Stanno arrivando nuovi virus: l’allarme degli scienziati che riguarda tutti noi

Marta Tedesco

07/04/2020

Il coronavirus? È solo l’inizio, un esercito potenziale di nuovi virus è dietro l’angolo. L’allarme degli esperti.

Stanno arrivando nuovi virus: l’allarme degli scienziati che riguarda tutti noi

Dall’inizio del 21° secolo l’umanità ha conosciuto tre focolai virali causati da coronavirus: SARS, MERS, e ora COVID-19. Ma queste epidemie sono solo l’avanguardia di quello che ci aspetta.

Gli scienziati sono convinti che questi coronavirus non siano altro che le prime avvisaglie di un esercito di nuovi potenziali agenti patogeni destinati a diffondersi in futuro. Sono milioni i virus ospitati da alcune specie animali, e non è una novità, ma la continua ingerenza dell’uomo nei loro habitat naturali potrà portare all’inevitabile origine futura di altre epidemie letali.

L’allarme degli scienziati: nuovi virus sono in arrivo

Deforestazione, cambiamento climatico e commercio illegale di animali selvatici sono le principali cause che hanno portato alla diffusione di numerose infezioni virali da animali a esseri umani. È questo il parere degli esperti. Il contatto ravvicinato tra uomini e animali selvatici, attraverso la prepotente invasione umana dei loro habitat naturali, favorisce la diffusione delle malattie di cui essi sono portatori.

Per dimostrarlo, un team di studiosi ha utilizzato dei modelli matematici per stimare il possibile numero di virus sconosciuti di cui gli animali possono essere portatori, il risultato è che ne esistono circa 1,7 milioni. Lo stesso modello matematico ha predetto che di questi, circa mezzo milione potrebbero potenzialmente causare altre disastrose epidemie in futuro.

L’epidemiologo Dirk Pfeiffer ha spiegato che la trasmissione da animale a uomo si è sempre verificata, ma sono state le attività umane a rendere il fenomeno per certi versi ricorrente. La creazione di grandi agglomerati urbani, reti di infrastrutture e di trasporto hanno portato a uno squilibrio di certi ecosistemi e un avvicinamento pericoloso a zone incontaminate (come le foreste), quindi agli animali selvatici che le abitano e ai patogeni che ospitano. Se non verranno presi provvedimenti per arginare questo problema, altri virus letali potrebbero diffondersi tra la popolazione mondiale.

Controllare la diffusione dei virus: le soluzioni

Secondo un rapporto dell’UNEP, United Nations Environment Programme, tornare ad avere un ecosistema integro sarebbe auspicabile per limitare la diffusione di malattie. La compresenza di specie animali diverse infatti rende più difficile ad un patogeno di diffondersi in maniera rapida. Cambiamenti climatici e industrializzazione hanno però portato alla riduzione della biodiversità e alla contaminazione dell’ambiente naturale, principali cause della nascita di epidemie come quella che stiamo vivendo ora.

Saperlo magari non aiuta a debellare l’epidemia da COVID-19, ma potrebbe tornare utile in futuro per evitare di adottare soluzioni sbagliate o inutili. Dopo la SARS, per esempio, la Cina adottò un piano di sterminio degli zibetti, che però certo non ha impedito la nascita di un nuovo coronavirus.

Secondo gli esperti un’altra soluzione pratica potrebbe però essere quella di investire sul servizio sanitario pubblico per sviluppare metodi utili a monitorare la diffusione di malattie e polmoniti atipiche nell’uomo. Si potrebbe ricorrere all’uso di big data per assemblare informazioni estratte da cartelle cliniche e dati di telefonia mobile per prevedere il comportamento dei virus e intercettarli prima che si diffondano. In uno scenario ideale, gli esperti dovrebbero essere in grado di trarre conclusioni dalle informazioni raccolte attraverso la sorveglianza dell’origine e della diffusione di malattie in tutto il mondo, e utilizzarle per identificare i fattori di rischio come le aree naturali compromesse, le grandi aree agricole e i luoghi di commercio di animali selvatici.

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