Secondo Keith Wade, Chief Economist & Strategist di Schroders, la guerra commerciale tra Usa e Cina sarà il tema centrale per il 2019 e porterà stagflazione
I recenti dati macroeconomici confermano che la crescita che ha accompagnato le maggiori economie mondiali negli ultimi anni sta rallentando. Si potrebbe essere giunti alla maturazione del ciclo economico che ha portato la disoccupazione a stelle e strisce ai minimi dagli anni ’60 e i maggiori indici statunitensi a segnare nuovi massimi storici.
Secondo Keith Wade, Chief Economist & Strategist di Schroders, il catalizzatore del prossimo anno sarà ancora la guerra commerciale tra Usa e Cina, che porterà una più elevata stagflazione.
L’esperto, che risulta essere pessimista per il prossimo anno, sostiene che il Pil mondiale subirà una crescita meno sostenuta, al 2,9%, di quanto stimato dagli analisti, che si attendono una crescita globale al 3,1%. Per quanto riguarda il 2020, Wade si aspetta una crescita globale al 2,5%.
Sul fronte dell’inflazione invece, si attende un dato in crescita al 2,9% su scala mondiale a causa dei Mercati Emergenti, la cui debolezza delle valute sta alzando i prezzi dell’import.
Gli Stati Uniti
Per quanto riguarda gli Stati Uniti: “Ci aspettiamo che gli Usa mettano a segno una crescita del 2,4% l’anno prossimo, in quanto verrà meno la spinta fornita dai tagli fiscali, mentre i tassi di interesse saliranno e si inizieranno a percepire gli effetti della prolungata guerra commerciale con la Cina”.
Il momentaneo armistizio di 90 giorni con la Cina non dovrebbe quindi trarre in inganno, in quanto, secondo l’esperto, sarà difficile trovare un accordo di lungo periodo sui diritti di proprietà intellettuale.
Tutto ciò si inserisce in un contesto che negli ultimi giorni si è complicato, con le tensioni tra le due superpotenze sempre più alte a causa del caso Huawei, che ha portato all’arresto voluto dagli americani del CFO della società.
Per le politiche monetarie della Federal Reserve, le attese sono per altri tre rialzi dei tassi: “pensiamo che la Fed guarderà oltre l’inflazione sopra il target nel 2019 e si prenderà una pausa, per digerire gli effetti del rallentamento della crescita sul futuro aumento dei prezzi. Dopodiché ci aspettiamo dei tagli dei tassi nel 2020, con l’economia che rallenterà ulteriormente”.
Il biglietto verde è inoltre atteso in calo in quanto “pensiamo che i mercati delle valute si focalizzeranno sempre di più sull’aumento dei deficit di bilancio e delle partite correnti negli Usa, che indebolirà la moneta”.
L’Eurozona
Il Chief Economist & Strategist di Schroders si aspetta anche nell’Eurozona un rallentamento dall’1,9% all’1,6% causato dalla guerra dei dazi. L’euro è atteso in rialzo e questa condizione metterà in difficoltà il Vecchio continente, che si potrebbe trovare a fare i coni con una decrescita a livello globale.
Questa considerazione mette sul tavolo l’ipotesi che la BCE sia in ritardo nella normalizzazione della sua politica monetaria: ciò ridurrebbe notevolmente le armi a disposizione dell’istituto centrale europeo in caso di crisi economica.
Per l’Inghilterra invece ci sono prospettive positive, ammesso che le trattative per la Brexit si svolgano senza troppi intoppi. In questo caso il Pil dovrebbe aumentare all’1,4%. Dal punto di vista dell’inflazione invece, essa è attesa al 2,7% per il prossimo anno.
Sul fronte valutario, se l’uscita dall’Europa dovesse svolgersi senza problemi, l’analista si attende un generale apprezzamento del Pound. I prezzi dell’oro nero a così bassi livelli inoltre dovrebbero far calare l’inflazione, che è attesa all’1,8% da un precedente 2,5%.
Il Giappone e i Mercati Emergenti
In Asia, il Giappone potrebbe vedere un’espansione dell’1% per il prossimo anno. “L’inizio dell’anno dovrebbe essere solido, sostenuto dalla spesa per la ricostruzione dopo i danni di terremoti, inondazioni e tifoni di quest’anno. Tuttavia, l’IVA dovrebbe salire al 10% dall’8% a ottobre e in precedenza questi rialzi hanno avuto un impatto notevole sull’attività economica” sostiene Wade.
Per i Mercati Emergenti, l’esperto si attende un rallentamento nella crescita della Cina, che dovrebbe passare dal 6,6% del 2018 al 6,2% per il 2019. Diversa la situazione in Brasile, dove dopo gli scossoni dovuti alle elezioni, è previsto un rafforzamento del Paese.
Le prospettive per un dollaro americano più debole inoltre potrebbe favorire i Paesi emergenti, che durante quest’anno sono stati fortemente penalizzati dalla forza del biglietto verde.
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