Perché la Cina rischia di far fallire il Montenegro

Giorgia Bonamoneta

28 Maggio 2021 - 22:57

Cosa sta accadendo in Montenegro (Balcani)? La Cina è il più grande finanziatore al mondo, specialmente nelle opere pubbliche di trasporto e telecomunicazione. Anche il Montenegro ha ottenuto un prestito, ma non può ripagarlo. In cambio la Cina avrà diritto su parte dei territori del paese balcanico.

Perché la Cina rischia di far fallire il Montenegro

La Cina finanzia diverse delle imprese monumentali in costruzione nel mondo, alcune molto vicine a noi. Il Montenegro, usando come garanzia parte del suo territorio, si è accordato con la Cina per finanziare 130 km di autostrada.

Da Bar al confine serbo questa opera pubblica sta costando al Montenegro molto più del miliardo di dollari previsto.

Infatti la pandemia ha colpito duramente l’economia dello Stato dei Balcani occidentali e, con un crollo del PIL del 15 per cento, non ha potuto fare a meno di chiedere aiuto all’Europa.

Montenegro: tutto quello che è andato storto con il finanziamento cinese

Il modus operandi degli investimenti cinesi nei Paesi piccoli e poveri è sempre lo stesso: finanziare gli Stati per opere pubbliche di telecomunicazioni e trasporti e mantenere il denaro nel sistema cinese per i propri interessi commerciali. Ma come? Il caso del piccolo Montenegro, nel quale vivono appena 629.355 abitanti, è perfetto per spiegare la strategia della Cina.

Il Partito democratico dei socialisti e la Cina hanno firmato, nel 2014, un contratto di ben 1 miliardo di dollari per la costruzione di un’autostrada che avrebbe dovuto aumentare il turismo nel Paese. Infatti l’autostrada, che da Bar al confine serbo avrebbe permesso la viabilità per 130 km, si sarebbe dovuta collegare a una rete di autostrade dei cosiddetti “corridoi paneuropei”.

Primo problema: il costo dell’autostrada in sé. Il contratto per il finanziamento cinese, che passa attraverso la Export-Import Bank of China, prevede il pagamento del debito entro vent’anni, con un interesse del 2 per cento. Per i primi sei anni il Montenegro non ha dovuto pagare nulla, la prima rata sarebbe dovuta arriva nel 2021, preceduta però, come sappiamo, da un anno d’imprevedibile pandemia di coronavirus.

Tra poche settimane scadono i “sei anni bianchi”, ma il Montenegro non ha i soldi per pagare la prima rata. E qui si collega il secondo problema: l’opera non è conclusa. Infatti dei 130 km di autostrada previsti ne sono stati portati a compimento solo 41 km. Il Montenegro aveva previsto di ripagare il debito con l’apertura dell’autostrada, il turismo e gli investimenti stranieri, ma così non è stato.

L’ultimo problema è relativo all’azienda di costruzione dell’autostrada, tale China Road & Bridge Corporation. Questa compagnia non ha vincoli con lo Stato del Montenegro: non deve assumere lavoratori o comprare materiali locali. La Road & Bridge Corporation si porta i propri dipendenti cinesi e il proprio materiale senza dazi e controlli.

Come spiega Alessandro Masala nella sua analisi sulla questione del prestito della Cina al Montenegro:

[...] e quindi il Montenegro si ritrova senza un particolare stimolo all’occupazione per questa grande opera, indebitato con una superpotenza, senza soldi - perché nazione a vocazione turistica travolta dalla pandemia - e con un cappio al collo.

Quello che intende Masala è che la Cina ha tutto l’interesse di rallentare e mettere in difficoltà nei pagamenti il Montenegro; dopotutto, al mancato pagamento del finanziamento la Cina acquisirà parte dei territori dello Stato dei Balcani.

La risposta dell’Europa al Montenegro

A questo punto entra in gioco la severa “mamma Europa”. Montenegro ha fatto richiesta per entrare in Europa, ne usa la moneta, l’euro appunto, ma non ne è ancora parte.

Da diverso tempo gli esperti internazionali mettono in guardia sugli investimenti della Cina. Peter Stano, portavoce per la politica estera dell’Ue, ha detto in merito che “l’Unione non può ripagare i debiti che gli Stati partner assumono con terzi”. Per quanto l’Europa sia preoccupata degli effetti socioeconomici degli investimenti cinesi, il fondo per il Montenegro conta già 9 miliardi di euro.

Insomma, un bel “no”, che potrebbe costare al Montenegro la perdita di territori e parte dell’indipendenza, ottenuta dalla Serbia nel 2006.

Non è la prima volta che la Cina allunga le mani su pezzi di territorio di altri Paesi: Balcani, Bielorussia, Sri Lanka, Grecia (porto del Pireo), Liberia, Nepal (diga), Cambogia, Algeria, Kenya (ferrovia) e Gibuti (mercato portuale). Lo scopo è allargare la propria influenza nel mondo e a fermarli c’è solo una commissione di tribunale, prevista dal contratto, anch’essa cinese.

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