Sono stati i tedeschi a capire perché i vaccini Astrazeneca e Johnson&Johnson potrebbero causare trombosi; e insieme alla scoperta arriva anche la soluzione. Ecco di che si tratta.
Una ricerca in via di pubblicazione riguardante i vaccini Astrazeneca e Johnson&Johnson sostiene che è stata trovata la soluzione possibile al fatto che alla somministrazione del vaccino potrebbe succedere il verificarsi di coaguli di sangue e trombosi.
Alcune persone - una minima parte - che hanno ricevuto le dosi dei due vaccini in questione contro il Covid-19 hanno infatti riportato delle complicanze tromboemboliche.
Vediamo qual è la ricerca tedesca, perché i vaccini Astrazeneca e Johnson&Johnson potrebbero causare trombosi e in che consiste la soluzione che arriva dalla Germania.
Cosa dice l’Aifa sulle trombosi di Astrazeneca e Johnson&Johnson
In seguito alle varie segnalazioni del presentarsi di eventi inerenti a complicanze tromboemboliche per alcuni pazienti di Astrazeneca e Johnson&Johnson, l’Aifa ha nominato un gruppo di ricercatori per indagare e approfondire i motivi di tali fatti.
In questo modo, l’Aifa ha potuto contribuire all’identificazione di eventuali strategie di minimizzazione del rischio o di gestione clinica di queste tipologie di eventi. È proprio l’Aifa, infatti, a fornire ai medici che operano nel settore vaccinale, le ultime novità su come gestire gli eventi di trombosi, che comunque sembrano essere molto rari.
Trombosi da vaccino: quando arrivano i sintomi e quanto è frequente
Nel rapporto fornito dall’Aifa, si spiega che i sintomi di trombosi causati dai due vaccini insorgono dopo un intervallo di tempo che va dai 5 ai 21 giorni successivi all’avvenuta vaccinazione anti-Covid.
Comunque, in linea generale, gli eventi trombotici non sembrano essere così frequenti. Secondo le statistiche aggiornate allo scorso aprile, sono stati riportati 169 casi di trombosi dei seni venosi cerebrali e 53 casi di trombosi delle vene splancniche su un totale di dosi pari a 34 milioni somministrate in Europa e nel Regno Unito. Tutto questo significa che la media è di 6,5 casi ogni milione di persone che riceve la dose vaccinale anti-Covid.
E in Italia?
In Italia, l’Aifa dichiara che i casi di trombosi venose in sedi atipiche (aggiornati allo scorso aprile) sono stati 34, ovvero lo 0,45 numero di casi ogni 100.000 persone vaccinate. Ma perché succede? Perché Astrazeneca e Johnson&Johnson possono provocare trombosi?
Perché Astrazeneca e Johnson&Johnson potrebbero provocare trombosi: la ricerca tedesca
A fornire la risposta per questa domanda è stato il tedesco Rolf Marschalek, docente presso l’università Goethe di Francoforte.
Il problema - secondo lo studio tedesco - sembrerebbe sussistere nel momento dell’ingresso dell’adenovirus nel nucleo della cellula. L’arco vitale dell’adenovirus passa attraverso una fase d’infezione delle cellule prima di entrare all’interno del Dna adenovirale presente dentro il nucleo. Solo dopo quest’ingresso nel nucleo, avviene la trascrizione genica.
Il problema sembrerebbe sussistere proprio a questo punto: quando avviene l’ingresso nel nucleo. Infatti, alcune parti della proteina Spike creano, unendosi e dividendosi, delle versioni mutanti che non sono in grado di legarsi alla membrana dove prende luogo la fase immunizzante.
Le proteine che non riescono a legarsi alla membrana dove avviene l’immunizzazione vengono espulse dalle cellule nel corpo del ricevente della dose vaccinale, trasformandosi in coaguli di sangue (e provocando trombosi).
Perché Pfizer, Moderna e BioNTech non causano coaguli
Questi tre vaccini sono a base di mRNA.
Nei vaccini a base di mRNA (proprio come Pfizer, Moderna e BioNTech), il materiale genetico fornito dalla proteina Spike non entra nel nucleo, ma viene rilasciato nel fluido cellulare. Questo è il motivo per cui questi vaccini non presentano il rischio di trombosi.
Arriva soluzione tedesca alle trombosi di Astrazeneca e Johnson&Johnson
Ci sarebbe una soluzione al problema trombosi: modificare la sequenza della proteina Spike per impedirne la libera scissione non programmata.
Questa è l’idea che i ricercatori tedeschi, guidati dal professor Rolf Marschalek, hanno proposto come studio in via di pubblicazione per migliorare le fasi vaccinali e ridurre i rischi di trombosi e coaguli indesiderati.
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