Perché Salvini non vuole fare il tampone per il coronavirus

Alessandro Cipolla

11/03/2020

Matteo Salvini a seguito della positività al coronavirus di uno degli agenti della sua scorta si era detto disponibile al fare il tampone ma, dopo giorni, ancora non ha effettuato il test: “Non ho sintomi, toglierei il posto a un altro…”.

Perché Salvini non vuole fare il tampone per il coronavirus

Matteo Salvini non ha fatto il tampone e non appare intenzionato a farlo, nonostante si fosse detto disponibile a effettuare il test dopo che lo scorso 6 marzo era stata resa nota la notizia della positività al coronavirus di uno degli agenti della sua scorta.

Il leader della Lega aveva subito specificato che non era “mai stato a contatto con il ragazzo della Polizia che potrebbe essere positivo, e ovviamente farò tutto quello che le Autorità sanitarie mi chiederanno di fare, come ogni altro cittadino”.

Quattro giorni dopo l’agenzia Adnkronos ha riportato delle dichiarazioni di Matteo Salvini dove l’ex ministro, a specifica domanda, ha risposto di non aver ancora effettuato il test e di non essere in quarantena.

Perché Salvini non fa il tampone per il coronavirus

In piena emergenza coronavirus con tutto il Paese dichiarato zona rossa e un numero di contagiati e morti inferiori solo alla Cina, Matteo Salvini è intervenuto a Radio Radio Web dove gli è stato domandato se avesse effettuato il tampone dopo la positività di uno degli agenti della sua scorta.

No, porterei via il posto a un altro... - ha spiegato il leader della Lega - secondo le regole si fa il tampone se si hanno i sintomi”. Con ogni probabilità medici e Autorità non hanno ritenuto necessario il test per il Capitano.

Nonostante questo Salvini ha ammesso di aver preso molti accorgimenti negli ultimi giorni come misurarsi la febbre due volte al giorno, lavarsi le mani, niente più comizi, assemblee e anche gli amati selfie.

Certo, poi sono andato a far la spesa e un signore mi ha chiesto di fare una foto... - ha ironizzato il segretario del Carroccio - cosa dovevo fare? Mica potevo mettergli due dita negli occhi”.

Dopo la positività del segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti e quella del governatore del Piemonte Alberto Cirio, adesso è arrivata la notizia del contagio anche del deputato di Cambiamo Claudio Pedrazzini, segno di come in questa emergenza i politici per il loro stare di continuo a contatto con tante persone sono dei soggetti molto a rischio.

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