Si chiude l’era Obama: è davvero il caso di rimpiangerlo? Il bilancio della sua presidenza

Luca Secondino

12 Gennaio 2017 - 17:11

Dopo otto anni di presidenza, Barack Obama ha lasciato la Casa Bianca ed è tempo di bilanci: è stato davvero il grande presidente che viene celebrato ovunque?

Si chiude l’era Obama: è davvero il caso di rimpiangerlo? Il bilancio della sua presidenza

Si è conclusa l’era Obama, ed è tempo di bilanci per capire se è stato davvero il presidente della speranza, come era stato accolto nel 2008 al momento della prima vittoria, o se ha tradito le aspettative degli americani.

Con la sua campagna “Yes, We Can”, Barack Obama si è aggiudicato una pagina di storia diventando il primo Presidente degli Stati Uniti afroamericano, il simbolo della speranza di cui gli Stati Uniti avevano bisogno, emblema di una civiltà multiculturale, segno della riscossa per le minoranze etniche e per la popolazione di colore degli States che commossa lo ha applaudito al momento dell’elezione dopo aver cullato il sogno per l’intera campagna elettorale.

Obama è stato davvero un buon presidente? A giudicare dagli applausi scroscianti al suo ultimo discorso, i più tenaci sostenitori non hanno di certo cambiato idea, ma molti americani che avevano per ben due volte creduto in lui hanno fatto marcia indietro, come testimonia la recente vittoria del candidato repubblicano Donald Trump. Barack Obama ha disatteso le aspettative di gran parte degli americani, ma non per ideali, perché su quello si è sempre dimostrato molto aperto, quanto alle capacità realizzative, molto ridotte rispetto alle promesse.

Eppure nel 2008, al momento della prima elezione, Obama era stato incensato da ogni parte del mondo, da stampa e politica, prima ancora di guadagnarsi dei meriti effettivi: era stato accolto quasi come un messia, presentandosi come il Presidente che avrebbe risollevato gli Stati Uniti dalla crisi e tirato fuori tanti giovani americani dai contingenti di guerra aperti un po’ ovunque. Barack Obama è stato eletto dal mondo come l’anti-Bush, l’anti-guerra e il democratico che avrebbe restituito i diritti sociali agli americani. Non è stato così, o almeno non del tutto.

Il primo successo di Barack Obama, dopo l’elezione del 2008, è stato proprio quello di venir considerato l’uomo nuovo della politica internazionale, il salvatore degli Stati Uniti e degli equilibri mondiali, tanto che nel 2009 aveva ricevuto il premio Nobel per la pace dopo neanche dieci mesi effettivi di presidenza.

In quegli anni Barack Obama è stato osannato troppe volte in via preventiva, gli americani erano evidentemente soddisfatti e lo avevano confermato nel 2012.
Cosa è rimasto quindi di tutte le aspettative con cui è stata accolta la sua amministrazione? Cos’è stato l’Obamacare e in che condizioni Obama ha lasciato gli Stati Uniti?

Oggi, al momento di lasciare la Casa Bianca, andiamo oltre al commovente discorso con dedica alla sua first lady Michelle, andiamo oltre la sua incredibile capacità oratoria, e ci concentriamo sui numeri, per capire se davvero è stato un buon presidente e se gli americani hanno ragione nel rimpiangerlo.

Barack Obama: cosa rimane della sua presidenza?

Sull’entusiasmo dello slogan Yes, We Can, il popolo americano, e anche il resto del mondo, ha creduto che Obama potesse raggiungere tanti risultati importanti, dalla fine delle guerre al riconoscimento dei diritti civili. Cosa è rimasto di tutta questa speranza?

Dopo otto anni di presidenza, lo stesso Obama non è sembrato soddisfatto del suo percorso: lo testimoniano le ultime azioni da Presidente, come l’espulsione i 35 diplomatici russi, giusto per mettere pepe sul rapporto Trump-Putin, e la risoluzione Onu contro gli insediamenti israeliani dopo aver comunque sottoscritto un contratto da 38 miliardi di dollari per vendere armi a Tel Aviv. Gesti che non si addicono a un paladino dei diritti umani come Barack Obama, come lo hanno sempre ritenuto i suoi elettori.

