Drammatica escalation dopo le minacce dal vertice di Ramstein: Varsavia conferma l’ultimatum di Gazprom e i futures del Dutch salgono del 17%. Mentre il gas LNG statunitense già prezza affari d’oro
Ora le schermaglie e le minacce sembrano davvero finite. Dopo una giornata in cui si sono rincorse conferme e smentite rispetto alo stop dei flussi di gas russo verso la Polonia, Gazprom ha rotto gli indugi e fissato l’ultimatum: se entro oggi (26 aprile) non verranno saldati gli oneri di contratto in rubli, da domani mattina alle 08.00 verranno realmente bloccate del tutto le consegne di gas attraverso la pipeline Yamal-Europe.
La prima reazione concreta di Mosca all’escalation delle ultime ore, possibilmente più drammatiche e preoccupanti di quanto si potesse pensare dopo che il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, aveva evocato chiaramente il rischio di Terza Guerra mondiale. Sembrava un’estremizzazione destinata a spingere tutti verso più miti consigli, come d’altronde aveva lasciato intendere l’immediata e preoccupata reazione della Cina ma dal vertice di Ramstein in Germania i tamburi di guerra risuonavano sempre più forti, Prima la conferma da parte del governo tedesco del via libera alla trasferimento in Ucraina di carrarmati con sistemi anti-aerei Gepard, un clamoroso cambio di linea rispetto a quanto dichiarato non più tardi di sabato dallo stesso Olaf Scholz, poi la dichiarazione del Regno Unito rispetto alla legittimità di attacchi sul suolo russo con armi occidentali.
Mosca non ha perso tempo. Prima ha confermato come un tale approccio la legittima a una ritorsione di pari intensità contro Paesi Nato, poi ha emanato il diktat alla Polonia. Ovvero, all’Europa: nessuna proroga, entro le 08.00 di domattina occorre pagare le forniture di gas in rubli. Altrimenti, rubinetti definitivamente e totalmente chiusi. E che non si tratti dell’ennesima minaccia a vuoto lo ha indirettamente reso noto il governo di Varsavia, il quale ha confermato come si attenda di essere tagliato fuori definitivamente dalle forniture russe entro poche ore e che, ad oggi, le riserve sono piene al 76%. L’incubo dei razionamenti e dei possibili black-out sta diventando realtà.
Come confermato da questi due grafici,
il primo dei quali mostra come il flusso sia già azzerato tramite la Polonia, quindi destinato a non veder consegnato gas all’hub europeo di Mallnow in Germania. Mentre il secondo mostra la reazione dei prezzi futures del Dutch alla Borsa di Amsterdam (+17%) subito dopo la prima ammissione della PGNiG, l’ente che gestisce il tratto polacco della pipeline, rispetto allo stop delle forniture. Quindi, quando ancora non era giunto l’ultimatum di Gazprom. Dove potrebbe volare domattina è facilmente intuibile.
Ma non basta. Questo altro grafico
mostra il trend dei prezzi dei futures anche del gas LNG statunitense, quello destinato a rimpiazzare le forniture russe sia nell’immediato di una crisi che nel lungo periodo. Dopo aver registrato un -20% la scorsa settimana, entrando in bear market a seguito di un picco ai massimi da 13 anni, le valutazioni stamattina sono esplose sulle aspettative di ristrettezze nell’offerta, derivanti appunto da una sospetta prezzatura anticipatoria da parte del mercato Usa di quanto sta avvenendo in queste ore in Europa. Come dire, qualcuno Oltreoceano si sta già fregando le mani. E con le forniture interne che a livello di refill settimanale hanno appena segnato un calo sotto la media a cinque anni, un eventuale blocco totale da parte della Russia non potrebbe che mandare in orbita le valutazioni. Sia del Dutch che del gas LNG statunitense. Da domani mattina alle 08.00 non si scherza più. E il redde rationem pare arrivato in netto anticipo sulla stagione dei condizionatori.
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