Il prezzo dell’argento segna i minimi degli ultimi tre mesi e torna sotto quota $18: capiamo il perché di questo crollo e vediamo le prospettive del metallo prezioso.
Il prezzo dell’argento torna sotto i $18 l’oncia dalla fine di giugno e segna con ieri la peggiore prestazione del 2016, sfiorando quasi il -6%.
È stato un martedì nero per i beni rifugio in generale e per i metalli preziosi in particolare, con l’oro che ha abbattuto con convinzione quota $1.300, sorprendendo in negativo come raramente era accaduto negli ultimi mesi.
La ragione è da ricercarsi nello sprint settimanale messo in piedi dal dollaro USA e dal ritorno della correlazione inversa che lo lega al valore dei metalli preziosi. Le prospettive di un rialzo dei tassi di interesse a dicembre sono infatti aumentate e l’avvicinarsi delle presidenziali americane potrebbe rafforzare ulteriormente il biglietto verde.
Vediamo quindi nel dettaglio cosa sta accadendo all’argento e quali scenari si aprono davanti al suo cammino, fino alla scorsa settimana fatto di soli rialzi.
Prezzo argento crolla in poche ore: passo falso o inizio di un nuovo trend?
Il prezzo dell’argento rispetta il copione della giornata di ieri e crolla, così come l’oro, lontano dai livelli obiettivo perseguiti nelle ultime settimane.
La soglia psicologica dei $20 appare ora molto lontana per la quotazione del secondo dei metalli più preziosi, mentre il mercato vende in massa beni rifugio per la prima volta nel 2016.
Il sell off di mercato trova giustificazione in uno stato dell’economia americana che, nonostante l’ultima riunione della Fed, ha visto nel mese di agosto dati positivi, guarda a dicembre come il momento giusto per un rialzo dei tassi di interesse e attende con fiducia le presidenziali del prossimo mese.
Arriva così il momento di un crollo record nel 2016 per i metalli preziosi e l’argento, come spesso accade, amplifica i movimenti che vedono come primo oggetto di vendita l’oro e crolla di oltre il -5% in poche ore:
Nel grafico giornaliero è ben evidente l’importanza del movimento di chiusura dell’arco rialzista iniziato con la Brexit, con un ritorno sul supporto a $17,6 che lascia diversi sospetti.
A favorire il flop di ieri ci sono stati anche fattori legati alla domanda fisica di oro e argento.
La richiesta è infatti calata tra il 40-50% nel terzo trimestre di quest’anno, almeno per quanto riguarda il territorio statunitense. Questo elemento ha reso l’abbattimento di quota $1.300 per l’oro e di $18,7 per l’argento particolarmente violento, tutto a favore dell’indice spot del dollaro USA.
Il pomeriggio di oggi ha poi portato notizie incoraggianti con l’indice ISM non manifatturiero americano, ben sopra le aspettative, che ha spinto il prezzo dell’argento a testare i minimi di ieri e annullare il piccolo recupero di oggi.
La situazione dell’argento vede così la quotazione di fronte ad un bivio.
L’abbattimento della trendline e della figura a triangolo creata in precedenza parla chiaramente della possibilità dell’inizio di un nuovo trend ribassista.
Il supporto a $17,6, se abbattuto, potrebbe condurre ad un successivo raggiungimento di quota $17,0 nel breve termine.
Questi due livelli, segnati in verde nel grafico, rappresentano le basi più solide dalle quali riprendere un movimento rialzista, se si guarda al 2016.
Al di sotto, infatti, c’è campo libero fino a quota $15,7, che vorrebbe dire un ritorno ai livelli di febbraio, pregiudicando così quanto di buono messo in piedi in più di un semestre.
Eventuali riprese del rialzo potrebbero invece stabilizzare la situazione e chiudere il movimento ribassista al di sopra dei $17, conservando la possibilità di avviarsi verso la fine dell’anno avendo mantenuto un corposo gain.
I Non Farm Payrolls americani di venerdì sono il prossimo appuntamento e, visto il movimento di questi giorni, rischiano di essere già quello decisivo.
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