Agosto: per gli operatori è il mese delle crisi (e dell’aumento della volatilità)

Ufficio Studi Money.it

13/08/2018

In questi periodi di vacanza gli operatori del settore si preoccupano maggiormente per i loro investimenti proprio per la mancanza di liquidità nei mercati

Agosto: per gli operatori è il mese delle crisi (e dell’aumento della volatilità)

In questo periodo dell’anno i mercati vengono meno di quello che è il loro compito fondamentale: essere il punto di incontro tra compratori e venditori di strumenti finanziari, proprio perché con la mancanza di operatori attivi diminuiscono anche gli scambi. Questa condizione determina, evidentemente, maggiore volatilità.

In un contesto del genere anche un movimento direzionale definibile come un normale ribasso può trasformarsi in un crollo che di conseguenza potrebbe essere alimentato da ulteriore vendite o, al contrario, un deciso rialzo può trasformarsi in un rally delle quotazioni il cui andamento può portare gli operatori a sperimentare una condizione di euforia.

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Entrambe le situazioni possono portare a danni. Gestire il rischio in condizioni di scarsa liquidità diventa difficile, l’operatore poco attento e impreparato può trovarsi sopra ad una montagna russa e, trascinato dalle emozioni (positive o negative), unite all’eventuale impossibilità di uscire dal mercato, rischia di farsi davvero male.

Gli investitori più esperti, sono consapevoli che agosto non è solo uno dei mesi più caldi ma anche il mese storicamente più instabile e nervoso per i mercati finanziari. Il nervosismo dei mercati finanziari si misura attraverso la volatilità, che indica il rischio collegato ad un’attività finanziaria e si misura come deviazione del prezzo dal suo valore medio.

Più il prezzo di un determinato asset oscilla al rialzo o al ribasso, più la volatilità cresce; generalmente la volatilità è maggiore nelle fasi di sell-off quando è la paura la componente psicologica che traina le quotazioni.
A seconda delle asset class e dell’area geografica esistono alcuni termometri che possono aiutare gli operatori a misurare il rischio/volatilità nei mercati.

Il più famoso è l’indice VIX (Chicago Board Options Exchange’s Volatility Index), che replica l’andamento della volatilità implicita sulle opzioni a 30 giorni sull’indice S&P 500. Per l’area euro, invece, si guardano il VSTOX e VDAX. Altri indicatori che rappresentano il rischio sono: per il mercato dei derivati i CDS e per i mercati obbligazionari lo spread, ovvero il confronto tra due rendimenti obbligazionari, che per l’area euro è il BTP-BUND.

Monitorare questi strumenti durante il mese più caldo dell’anno potrebbe risultare fondamentale, ma quale potrebbe essere la scintilla? sicuramente le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina e il recente crollo della Lira Turca che nell’ultima settimana ha smosso, non di poco, sia i mercati azionari (Unicredit, Bnp Paribas, Bbva) che quelli valutari (euro arrivato ai minimi annuali contro il dollaro americano) e obbligazionari con i rendimenti sui bond decennali schizzati sopra al 20% e il mercato dei CDS (credit-default-swap) volato a 400 punti base, ai massimi dal 2009.

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