Sindacati e Governo sono d’accordo per Quota 41 per tutti? In molti ne parlano, ma ci sono poche possibilità a riguardo visto un costo insostenibile per l’Italia.
Per le pensioni si parla di “convergenza” tra sindacati e Governo per quanto riguarda la proposta delle parti sociali di permettere il pensionamento, indipendentemente dall’età anagrafica, al raggiungimento dei 41 anni di anzianità contributiva.
Una Quota 41 per tutti, a differenza di quanto accade oggi visto che l’accesso alla pensione con 41 anni di contributi (e una finestra mobile di 3 mesi) è riservato ad alcune categorie di lavoratori precoci.
Personalmente restiamo scettici a riguardo. Non crediamo, infatti, alla possibilità che il Governo Draghi si faccia carico dei costi di Quota 41 per tutti, poiché questa potrebbe avere un impatto persino superiore a quello di Quota 100.
Dall’Esecutivo hanno già fatto - più volte - sapere che non c’è l’intenzione di aumentare ulteriormente la spesa pensionistica e ci si atterrà alle richieste dell’Unione Europea. Una conferma che la partita per Quota 41 per tutti è più difficile di quello che si pensa. D’altronde, anche il Governo Lega-Movimento 5 Stelle aveva in mente di approvare questa misura, ma poi ha deciso in favore della meno costosa Quota 100.
Se non è riuscito il primo Governo Conte - tra quelli che hanno speso di più per le pensioni negli ultimi anni - come ci si aspetta che lo faccia il Governo Draghi che tra l’altro è vincolato alle raccomandazioni dell’Unione Europea per l’accesso alle risorse del Recovery Plan?
Pensioni: quanto costerebbe Quota 41 per tutti
Intanto è bene sottolineare che concentrare tutte le risorse (poche) a disposizione per la riforma delle pensioni per Quota 41 per tutti risulterebbe penalizzante per le donne. Queste, infatti, già furono svantaggiate da Quota 100, vista la difficoltà di maturare ben 38 anni di contributi, figuriamoci con una misura di flessibilità che richiede ben 41 anni di contribuzione.
E il costo di Quota 41 per tutti (senza penalizzazioni) sarebbe molto elevato. L’introduzione di Quota 41 senza vincoli (eliminando dunque il criterio dei lavoratori precoci e delle categorie che necessitano di una maggior tutela) avrebbe un costo di 12 miliardi di euro in più ogni anno (una volta che questa sarà a regime).
Un ulteriore incremento che l’Italia non si può permettere, in quanto si tratta di uno dei Paesi che già spende di più lato pensioni. La spesa previdenziale oggi sfiora i 300 miliardi di euro l’anno, il 16,7% del PIL nazionale. E questo dato - anche a causa di Quota 100 - è destinato ad aumentare nei prossimi anni: senza introdurre altre misure di flessibilità, quale appunto sarebbe Quota 41 per tutti, la spesa per le pensioni in Italia alla fine del 2036 dovrebbe raggiungere un picco del 17,4%.
Trovare le risorse necessarie per adottare Quota 41 per tutti non sarà per nulla semplice e non è assolutamente scontato che ci sia la volontà politica.
Quota 41 per tutti solo con penalizzazioni
Non stiamo raccontando nulla di nuovo. Gli addetti ai lavori sanno che permettere di andare in pensione con 41 anni di contributi (rivedendo quindi l’attuale requisito previsto per la pensione anticipata) avrebbe un costo al momento insostenibile.
E non è un caso che la Lega - tra i partiti più attivi quando si parla di riformare le pensioni - abbia depositato un disegno di legge che prevede sì Quota 41 per tutti, ma con una penalizzazione per coloro che decidono di ricorrervi. Nel dettaglio, la proposta segue quanto già fatto con Opzione Donna, prevedendo un ricalcolo interamente contributivo per chi deciderà di ricorrere a questa misura. Solo così la misura sarebbe economicamente sostenibile, ma allo stesso tempo meno vantaggiosa per chi vi ricorre.
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