Contributi a fondo perduto e credito d’imposta per gli affitti: ci sono aziende che dall’inizio della pandemia non ne hanno avuto diritto. Il problema? Per questi il 2019 non è stato un anno d’oro dal punto di vista del fatturato.
Il Decreto Sostegni bis prevede una serie di misure orientate al sostegno del reddito delle imprese che hanno pagato le conseguenze della crisi economica scaturita dalla pandemia.
Sono stati rinnovati - anche nelle modalità di erogazione - i contributi a fondo perduto, come pure il credito d’imposta per gli affitti. Come spiegato da Il Sole 24 Ore, però, il Decreto Sostegni bis non risolve alcune delle lacune lasciate dai precedenti provvedimenti, andando a negare la possibilità di beneficiare degli aiuti di Stato ad alcune categorie di lavoratori.
Anche con il Decreto Sostegni bis, infatti, ci sono quelli che potremmo definire come gli esodati dei ristori. Nel dettaglio, si tratta di coloro che per qualche motivo non riescono a soddisfare il requisito economico necessario per godere dei ristori, ossia quella differenza tra il fatturato del 2021 e quello del 2019 di almeno il 30%.
Non tutti, però, sono d’accordo con questo parametro: c’è chi ritiene, infatti, che in questo modo si vadano a svantaggiare coloro per i quali il 2019 è stato un anno in cui non ci sono stati fatturati elevati, ad esempio perché si è deciso di chiudere l’attività per qualche mese per poter restaurare gli spazi, oppure per coloro che nel 2019 hanno aperto e che hanno dovuto attendere qualche mese prima di poter assistere alla crescita - economica - dell’attività.
Questi sono penalizzati in quanto per loro non ci sono né contributi a fondo perduto né tanto meno vi è la possibilità di godere del credito d’imposta.
Niente bonus affitti e sostegni: ecco per chi
Con il Decreto Sostegni bis, come anticipato, sono cambiati leggermente i requisiti per godere dei contributi a fondo perduto. Se con il primo Decreto Sostegni si guardava a tutto il 2020, con questo nuovo provvedimento si è deciso di tener conto dei primi mesi di quest’anno - da gennaio ad aprile - confrontandoli con lo stesso periodo del 2019. In questo modo, secondo quelle che sono le stime del Governo, rispetto al primo Decreto Sostegni ci sono 370 mila persone in più che potranno godere del contributo a fondo perduto.
Secondo quanto spiegato da Il Sole 24 Ore, però, non viene risolto uno dei problemi di cui diverse attività si sono lamentate. Questa impostazione, infatti, dà per scontato che il 2019 sia stato “un anno perfetto” non considerando se proprio in quell’annata ci sono state delle situazioni che di fatto hanno comportato una riduzione del reddito.
Pensiamo, ad esempio, a chi nel 2019 è rimasto fermo per qualche mese per investire nella propria attività: ammodernamento dei locali, ampliamento, manutenzione. Questi, inevitabilmente, avranno avuto un calo del fatturato rispetto all’anno prima: il confronto che viene fatto con il 2019, quindi, in questo caso potrebbe risultare alterato, tanto da non far rientrare l’attività nella platea dei beneficiari che hanno diritto al contributo a fondo perduto.
Gli altri “esodati” sono coloro che hanno aperto la Partita Iva nel 2019, cominciando però a fatturare solamente qualche mese dopo (ad esempio per il completamento del percorso burocratico necessario per far partire di fatto l’attività).
Come spiegato dal Sole 24 Ore, ci sono migliaia di soggetti per i quali il 2020 si può considerare come fosse “un anno monco” e che per questo non sono riusciti a registrare una differenza di fatturato pari almeno al 30% necessaria per avere diritto agli aiuti.
Il problema è che per tutti gli aiuti fino a oggi erogati è stato utilizzato il 2019 come parametro di confronto. E di conseguenza, questi si sono ritrovati senza aiuti, e senza neppure la possibilità di beneficiare del credito d’imposta per gli affitti. Regola vuole, infatti, che questo sia riservato a coloro che beneficiano anche del contributo a fondo perduto. Senza ristori non c’è neppure la possibilità, quindi, di godere del cosiddetto bonus affitto.
Un problema di cui il Governo è a conoscenza, tant’è che con il Decreto Sostegni era stato stanziato un fondo riservato proprio per risolvere il problema degli esodati. Un fondo che, tuttavia, a oggi è stato finanziato con appena 20 milioni di euro, una cifra che impedisce di fare qualsiasi considerazione in merito a come eventualmente risolvere il problema.
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