Barack Obama: economia davvero in crescita? A guardare i numeri, si direbbe di sì, ma si devono fare delle precisazioni. Quando Obama si è insediato, nel gennaio 2009, gli Stati Uniti erano nel pieno della crisi economica iniziata nel 2005: la disoccupazione era a 7,6 punti percentuali e il valore delle case era sceso vertiginosamente. Ad oggi, la disoccupazione negli Stati Uniti è scesa al 4,6%, un miglioramento di tre punti, e i prezzi delle case sono saliti del 23%.

Barack Obama è riuscito a creare ben 16milioni di posti di lavoro: un traguardo record che preso come valore assoluto consegna il presidente nell’Olimpo dei politici Usa, ma che se guardato nel dettaglio mostra una precarietà del lavoro altrettanto da record. Bisogna ricordare che nelle valutazioni occupazionali degli Stati Uniti vengono calcolati anche stage e altre soluzioni di impieghi a tempo privi di contratti stabili e i tanti part time. Insomma, anche l’Italia starebbe meglio secondo queste stime. Inoltre durante gli otto anni di presidenza Obama il debito pubblico americano è cresciuto di 9mila miliardi di dollari.

Nelle grandi città e sulle coste le opportunità di lavoro sono molte, ma gli Stati Uniti hanno anche molto territorio tra una costa e l’altra: le campagne sono vuote e quasi in miseria, con il mercato del lavoro instabile sono poco sicure paghe sufficienti per permettere agli americani di fruire di sanità e istruzione, sempre troppo care. Se il popolo Usa ha deciso di dare il voto a Trump nella speranza di vedere di nuovo l’America tornare grande, è perché per la prima volta nella storia repubblicana le prospettive lavorative dei figli sono inferiori a quelle dei genitori, come anche in Italia.

Sicuramente nei primi due anni di presidenza sono arrivati gli interventi più coraggiosi in materia economica: Obama ha di fatto salvato Detroit scegliendo di non chiudere General Motors e Chrysler, e ha tentato di incentivare con una manovra multimiliardaria l’economia degli Usa.

Cosa rimane dunque degli otto anni di presidenza Obama? Sicuramente frustrazione, perché gli americani hanno creduto, e questa volta non solo loro, ma anche tutto il mondo, e l’entusiasmo è stato ripagato con pochissime soddisfazioni.

Barack Obama: dall’Obamacare agli scandali diplomatici

Obamacare è stato uno dei punti più discussi, da molti ritenuto un successo della politica Obama. In realtà, la riforma sanitaria è stata piuttosto limitata: di certo la polizza assicurativa non è più negata a chi se la può permettere, ma il costo della sanità non è minimamente sceso. Le assicurazioni poi non aiutano, poiché hanno una struttura complessa e i medici hanno bisogno di legali che li tutelino per i diversi clienti. Un crescendo di spese che inizia da quando ci si iscrive a Medicina - circa 300mila dollari di mutuo - e si riversa completamente sulle tasche dei pazienti.

Negli otto anni di presidenza, Obama ha avuto la sfortuna di capitare nel momento sbagliato per la guerra digitale. Nel 2010 il Cablegate ad opera di WikiLeaks e nel 2013 il Datagate di Edward Snowden hanno mostrato l’altra faccia degli Stati Uniti quella che non esporta la democrazia ma che spia i cittadini del mondo e che viola i diritti umani nelle zone di guerra.

A questo non ha contribuito la scelta di Hillary Clinton come segretario di Stato, promotrice dei piani di sorveglianza di massa, come del resto non ha contribuito la mancata chiusura di Guantanamo nonostante gli ammonimenti Onu, tema che è tornato ogni volta si sia fatto il nome di Chelsea Manning, la fonte del Cablegate reclusa in condizioni che violano i diritti civili.

Infine la guerra al terrorismo che non ha portato risultati tangibili: prima Al-Qaeda, poi l’Isis e una debole capacità di prevenire e affrontare i casi di razzismo interni.

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