Il proprietario di uno dei fondi di investimento più grandi d’Europa è d’accordo con la principale proposta economica del neoleader laburista
Un appoggio forse inaspettato è giunto a Jeremy Corbyn per la sua idea di People’s Quantitative Easing (PQE), ovvero l’idea di finanziare investimenti pubblici attraverso la banca centrale inglese (della proposta avevamo scritto in questo articolo).
Proviene da Paul Marshall, cofondatore di Marshall Wace LP, uno degli hedge fund più grandi d’Europa. Dalle colonne del Financial Times, il 22 settembre scorso Marshall ha elogiato la proposta per due motivi: i Quantitative Easing (QE) fatti finora hanno beneficiato principalmente i più abbienti e in secondo luogo, con un’emissione monetaria, non si vanno a prendere i soldi da tasse patrimoniali o sulle transazioni finanziarie (sulle quali John McDonnell, Ministro ombra delle Finanze del Partito Laburista, è comunque a favore) che, a suo avviso, sarebbero intese come sbagliate dal senso di giustizia degli elettori.
Marshall è dunque critico nei confronti dei QE messi in atto dalla banche centrali più importanti del mondo: nascondono alcuni degli obiettivi (in Giappone, deprezzare lo yen nei confronti del dollaro; in Europa, modificare artificialmente i tassi di interesse dei bond di Stato) e beneficiano in primo luogo le tasche dei banchieri e dei ricchi; questo perché l’aumento del valore dei bond di Stato che ne consegue migliora lo stato dei conti delle istituzioni finanziarie, spesso molto indebitate, che li possiedono (esse sono dunque diretti beneficiari degli acquisti operati dalle banche centrali), e fa inoltre aumentare il valore di altri asset, dunque migliora lo stato patrimoniale di chi li possiede.
Marshall arriva a lanciare una provocazione: a questo punto, a suo avviso, sarebbe meglio depositare direttamente, nel Regno Unito, 5.800 sterline nel conto corrente di tutti i britannici, e si farebbe così un’operazione sicuramente più equa.
Dunque da qui il supporto alla proposta di Corbyn e McDonnell, ovvero il PQE: facciamo investimenti in trasporti e alloggi senza pesare sulle tasche dei cittadini e senza temere rischi inflattivi poco probabili (ne abbiamo parlato con Marco Veronese Passarella qui). Marshall arriva a fiancheggiare i due anche difendendoli dall’accusa di voler mettere mano all’indipendenza della Banca d’Inghilterra (giunta anche dall’interno del Labour Party, segnatamente dal Ministro ombra per la Giustizia, Lord Charles Falconer); in fondo con il QE le banche centrali del mondo sono già andate ben oltre i loro scopi e compiti convenzionali, che c’è di male a fare un passo in più, adesso?
Certamente il punto di vista di Marshall sembra condizionato da una visione comunque conservatrice dell’economia: le tasse ai più abbienti viste come qualcosa di ingiusto, le politiche di intervento sui mercati della moneta e dei titoli di Stato viste come qualcosa di distorsivo (quando si potrebbe obiettare che si tratta di politiche di difesa di interessi contro altri potenti interessi, nei casi prima ricordati il dollaro e i bond più forti, quelli tedeschi in maniera particolare). Ma credo sia da vedere con favore l’appoggio al PQE, in quanto contribuisce a superare alcuni tabù, quali quello dell’impossibilità di finanziarie la spesa pubblica attraverso emissione di moneta, che mettono il freno alla possibilità di una robusta ripresa economica.
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