Prestazioni sociali a chi ha un ISEE basso. Cosa cambierebbe?

Rosaria Vincelli

15/02/2016

Prestazioni sociali come reversibilità e assegno sociale solo a favore di chi ha un ISEE basso. Ecco come cambierebbero le cose se il ddl sul riordino delle prestazioni assistenziali dovesse passare.

Prestazioni sociali a chi ha un ISEE basso. Cosa cambierebbe?

Il ddl sul riordino delle prestazioni assistenziali prevede che esse siano erogate dall’INPS solo a favore di coloro che hanno un ISEE basso. Molti potrebbero non beneficiare più di reversibilità e assegno sociale. Vediamo cosa accadrebbe se il ddl dovesse ottenere la maggioranza.

Prestazioni sociali: erogate a chi ha un ISEE basso?

Il ddl sul riordino delle prestazioni sociali che ha già ottenuto il consenso dal Consiglio dei Ministri ed è ora in Commissione Lavoro, prevede, da un lato, un maggiore aiuto alle famiglie, ma dall’altro, un taglio alle prestazioni assistenziali poiché prende in considerazione non più il reddito dei soggetti, ma l’indicatore ISEE.

In base a quanto disposto nel decreto, infatti, tutti gli interventi assistenziali andrebbero collegati non più al reddito, ma all’ISEE ed inoltre la pensione dei superstiti (indiretta o reversibilità ) non rientrerebbe più tra le prestazioni di previdenza, ma di assistenza.

Cosa cambia con l’indicatore ISEE?
Se si riconducono tutte le prestazioni assistenziali all’indice ISEE molti potrebbero perdere il diritto a godere di alcuni benefici come la reversibilità o l’assegno sociale (Assegno sociale: come presentare la domanda? Requisiti e limiti reddituali) questo perché l’ISEE si compone non soltanto della ricchezza prodotta da un nucleo familiare in un dato momento, generalmente l’anno, ma anche della ricchezza già posseduta, il patrimonio, in cui si fanno rientrare immobili, terreni, denaro depositato in un libretto o in un conto corrente, ossia tutta quella ricchezza che in realtà non produce frutti concreti.

E’, inoltre, importante sottolineare che rientrano nel nucleo a fini ISEE tutti coloro che figurano nello stato di famiglia ed in alcuni casi possono farvi parte anche coloro che non convivono con il dichiarante (studenti fuori sede non autonomi, coniugi separati di fatto, etc).

Da queste riflessioni si può dedurre che, seppure un riordino delle prestazioni sociali sia necessario, attribuire il loro accesso all’indicatore ISEE potrebbe comportare un grave danno per molte famiglie che, seppure vantino un patrimonio, allo stato dei fatti possono contare su un reddito basso.

Prestazioni sociali: reversibilità come prestazione assistenziale?

Un altro importante cambiamento legato al ddl è il passaggio della reversibilità (Reversibilità pensione: quanto spetta a moglie, figli e altri familiari. Casi e calcoli) dalla categoria previdenziale a quella assistenziale, che però non è più soltanto un cambio di definizione visto che molti soggetti poterebbero perdere il diritto a riceverla a causa proprio della rilevanza dell’indicatore ISEE.

Infatti, in base a quanto previsto dal ddl tutte le prestazioni assistenziali dipenderebbero dall’indicatore ISEE e, rientrando anche la reversibilità nella categoria, stando a quanto disposto dal disegno di legge, molti soggetti potrebbero perdere il beneficio (ad esempio potrebbe non avervi più diritto la vedova che convive con la figlia se quest’ultima non ha un ISEE basso, oppure chi ha qualche risparmio in banca, etc).

Il riordino delle prestazioni assistenziali è necessario, ma occorre essere molto attenti nello stabilire le modalità per accedervi e soprattutto nel definire le soglie ISEE o si rischia di escludere dal beneficio proprio i soggetti che, pur avendo un patrimonio, un immobile o qualche risparmio, in realtà sono i soggetti che più necessitano delle prestazioni sociali.

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