Covid, i Paesi dove si vive meglio con meno contagi e restrizioni

Chiara Esposito

28/10/2021

Una classifica dei Paesi in cui si vive meglio in tempi di Covid: Italia meglio di UK e USA ma non ai livelli di Francia e Spagna.

Covid, i Paesi dove si vive meglio con meno contagi e restrizioni

Bloomberg, una famosa rete televisiva statunitense, ha stilato una nuova classifica dei Paesi in cui si riesce a convivere con il virus. Il progetto si chiama Covid Resilience Ranking ed è uno studio mensile che viene condotto su scala mondiale tramite il confronto di vari indici di sicurezza. La classifica cattura così la situazione delle 53 più grandi economie del mondo nella loro risposta alla minaccia sanitaria.

Al centro dell’indagine ci sono misure di contenimento e contrasto della pandemia ma anche il tasso di vaccinazioni commisurato al livello di riaperture. Le nazioni europee continuano a dominare i gradini più alti del report di questo mese, insieme agli Emirati Arabi Uniti e al Cile che entrano nella top 10 implementando strategie simili che garantiscono più libertà ai vaccinati.

L’Italia in questo caso si posiziona al 24esimo posto dietro Francia e Spagna battendo però sia l’Inghilterra che gli USA.

Strategia di analisi: come è stato condotto lo studio

Il Covid Resilience Ranking è un’istantanea che viene compilata periodicamente utilizzando 12 indicatori di dati. Tra di essi troviamo il contenimento del virus, la qualità dell’assistenza sanitaria, la copertura vaccinale, la mortalità complessiva e i progressi verso il riavvio dei viaggi.

Ai primi posti ad esempio c’è quasi sempre chi sfrutta i vantaggi delle somministrazioni di vaccini mRNA che non solo impediscono a una persona di sviluppare Covid, ma riducono anche le possibilità di contrarlo e trasmetterlo.

Top 3: vetta per Irlanda, Emirati Arabi Uniti e Cile

Parlando di podio invece l’Irlanda rimane la numero 1 anche questo mese nonostante l’aumento dei casi. Il motivo è la copertura vaccinale che si aggira attorno al 90% per gli adulti e il debole legame tra contagio e decessi. Le riaperture poi sono graduali ma è stato registrato un balzo del prodotto interno lordo grazie al successo delle multinazionali che operano sul territorio.

Seconda e terza posizione per Spagna ed Emirati Arabi che hanno visto diminuire i casi nonostante la variante Delta giunta in estate. Nella penisola iberica infatti sono state allentate le restrizioni agli assembramenti sociali e rimossi del tutto gli obblighi sul coprifuoco. Implementata inoltre la capacità di volo, oggi pienamente paragonabile ai livelli pre-Covid. Gli Emirati Arabi Uniti invece guadagnano ben 3 posizioni visto che il paese si sta armando contro qualsiasi possibile forma di contagio di massa anche in vista dell’Expo di Dubai.

L’Italia in stallo e l’Asia che cola a picco

Volano sempre più in basso invece i paesi del sud-est asiatico. In fondo alla classifica ci sono Indonesia, Malesia, Thailandia, Vietnam e Filippine. Sebbene in queste zone la vaccinazione sia progredita, specialmente in Malesia, molte delle economie sono dipendenti dalle esportazioni e sono ancora sottoposte al colpo della variante Delta.

L’Italia invece resta stabile e, confermando la precedente rilevazione, si mantiene al 24° posto con il 73,6% di popolazione coperta dal vaccino e una capacità di volo ridotta del 28,2% rispetto ai livelli pre-Covid. Non entusiasmante ma neppure in rosso. Sopra di noi possiamo infatti trovare molti colleghi europei quali Danimarca, Finlandia, Norvegia, Francia, Svizzera, Olanda e Germania.

La prova del nove: nuova sfida in arrivo per le nazioni europee

La domanda quindi è: riusciranno le campagne di sostegno delle nazioni più ricche a respingere un’altra ondata di contagi?

Le buone performance raggiunte finora dovranno essere mantenute, proprio adesso che il clima freddo inizia a palesarsi nel vecchio continente. La campagna vaccinale resta prioritaria e secondo Bloomberg i piani di immunizzazione possono dirsi completi solo ora che si avviano a misurarsi con la copertura garantita dalle terze dosi. Gli esperti a tal proposito affermano che i prossimi sei mesi saranno fondamentali per tenere sotto controllo la curva epidemiologica.

Anche il ministro norvegese si trova d’accordo con questa visione tanto da parlare di una sfida alla convivenza con il virus e di una nuova spinta verso l’integrazione tra misure restrittive e prove generali di normalità.

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