PIR corredati di crediti deteriorati, il mercato delle small e mid cap è sotto forte effetto della speculazione. Quello che non vi dicono sui Piani Individuali di Risparmio.
L’arrivo dei PIR (Piani Individuali di Risparmio) ha dato ai risparmiatori nuova linfa, con il nobile obiettivo di sostenere le piccole e medie imprese italiane in cambio di un enorme vantaggio fiscale per il sottoscrittore, a patto di mantenere l’investimento per almeno 5 anni.
Il successo dei PIR sembra innegabile, l’intera struttura dei servizi finanziari italiani si è subito mossa per creare un’offerta al risparmiatore che rispetti nel dettaglio la normativa dei PIR, la domanda risulta sostenuta e le valutazioni sul mercato azionario delle small e mid cap sono in forte aumento dall’inizio del 2017.
Tuttavia, risulta opportuno sottolineare come, anche dietro ai PIR, possano esserci degli aspetti più delicati. Sì, parliamo di crediti deteriorati. E sì, parliamo di un’eccessiva valutazione sull’azionario.
È un ciclo senza fine: i PIR vogliono sostenere con nuova liquidità le PMI italiane in sostituzione delle banche, in forte difficoltà, per rendere possibili i progetti di investimento e sviluppo. Intanto la BCE rimane alle finestra, con lo stimolo monetario che ha fallito nel raggiungere e sostenere il mondo della piccola impresa europea. Gli speculatori hanno fatto salire velocemente le valutazioni di mercato in vista dell’arrivo di capitali freschi, mentre ai risparmiatori sfugge il rischio bolla e la legalizzazione dell’inserimento di Npl cartolarizzati all’interno dei pacchetti PIR.
Prendiamo spunto dall’approfondimento de L’Alieno Gentile (alias Andrea Boda) sul blog Piano Inclinato e vi raccontiamo quello che qualcuno non vuole dirvi sul legame pericoloso tra PIR e crediti deteriorati e un aspetto di rischio per il risparmiatore non ancora opportunamente sottolineato.
PIR pieni di crediti deteriorati?
Il comparto bancario continua a studiare un modo per scaricare i crediti deteriorati in bilancio, uno strumento che possa limitare il danno il più possibile. Grazie ad un nuovo emendamento emesso dal Governo, la cartolarizzazione dei crediti deteriorati rientra legalmente nella categoria degli strumenti ad alto rendimento. Questo permette ai Npl di essere inseribili in fondi pensione e, guarda un po’, anche nel PIR. Per questo il risparmiatore deve prima informarsi dettagliatamente su cosa comprende il pacchetto PIR che sta per sottoscrivere.
Il risparmiatore potrebbe ritrovarsi incastrato per 5 anni allettato dall’azzeramento dell’aliquota fiscale sul capital gain, sempre se ci sarà un guadagno, in un mercato con valutazioni falsate e pompate e presto riempito di Npl che le banche hanno fretta di scaricare dai loro bilanci. Senza considerare i costi di apertura e gestione del piano PIR caricati dalla società emittente, che spesso sono molto alti.
PIR, mercato vittima della speculazione
Un ulteriore rischio arriva dalla speculazione attualmente in atto sulla Borsa Italiana, con oggetto i titoli delle piccole e medie imprese italiane. I trader, che hanno un altro profilo di investimento rispetto ad un più cauto risparmiatore, hanno preferito speculare puntando al rialzo delle azioni delle PMI in vista del nuovo flusso di capitali attraverso lo strumento dei PIR.
Le valutazioni sul mercato si sono alzate non per un miglioramento dei fondamentali, ma per un effetto-speculazione. Questo aspetto rendere l’investimento in PIR meno sicuro di quanto ci vogliono far credere.
Erroneamente, chi guarda alle variazioni positive delle small e mid cap italiane in Borsa grida al successo dei PIR, ma ad avere effetto è, in gran parte, la speculazione dei trader che preferiscono un guadagno immediato, alto e senza un vincolo temporale come quello previsto dai Piani Individuali di Risparmio.
A fronte di una variazione positiva del 9% per l’indice principale di Borsa Italiana, il Ftse Mib, l’indice Star (composto da titoli di imprese medio-grandi) guadagna oltre il 25%. Tra i titoli migliori troviamo Fincantieri (+90%), Biesse (+66%), Technogym (+50%), Geox (+27%) e Brunello Cucinelli (+20%).
© RIPRODUZIONE RISERVATA