Perché si festeggia il Pesce d’aprile e qual è l’origine della festa degli scherzi: ecco il significato originale e da dove arriva la tradizione del 1 aprile.
Il 1 aprile vuol dire solo una cosa: pesce d’aprile! Con tanto di punto esclamativo, sì, per ricordare la frase che spesso accompagna gli scherzi che dominano questa giornata particolare. Ma quali sono le origini del pesce d’aprile e perché è tradizionalmente conosciuta come la festa degli scherzi?
L’origine del pesce d’aprile. in inglese april fools, è diffusa in tutto il mondo e in questo caso le origini si perdono nelle pieghe del tempo e nelle svariate tradizioni culturali che determinato la storia e le tradizioni di ogni singolo Paese.
Quello che è certo è che in quasi in tutto il mondo il 1 aprile viene associato all’arte di architettare scherzi e prese in giro che vanno dal classico scherzo telefonico a vere e proprie notizie farlocche riportate dalle principali testate (badate bene, non fake news, ma scherzi su potenziali enormi che spesso ingannano i lettori che non badano troppo al calendario).
Perché si festeggia il 1 aprile: le origini del Pesce d’aprile
Per cercare di rintracciare e identificare le origini del pesce d’aprile è necessario seguire diverse piste che intrecciano tra loro molteplici tradizioni.
Partiamo dal XIV secolo: protagonista il beato Bertrando di San Genesio, la cui leggenda lo identifica come il salvatore del papa dell’epoca, liberato da una morte per soffocamento causato da una lisca di pesce. Il pesce avrebbe poi decretato che ad Aquileia, cittadina di cui San Genesio fu patriarca fino all’anno della sua dipartita nel 1350, non si sarebbe più mangiato pesce nella data del 1 aprile.
Ma c’è anche un’altra pista che detiene un certo seguito tra gli storici e gli esperti di tradizioni. In questo caso ci collochiamo in Francia sulla fine del XVI secolo. Prima ancora dell’introduzione e adozione del Calendario Gregoriano in Europa la festa di Capodanno era in origine collocata nella settimana compresa tra il 25 marzo e il 1º aprile. Con la riforma di Papa Gregorio XIII, che diede vita al calendario che oggi scandisce i ritmi della nostro quotidiano. Il Capodanno originario vedeva lo scambio di doni il 1 aprile, una tradizione adottata ancora oggi da alcuni Paesi che ricordano con piccolo regali una festività ormai definitivamente cambiata. Anche il nome poisson d’Avril, che identifica questa particolare usanza, ci aiuta a determinarne il nome attuale grazie alla sua traduzione dal francese: pesce d’aprile.
Il pesce e lo scherzo tornano anche nelle ipotesi degli antropologi che identificano questa tradizione con l’inizio della stagione della pesca primaverile: le ricostruzioni, non ancora accertate, vedono nella prima settimana d’aprirle una giornata di carestia per i pescatori che rientrando in porto a mani vuote erano spesso oggetto di scherno dai cittadini dell’epoca.
Arriviamo infine all’ultima ipotesi che ci porta ancora più indietro nel tempo, all’età classica: in questo caso il pesce d’aprile si legherebbe al mito di Proserpina (e in particolare in sua madre, ingannata da una ninfa e indirizzata verso una ricerca invano della figlia che la leggenda vede rapita da Plutone, signore dell’Averno, ovvero l’Ade per i romani) e alla Veneralia, festa romana pagana dedicata a Venere e alla Fortuna Virile (che, ovviamente, cadeva proprio il 1 aprile).
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