Polonia: il nuovo focolaio della crisi dell’Unione Europea

Flavia Provenzani

20/12/2016

La Polonia aumenta la paura per la crisi dell’Unione Europea. Popolo in rivolta contro la destra al potere, la Commissione UE valuta l’applicazione di sanzioni.

Polonia: il nuovo focolaio della crisi dell’Unione Europea

La Polonia è la nuova spina nel fianco dell’Unione Europea.

In Europa sta nascendo un nuovo focolaio della crisi che sta minacciando l’UE e questa volta non proviene dai soliti noti Grecia, Italia e Spagna.
Durante il fine settimana, in Polonia migliaia di manifestanti sono scesi in piazza per protestare contro il bilancio del governo per il 2017 e la sua intenzione di introdurre nuove restrizioni ai media.

Questa non è la prima volta che le leggi del partito di destra polacca Diritto e Giustizia finiscono nel mirino dall’insediamento del partito al Governo alla fine del 2015. Il malcontento pubblico e internazionale è in crescita su parte delle politiche portate avanti, anche in riferimento all’aborto e alle restrizioni della libertà di stampa.

L’Unione Europea sta valutando l’applicazione di sanzioni al Paese, all’interno dell’UE dal 1° maggio 2004.

Ecco cosa sta succedendo in Polonia e in che modo il Paese si prepara ad alimentare la crisi dell’Unione Europea.

Polonia, nuova crisi UE: perché il popolo è in rivolta?

Diritto e Giustizia, attualmente al governo in Polonia, è un partito di destra euroscettico e conservatore.
Il partito ha annunciato delle nuove restrizioni ai media la scorsa settimana, dopo la proposta di sorvegliare le nomine dei direttori dei giornali.
L’opposizione parlamentare hanno già richiesto che i nuovi limiti rivolti ai media vengano immediatamente eliminati.

È stata inoltre richiesta una nuova votazione alla legge di bilancio polacca per il 2017, dopo che il governo ha approvato il piano di spesa senza consultare il parlamento ma solo una camera, con un elevato numero di sostenitori del governo - evento che l’opposizione all’estrema destra polacca definisce «illegale».
Il primo ministro del paese, Beata Szydlo, crede che l’atteggiamento dei suoi oppositori parlamentari sia «scandaloso».

Migliaia di manifestanti dell’opposizione hanno deciso di scendere in piazza per esprimere il loro malcontento contro le azioni del governo.
La Polonia sembra vivere in un contesto di regressione politica più di quanto si potesse immaginare.

Dall’insediamento di Diritto Giustizia di ottobre 2015, sono stati organizzati diversi scioperi. I manifestanti hanno protestato contro le modifiche alla corte costituzionale, riforme di sorveglianza e le modifiche alla legge sui media.
Più di recente, quasi sei milioni di persone hanno protestato contro il divieto assoluto di aborto.

I rapporti tra Unione Europea e Polonia: sanzioni in arrivo?

Lo scorso luglio, la Commissione europea ha aperto un’indagine senza precedenti sullo stato di diritto in Polonia - una procedura che viene iniziata quando vi è il timore che un paese in particolare sta andando contro i valori democratici dell’Unione Europea.

A quel tempo, la Commissione aveva specificato che si trattava di un’«azione preliminare» ma, dopo diversi incontri con il governo polacco nel corso degli ultimi 11 mesi, la Commissione potrebbe essere vicina all’erogazione di sanzioni contro la Polonia per non stare tentando di attenuare le preoccupazioni dell’UE.

«La Commissione ha già espresso preoccupazione in alcune occasioni sullo stato di diritto in Polonia»,

ha commentato Mina Andreeva, una portavoce della Commissione UE nella giornata di lunedì.

Anche se non vi è alcuna scadenza per la Commissione europea nel proporre tali sanzioni - che potrebbero anche prevedere la rimozione del diritto al voto del paese a livello europeo - il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker ha deciso di includere la questione all’interno della riunione settimanale di questo mercoledì.

Lo scontento percepito in Polonia contro la politica è un altro dei problemi sul tavolo dell’Unione Europea in un momento in cui il blocco europeo deve affrontare le trattative sulla Brexit, la crisi economica in Grecia, l’ascesa del populismo, la questione dei migranti e non solo.

Donald Tusk, ex primo ministro polacco e ora a capo del Consiglio europeo, sabato scorso ha dichiarato che chiunque stia minando il «modello europeo di democrazia» in Polonia «sta esponendo tutti noi a rischi strategici».

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