Pfizer è pronta a licenziare 38 lavoratori di una sua filiale in Belgio per delocalizzazione in Romania, il tutto mentre grazie al vaccino anti-Covid il colosso farmaceutico dovrebbe aver aumentato i propri profitti fino a 4 miliardi di dollari.
Pfizer si appresta a certificare per il 2020 un profitto record da 4 miliardi di dollari, grazie soprattutto al suo vaccino anti-Covid che è stato il primo a essere autorizzato negli Stati Uniti e in Europa, mentre le previsioni per il 2021 parlano di entrate pari a 15 miliardi di dollari solo per siero anti-Covid.
Questo però sembrerebbe non essere sufficiente per fermare possibili licenziamenti.
Può sembrare surreale, eppure il sindacato Acv dopo un colloquio con l’azienda ha annunciato che nel centro di distribuzione di Zaventem, uno dei quattro siti presenti in Belgio, ci sarà un taglio del 15% del personale.
Sarebbero così 38 i lavoratori a rischio licenziamento, con la motivazione che andrebbe ricercata nella volontà di Pfizer di trasferire in Romania il suo dipartimento di approvvigionamento esterno.
“Negli ultimi mesi il personale ha lavorato il doppio per l’azienda per la produzione del vaccino anti Covid-19 - ha attaccato il sindacato - Procedere ora con i licenziamenti collettivi è uno schiaffo in faccia a tutti i dipendenti che contribuiscono al successo di Pfizer e mantengono la produzione di vaccini sulla buona strada”.
L’ulteriore beffa sarebbe che il vaccino è stato sviluppato “anche grazie ai fondi europei stanziati per la ricerca” ha sottolineato Bart Deceukelier del sindacato Acv, con l’aumento dei profitto che non avrebbe così evitato la delocalizzazione in Romania dove il costo del lavoro è inferiore rispetto al Belgio.
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