Taglio sugli assegni delle pensioni in arrivo? È quello che emerge da una ricerca della Fondazione studi consulenti del lavoro. Vediamo perché e soprattutto per chi.
Per le pensioni c’è il taglio sugli assegni in arrivo? Una domanda che periodicamente si ripropone.
Possiamo dire che sì: per il futuro un taglio sull’assegno finale potrebbe esserci e le nuove misure che il governo sta studiando insieme ai sindacati per una riforma delle pensioni che sia strutturale e superi Quota 100 al momento non lascia ben sperare.
Ciò che non lascia ben sperare in realtà sono anche le rilevazioni della Fondazione studi consulenti del lavoro che prevede un impatto negativo sugli assegni futuri delle pensioni per un problema attuale che riguarda il mercato del lavoro.
Intanto il 3 febbraio c’è stato un incontro tra sindacati e governo per una riforma delle pensioni che riguarderà anche i giovani.
Vediamo però perché non c’è da stare troppo tranquilli e perché, ma soprattutto per chi potrebbe essere in arrivo un taglio sugli assegni delle pensioni.
Taglio assegni pensioni in arrivo? Perché i giovani saranno penalizzati
Il taglio degli assegni delle pensioni del futuro riguarderà i giovani di oggi. Questi saranno quasi probabilmente, e non è un caso, quelli più penalizzati.
A mettere in luce un problema strutturale nel mercato del lavoro odierno e previdenziale del futuro è la Fondazione studi consulenti del lavoro.
Il nodo cruciale riguarda i contributi versati a parità di ore lavorate. La Fondazione ha calcolato che in dieci anni, dal 2008 al 2018, le ore lavorate sono diminuite di 2 miliardi. Meno ore lavorate significa una minore retribuzione e questo determinerà ovviamente una riduzione degli assegni delle pensioni del futuro. Queste ore, calcolate per ciascun lavoratore sono state:
- 1.806 nel 2008;
- 1.722 nel 2018.
Un calo del 4,6 % che per le pensioni dei giovani rappresenta un problema dal momento che questi spesso non sono in grado di permettersi una pensione complementare privata.
Un altro problema riguarda la discontinuità lavorativa, la precarietà e la piaga del lavoro nero.
Secondo lo studio della Fondazione il livello di occupazione dei giovani in Italia resta dietro la media europea risultando dimezzato. Il calo demografico poi, porterà entro il 2050 il numero dei pensionati a superare quello dei lavoratori (stime Ocse) e questo creerà ovviamente non pochi problemi sul versante della sostenibilità del sistema pensionistico italiano.
Solo qualche giorno fa è arrivata la proposta che mette d’accordo sindacati e governo per una pensione di garanzia per i giovani. Proprio questo è il nodo centrale di un altro elemento che porterebbe a un taglio delle pensioni future e che riguarda il calcolo contributivo degli assegni. Vediamo perché.
Pensioni: tagli sugli assegni con calcolo contributivo
Presto arriverà il calcolo interamente contributivo per le pensioni e allora il problema dei tagli sugli assegni del futuro riguarderà tutti quei lavoratori che avranno iniziato a versare i contributi dopo il 31 dicembre 1995.
Il 1° gennaio 1996 è stato il primo giorno ufficiale in cui si è passati dal sistema retributivo al sistema contributivo.
Nel 2036 il sistema misto sarà esaurito: previsto per coloro che hanno versato una parte dei contributi con il retributivo e in parte con il nuovo sistema.
Chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995 andrà in pensione con il calcolo dell’assegno basato sul contributivo puro e quindi sui contributi versati. È chiaro che per chi ha lavori discontinui, ha iniziato a versare i contributi molto tardi (e accade sempre più spesso tra i giovani) ed è anche precario la pensione sarà molto bassa e il metodo di calcolo andrà ancora di più a gravare sull’assegno finale.
Per questi motivi i sindacati hanno suggerito di aumentare a 780 euro la pensione minima per coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1996, opzione che il governo si è detto disposto a valutare.
Al momento sono solo ipotesi quello che è certo è che il calcolo contributivo puro il taglio lo porterà ed è il motivo per cui i giovani dovrebbero investire nella previdenza complementare qualora se lo possano permettere. Il presidente INPS non a caso ha proposto un fondo integrativo pubblico proprio per i giovani.
Per avere maggiori dettagli sulle pensioni del futuro e sulla fine che faranno gli assegni bisognerà attendere la prossima riforma del governo.
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