine sconosciuta a un impianto nel sud dell’Isola, porta la mente al caso Colonial Pipeline e alle accuse di Joe Biden contro al Russia, pur esplicitamente senza alcuna prova. Taiwan uguale microchip. Microchip uguale comparto automotive. Tout se tient, come dicono i francesi. Di fatto, Elon Musk è soltanto la versione meno simpatica dei Blues Brothers: anche lui infatti è in missione. Ma per conto di una Wall Street in cerca di una via d’uscita.

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