L’oro ha toccato i minimi dallo scorso giugno, ma secondo gli analisti le manovre della Federal Reserve e la debolezza del dollaro favoriranno una ripresa dell’asset.
Dove arriverà la quotazione dell’oro? L’interrogativo segue il graduale declino dell’asset, ormai ai minimi dallo scorso giugno, spezzato solo temporaneamente dal rimbalzo dello scorso fine settimana (al momento della scrittura l’oro quota 1.759 dollari l’oncia).
Il calo del prezzo della commodity - particolarmente marcato questa settimana, ma da inquadrare in un trend ribassista che ha preso piede dall’inizio dell’anno - è da ascrivere all’irrigidimento della curva dei rendimenti dei Treasury statunitensi a dieci anni provocato dagli ormai diffusi timori su una prossima fiammata dell’inflazione, e – consequenzialmente - dal maggiore orientamento verso asset ad alto rendimento da parte degli investitori.
Ma una scossa, secondo gli analisti, potrebbe arrivare ora dalle prossime manovre della Federal Reserve sul fronte dei bond USA a lungo termine e dall’ulteriore indebolimento del dollaro nei prossimi mesi (ma c’è anche l’incognita inflazione): i dettagli.
Prezzo oro: le previsioni degli analisti
I fattori ribassisti che hanno sin qui frenato l’oro sono destinati a sgretolarsi nel breve termine. Secondo gli analisti, infatti, la Federal Reserve cercherà di frenare l’irrigidimento della curva dei rendimenti dei bond USA con nuove politiche di controllo sulla curva dei tassi.
Non una questione di se, ma di quando, e così l’asset potrà correre verso quelle quote solo sfiorate durante la stagione estiva: secondo Peter Kinsella, Global Head of Forex Strategy di UPB, “un movimento a livelli di circa 2.100 dollari per oncia è del tutto fattibile”. Grafico alla mano, questo scenario porterebbe l’asset ai massimi storici, e di poco oltre la quotazione dello scorso 7 agosto (2.034 dollari l’oncia).
Si tratta sostanzialmente di un target già condiviso da molti analisti sul finire dello scorso anno, come quelli di ANZ Bank, quando l’oro era però nel pieno di un trend rialzista dopo la brusca flessione di novembre. Ancora più in là si sono spinti invece gli esperti della società di ricerca britannica Metal Focus, che vedono l’asset toccare i 2.300 dollari l’oncia nel 2021.
Il dollaro debole e l’inflazione spingono l’oro
Dietro l’atteso rimbalzo dell’oro non solo gli interventi correttivi della Fed, ma anche la perenne debolezza del dollaro, destinato – secondo gli analisti – a cedere il 10% nei prossimi mesi. Un fattore rialzista, questo, che potrebbe andare a sommarsi a quei tassi d’interesse ai minimi che le banche centrali intendono mantenere nonostante le prospettive di ripresa economica.
Certo, una crescente inflazione potrebbe spingere la Fed e le altre banche centrali a rivedere le loro politiche “dovish” sui tassi, ma in tal caso l’oro – in qualità di bene rifugio – tornerebbe ad attrarre quegli investitori intenzionati a blindare i loro risparmi in vista di un rialzo dei prezzi, in una sorta di dinamica win-win.
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