Non esistono alternative valide a Quota 100: ecco perché il Presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, ha sbagliato sulle pensioni.
Tiene banco da mesi il discorso legato al futuro delle pensioni in Italia. Da tempo si discute di cosa fare per il dopo Quota 100, con i sindacati che chiedono di prevedere un’ulteriore misura di flessibilità che possa evitare che si venga a creare uno scalone di cinque anni tra il 2021 e il 2022.
Non è ancora chiaro se una riforma delle pensioni ci sarà o meno, né tantomeno quali saranno le misure che ne faranno parte. Si parla con insistenza di una Quota 102, come pure di una Quota 41 per tutti, ma al momento di concreto non c’è nulla.
Lo ha confermato il Presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, nel corso dell’audizione davanti alla Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti gestori che lo ha visto protagonista. Nel dettaglio, questo ha spiegato che “sulla riforma delle pensioni si è detto poco anche perché probabilmente non sono ancora iniziati i tavoli di confronto con i sindacati”.
Tuttavia, ci sono comunque delle considerazioni che l’Inps è stato chiamato a fare. E tra queste c’è quella per cui una riforma, nonché una nuova misura di flessibilità per il dopo Quota 100, non è così necessaria come si potrebbe pensare.
Riforma delle pensioni: cosa ne pensa il Presidente dell’Inps
C’è chi ritiene che la fine di Quota 100 sarà un duro colpo per tutti coloro che vorranno andare in pensione dal 2022. Per chi non riesce a maturare i requisiti per l’accesso a questa misura di flessibilità entro l’anno corrente, infatti, il rischio è di andare in pensione con cinque anni di “ritardo”.
Per questo motivo si chiede al Governo di pensare a una misura di flessibilità alternativa a Quota 100. Richiesta che, secondo quanto dichiarato in Commissione da Pasquale Tridico, non è così fondamentale.
Secondo il Presidente dell’Inps, infatti, “dopo Quota 100 non c’è il deserto”; parole che stanno a significare che in realtà opportunità per andare in pensione prima, non dovendo dunque attendere i 67 anni di età, ci sono.
L’errore commesso dal Presidente dell’Inps sulle pensioni
Va detto che il Presidente dell’Inps ha le sue ragioni, ma le sue parole vanno comunque contestualizzate. È vero che esistono delle misure alternative con le quali andare in pensione prima di 67 anni, ma queste:
- o richiedono comunque più anni di contributi rispetto a Quota 100, come nel caso della pensione anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne);
- o comunque sono riservate ad alcune specifiche categorie di lavoratori. Si pensi agli usuranti e ai gravosi con l’Ape Sociale, o anche alle lavoratrici con Opzione Donna (misure che tra l’altro dovranno essere prorogate altrimenti cesseranno di esistere dal 1° gennaio prossimo).
È vero, dunque, che non c’è il deserto dopo Quota 100, ma allo stesso tempo non si può pensare che da sole queste misure siano sufficienti per sopperire al problema che si verrà a creare dal prossimo 1° gennaio, quando molte persone rischiano di essere svantaggiate e di dover andare in pensione con cinque anni di ritardo.
Non ci sono, quindi, alternative valide a Quota 100, in quanto quelle a disposizione di tutti - e quindi non solo a determinate categorie di persone - prevedono comunque un’età anagrafica molto più elevata o comunque più anni di contributi.
Semmai una riforma non ci sarà non è perché le misure esistenti sono sufficienti per sopperire all’addio di Quota 100, quanto più per la carenza di risorse e per la poca volontà politica nel farlo.
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