Cosa sono i PIR alternativi? Una guida
Cosa sono i PIR alternativi, inseriti nel Decreto Rilancio dopo la proposta di Assogestioni? Una domanda lecita alla luce delle crescenti discussioni sul tema.
Il nuovo strumento andrà affiancarsi a quello tradizionale ma vanterà dettagli e caratteristiche notevolmente differenti.
I PIR alternativi, inoltre, avranno per natura una platea di destinatari diversa, o meglio ristretta rispetto a quella classica.
PIR alternativi: cosa sono e come funzionano
Come messo in luce in una recente analisi de Il Sole 24 Ore, l’introduzione dei PIR alternativi permetterà di affiancare ai piani tradizionali anche dei prodotti chiusi di natura differente.
Essi vanteranno delle soglie più elevate oltre che diversi vincoli di investimento. In tal senso, si è già parlato di un limite minimo di 150 mila euro annuo e di un limite massimo di 1,5 milioni in 5 anni. Dati decisamente più elevati rispetto ai 150 mila euro di massimali nel quinquennio per i PIR classici.
Almeno il 70% del capitale dei PIR alternativi dovrà andare a PMI quotate e non, “prestiti e crediti delle medesime imprese”. Il limite di concentrazione dell’investimento in una sola azienda salirà dal 10% degli ordinari al 20%.
I nuovi strumenti godranno degli stessi incentivi fiscali dei piani aperti e potranno dunque contare su esenzioni per le plusvalenze sull’investimento.
Per natura, essi si rivolgeranno soprattutto a clienti con disponibilità finanziarie più elevate e con caratteristiche tali da poter sostenere più ampi margini di rischio, oltre che le tempistiche di un investimento illiquido.
I benefici fiscali degli ordinati verranno estesi agli alternativi solo in caso di investimento del 70% in strumenti finanziari emessi da aziende “con stabile organizzazione in Italia, diverse da quelle inserite negli indici FtseMib e FsteMidMIB”.
Ecco, insomma, cosa sono i PIR alternativi e quali sono le caratteristiche dei nuovi piani cui il Decreto Rilancio ha dato ufficialmente il via libera.
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