Perché si torna a parlare di Italexit? Da Paragone al referendum di Sgarbi

Alessandro Cipolla

01/07/2020

In Italia sta tornando d’attualità il tema dell’uscita dall’Euro, dopo il referendum lanciato da Vittorio Sgarbi appoggiato anche dal Comune di Verona e l’annuncio del nuovo partito di Gianluigi Paragone, che dovrebbe chiamarsi proprio Italexit.

Perché si torna a parlare di Italexit? Da Paragone al referendum di Sgarbi

Torna d’attualità il tema dell’Italexit, ovvero quel processo che sulla scia di quanto successo nel Regno Unito con la Brexit potrebbe portare, in un futuro più o meno lontano, a una uscita dell’Italia dall’Euro e dall’Unione Europea.

Una questione da sempre passata sotto traccia, ma che è esplosa nel giugno 2018 quando prese il via il governo formato da Lega e Movimento 5 Stelle, due forze politiche che durante la loro campagna elettorale non avevano nascosto il loro euroscetticismo.

Come non ricordare a riguardo il veto del Colle a Paolo Savona come ministro dell’Economia e l’impennata dello spread, con i Mercati spaventati per quello che sembrava essere un governo ostile all’Europa.

Alla fine ben presto si è capito come i gialloverdi non avevano alcuna intenzione di uscire dall’Europa e tantomeno dall’Euro, con l’argomento che è servito però prima delle elezioni ad attirare i voti dei tanti nostalgici della Lira.

Adesso invece sono Vittorio Sgarbi e Gianluigi Paragone ad aver riportato in auge il delicato argomento. Il primo infatti ha lanciato una raccolta firme per un referendum sull’uscita dell’Italia dall’Euro, mentre il secondo dopo la cacciata dai 5 Stelle è pronto adesso a dare vita a un nuovo partito che si dovrebbe chiamare proprio Italexit, anche se già esiste una associazione politico culturale con questo nome.

Uscita dell’Italia dall’Euro: il ritorno dell’Italexit

Che il rapporto tra gli italiani e l’Europa non sia mai stato idilliaco è cosa risaputa, ma i risultati di un sondaggio fatto dall’istituto Swg lo scorso aprile ha fatto intendere come in Italia soltanto il 27% dei cittadini ha fiducia nell’Unione Europea.

Un dato in picchiata rispetto alla stessa indagine realizzata a aprile 2019, quando invece la percentuale era del 42%. Alla luce anche delle tensioni a Bruxelles sul come finanziare la ripresa dopo lo tsunami coronavirus, l’euroscetticismo appare essere in forte crescita nel nostro Paese.

Non potrebbe essere un caso di conseguenza la mossa di Gianluigi Paragone che, dopo essere stato espulso a inizio anno dal Movimento 5 Stelle, è pronto adesso a lanciare un suo nuovo partito che si dovrebbe chiamare Italexit.

Il sogno del senatore ora facente parte del Gruppo Misto è quello di portare sulla sua barca Alessandro Di Battista, da tempo smanioso di tornare in pista e sempre più in rotta con i vertici del Movimento 5 Stelle.

Il referendum di Sgarbi

In parallelo, anche Vittorio Sgarbi ha dato vita a un suo nuovo movimento, chiamato Italia libera, che lo scorso 27 maggio ha presentato presso la Corte di Cassazione un progetto di legge costituzionale d’iniziativa popolare.

Eloquente a riguardo il titolo: “Indizione di un referendum di indirizzo sul recesso dello Stato dall’Unione Europea”. Dopo la pubblicazione anche in Gazzetta Ufficiale, adesso occorreranno 500.000 firme per fare il referendum.

A questa iniziativa lanciata da Vittorio Sgarbi e dal suo comitato Libera l’Europa – UEXIT, ha aderito anche il Comune di Verona guidato dal forzista Federico Sboarina scatenando non poche polemiche.

Altri Comuni, da Milano a Bologna a Reggio Emilia - ha scritto in una nota il gruppo consiliare del PD di Verona - hanno democraticamente messo a disposizione il servizio di certificazione delle firme presso i propri Urp, ma nessuno lo ha fatto con la formula dell’adesione”.

Si tratterebbe comunque di un referendum soltanto consultivo, visto che in Italia la Costituzione non permette che si possano effettuare dei referendum sui trattati internazionali sottoscritti, ma tutte queste iniziative fanno la spia di come i tanti sostenitori dell’Italexit stanno cercando di organizzarsi, dopo essere stati in qualche modo “sedotti e abbandonati” da Lega e Movimento 5 Stelle.

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