Polveri sottili: in Europa limiti troppo alti, allarme per la salute

Erasmo Venosi

23 Maggio 2017 - 10:35

In Europa i limiti di emissione di pericolosi inquinanti sono troppo alti rispetto ai limiti dell’OMS. Centinaia di migliaia di decessi da PM 2,5 secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente.

Polveri sottili: in Europa limiti troppo alti, allarme per la salute

I limiti dell’Unione europea per le emissione in atmosfera di inquinanti killer come le polveri sottili e ultrasottili sono il doppio per le PM 10 e il 150% in più per le PM 2,5 rispetto ai livelli fissati dalla Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Un ruolo importante svolto dalla intensità e distribuzione dei venti.

Il valore normativo del Principio di Precauzione poggia sul binomio responsabilità-precauzione. Un Principio ripreso nel Protocollo di Biosicurezza adottato a Montreal, nel Trattato di Amsterdam, e nell’art. 301 del Codice Ambiente. Un Principio che molto ragionevolmente richiede misure di tutela dell’ambiente anche quando è assente l’evidenza scientifica di un suo danno, ovvero l’esistenza di un nesso causale tra un rischio potenziale che può avere conseguenze lesive per la salute e per l’ambiente. Un Principio adottato quasi all’unanimità, che però è affermato solo teoricamente e senza reale applicazione concreta. Soprattutto in Italia, paese a saccheggio ambientale impunito e cultura istituzionale improntata all’indifferenza verso i beni comuni.

Basta soffermarsi sulle diverse soglie di sicurezza per inquinanti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e quelli, per esempio, dell’Unione europea. Un esempio clamoroso è rappresentato da uno dei killer del nostro tempo, le cosiddette polveri “PM.Particular Matter”, materiale particolato. Numerose le forme e il “peso” delle particelle PM. Il metodo introdotto per renderle omogenee è quello di far riferimento al “diametro aerodinamico”. In tal modo si trasforma virtualmente la particella in una sfera che ha un suo diametro e una sua densità (rapporto tra massa e volume). Il diametro aerodinamico di una particella corrisponde a una sfera virtuale in cui ogni centimetro cubo pesa un grammo e che cade al suolo con la stessa velocità della particella PM. Distinguiamo le PM 10, particelle con diametro aerodinamico che varia tra dieci millesimi di millimetro e intorno lo zero le PM 2,5, PM1 e PM 0,1.

La distribuzione delle polveri (PM) sul territorio per effetto delle combustioni dovute a incendi (ultimo a Pomezia), inceneritori, centrali e altro dipende molto dalle condizioni meteorologiche locali, come la direzione prevalente dei venti, le calme di vento e gli stati di inversione termica. Inoltre, ci sono altri parametri che influenzano le emissioni: sono la tipologia della sorgente e la temperatura dell’effluente. Le caratteristiche dei venti sono spesso ricavate dalle stazioni meteorologiche dell’aeronautica, che per esempio misurano i venti con velocità superiore a 0,5 metri/secondo.

Gli strati d’inversione termica sono di difficile e costosa rilevazione e sembra che poche siano state le campagne sperimentali. Tutte queste osservazioni per dire che le simulazioni fatte con modelli di calcolo delle dispersioni di inquinanti in atmosfera sono affidabili solo se i dati in ingresso rappresentano le reali condizioni metereologiche e morfologiche della zona oggetto di studio. Diversamente, usando dati incompleti si ottengono risultati non conformi alla realtà. Gli americani usano un acronimo per definire questo effetto: GICO (“garbage in garbage out”), ovvero “spazzatura entra, spazzatura esce” (nel modello di simulazione). Il DM 261/02 definisce i criteri per le valutazioni della qualità dell’aria e per l’uso di modelli:

“La valutazione della complessità dell’area su cui si fa la valutazione deve tenere conto delle caratteristiche orografiche del territorio, di disomogeneità superficiali (discontinuità terramare, citta-campagna, acque interne) e condizioni meteo diffusive non omogenee (calma di vento negli strati bassi della troposfera, inversioni termiche eventualmente associate a regimi di brezza); l’uso di modelli analitici (gaussiani e non) si considera generalmente appropriato nel caso di siti non complessi, mentre qualora le disomogeneità spaziali e temporali siano rilevanti per la dispersione, è opportuno ricorrere all’uso di modelli numerici tridimensionali, articolati in un preprocessore meteorologico (dedicato principalmente alla ricostruzione del campo di vento) e in un modello di diffusione”.

Altra doverosa osservazione relativa al PM 10 riguarda il limite di sicurezza. L’OMS fissa il limite annuale in 20 milionesimi di grammo per metro cubo per le PM 10 e 10 milionesimi di grammo per le PM 2,5 mentre per l’Unione europea le quantità diventano rispettivamente 40 milionesimi di grammo a metro cubo e 25 per le PM 2,5. Inoltre il volume di una sfera è pari a un poco più della metà (0,523) del diametro, moltiplicato per se stesso tre volte (D3). Una particella PM 10 quindi, a parità di composizione, peserà mille volte una particella PM 1 e un milione di volte una PM 0,1. Le stesse differenze incideranno quando si andrà, a valutare la concentrazione del particolato esprimendola in milionesimi di grammo,per tutte le particelle contenute, in un metro cubo di atmosfera.

Evidente che la componente di particolato che influenzerà la misura saranno quelle con diametro aerodinamico PM 10 mentre, insufficiente rilevanza sarà data alle particelle più piccole come PM 1, PM 0,1, che sono quelle più pericolose dal punto di vista sanitario considerato che arrivano fino agli alveoli polmonari. Un milione di particelle con diametro di 0,1 microgrammi sono pari a una con diametro PM 10.

Appare scandaloso e immorale che dai dati 2016 dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, facendo riferimento ai limiti OMS, risulta sopra la soglia di PM 2,5 il 91% della popolazione urbana e il 63% per le PM 10. Il livello giudicato accettabile dalle norme nazionali ed europee, per le polveri fini, ma anche per altri pericolosi inquinanti sono evidentemente frutto di una scelta conseguente a un’analisi costi benefici, tra la tutela della salute e le ragioni del mercato nella competizione globale.

In un prossimo articolo tratteremo delle diossine del benzopirene e dell’analisi di rischio sia industriale che sanitario, in un Paese che ha legiferato sul rischio di incidenti rilevanti 12 anni dopo la tragedia di Seveso. I morti da PM 2,5 in Europa secondo il Rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente sono 430 mila e la Pianura Padana è una delle zone più inquinate del Mondo.

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