Incertezza politica e inflazione sono storicamente due grandi catalizzatori per l’oro. Sarà così anche questa volta?
L’oro è un investimento piuttosto particolare. Nel lungo termine, il suo rendimento non è certo stato paragonabile a quello delle azioni o delle obbligazioni.
Come investimento di lungo termine, quindi, l’oro non è certo il massimo.
Tuttavia, il metallo giallo è un ottimo investimento contrarian rispetto alle azioni. In genere, quando le azioni salgono in modo sostenuto l’oro soffre. Vale, almeno parzialmente, anche il contrario.
Soprattutto, l’oro quando parte mette a segno rialzi molto sostenuti in un breve periodo di tempo. E ora sembra ci siano le condizioni per uno di questi rialzi. Analizziamo meglio la situazione.
Due fattori che spingono l’oro al rialzo
L’oro ha come grandi catalizzatori due elementi:
1 - l’inflazione
2 - i timori politici/geopolitici
L’inflazione è, principalmente, moneta che perde valore contro beni reali. Quindi, per comprare un bene occorre progressivamente più denaro.
L’oro, in quanto bene reale, si apprezza quindi durante le fasi inflattive. Almeno finché le Banche Centrali non decidono seriamente di combattere l’inflazione alzando i tassi, l’oro si apprezza a seguito dell’aumento generale dei prezzi. Può apprezzarsi più o meno di altri beni, ma comunque tendenzialmente si apprezza.
Quindi arriviamo alla «paura». L’oro è il bene rifugio per eccellenza. Quando salgono le tensioni geopolitiche, la domanda di oro tende ad aumentare.
Oggi abbiamo la guerra, che sicuramente ha generato molti timori.
Il recente andamento dell’oro
L’oro da fine gennaio ai massimi di inizio marzo è salito del 15%.
Nonostante questo recente rialzo, il prezzo non è riuscito a superare i massimi storici. Inoltre, dal massimo di inizio marzo c’è ora stata una correzione che ha riportato il prezzo sotto i 2.000 dollari.
Un bel rally, quindi, ma potrebbe esserci ancora spazio per ulteriori rialzi.
L’inflazione può essere la chiave
Ovviamente tutti noi ci auguriamo che presto la guerra finisca. Questo, nel breve termine, potrebbe penalizzare l’oro. Meno «paura», meno domanda di metallo giallo.
Tuttavia, resta sempre l’altro catalizzatore, cioè l’inflazione. Questa non è destinata a sparire in breve tempo.
Anche terminando la guerra, anche diminuendo le tensioni su gas e petrolio, la rottura di varie supply chain è ormai un dato di fatto. Una questione iniziata con il Covid, diventata più evidente con la guerra in Ucraina e che continuerà ad esserci.
La globalizzazione che abbiamo conosciuto negli ultimi 20-30 anni sembra stia faticando sempre di più. E se torneremo alle «sfere di influenza», allora le vecchie supply chain non ritorneranno, lasciando spazio a catene di produzione magari più sicure e meno rischiose, ma anche più costose.
Questo, come già anticipato, almeno finché le Banche Centrali non decideranno di combattere seriamente l’inflazione con restrizioni monetarie e rialzo dei tassi. Fino ad allora, l’oro dovrebbe avere un ottimo sostegno dalla situazione internazionale.
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