Petrolio ancora su $90 al barile, ma in calo: i motivi sono geopolitici

Violetta Silvestri

8 Febbraio 2022 - 13:05

Il prezzo del petrolio è in balia della geopolitica: Russia, USA, Ucraina e ora anche Iran sono gli attori che stanno svolgendo un ruolo chiave anche per gli scenari del greggio. Le novità.

Petrolio ancora su $90 al barile, ma in calo: i motivi sono geopolitici

Il prezzo del petrolio scende nettamente e i motivi sono tutti di natura geopolitica: l’attenuazione delle tensioni sull’Ucraina e la ripresa dei colloqui sul nucleare iraniano stanno spingendo il greggio al ribasso.

Da evidenziare che entrambi i contratti petroliferi hanno toccato i massimi degli ultimi sette anni, sostenuti dalla forte domanda globale, dalle continue tensioni nell’Europa orientale e dalle potenziali interruzioni dell’approvvigionamento dovute al freddo degli Stati Uniti.

In realtà, l’allentamento dei prezzi del petrolio potrebbe essere temporaneo. Mentre l’ottimismo sui colloqui tra Stati Uniti e Iran ha stimolato una certa presa di profitto, la debolezza dei futures sarà probabilmente di breve durata poiché il mercato petrolifero rimane in un deficit di offerta.

Cosa succede al prezzo del greggio?

Prezzo del petrolio scende: di quanto? Motivi e stime sul futuro

Alle ore 12.53 circa, la quotazione Brent viaggia sui 90,95 dollari al barile con un ribasso dell’1,88%. I future WTI scambiano a 89,80 dollari al barile con un calo dell’1,66%.

Innanzitutto, in focus c’è la frontiera ucraina. Il presidente francese Emmanuel Macron ha affermato di aver ricevuto assicurazioni dal suo omologo russo Vladimir Putin che non ci sarà un’escalation.

La crisi aveva contribuito all’impennata dei prezzi del petrolio e del gas naturale, oltre che di alcuni metalli, dopo che le nazioni occidentali avevano avvertito di una possibile invasione. La Russia ha ripetutamente negato tali piani.

Il calo del petrolio di oggi, però, è arrivato soprattutto dopo che il capo negoziatore nucleare russo Mikhail Ulyanov ha detto al quotidiano di Mosca Kommersant che i colloqui per rilanciare l’accordo nucleare iraniano sono al traguardo con un documento finale sul tavolo.

La possibilità di una maggiore quantità di petrolio iraniano arriva proprio mentre l’offerta globale è sempre più incapace di tenere il passo con l’aumento della domanda globale.

L’OPEC+ sta lottando per soddisfare i suoi impegni di aumento della produzione, in parte a causa delle interruzioni in Libia, mentre i trader stanno cercando di valutare quanto l’attività di scisto statunitense aumenterà la produzione quest’anno.

L’amministratore delegato di BP Plc Bernard Looney, a Bloomberg, ha affermato:

“C’è molta incertezza. Vediamo quello che accadrà con l’Iran, con la risposta allo shale in Nord America...abbiamo preoccupazioni in Libia.”

Secondo gli analisti di ANZ Research, “i futures sul petrolio greggio sono diminuiti al ribasso poiché lo spettro del petrolio iraniano che ha colpito il mercato ha pesato sul sentimento...Tuttavia, continuano ad emergere segnali più rialzisti per il petrolio”, hanno aggiunto, indicando l’aumento dei prezzi del petrolio dell’Arabia Saudita e la chiusura inaspettata di una raffineria statunitense.

Negli Stati Uniti, l’attività estrattiva in Texas è stata interrotta venerdì a causa di un’interruzione di corrente in tutta la città, poiché le temperature gelide di un fronte freddo artico hanno colpito la costa del Golfo, anche se alcune raffinerie si stanno riprendendo.

In definitiva, per il petrolio rimangono sotto i riflettori due fattori: l’offerta e gli sviluppi geopolitici.

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